Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Medici esperti spendono meno

Roma, 5 nov. (Adnkronos Salute) – Inesperienza e incertezze dei medici ‘nemiche’ della spending review. Secondo uno studio pubblicato su ‘Health Affairs’, infatti, le caratteristiche del medico influiscono direttamente sulle spese sanitarie. Infatti i camici bianchi con meno esperienza tendono a spendere molto più denaro nel trattamento dei pazienti, rispetto ai colleghi più navigati, spiegano i ricercatori della Rand Corporation e dell’Università di Pittsburgh.

Secondo gli studiosi questi risultati potrebbero avere implicazioni significative per i decisori in tempo di crisi, al momento di ‘disegnare’ reti di specialisti o di mettere in piedi programmi che premiano gli operatori sanitari che forniscono cure di qualità a un costo inferiore. “Questi risultati sono provocatori, e occorrono ulteriori esami” su questo tema, spiega Ateev Mehrotra, associato presso l’Università di Pittsburgh School e ricercatore della Rand Corporation, istituto di ricerca senza scopo di lucro. “Ma è possibile che un elemento guida dei costi sanitari stia nel fatto che i medici appena formati tendono a praticare una medicina più costosa”. In pratica, prescrivendo più esami diagnostici, o medicinali più cari, magari proprio perché meno esperti e sicuri rispetto ai colleghi che hanno alle spalle più anni di pratica.

Per disegnare l’identikit del medico più costoso per il servizio sanitario, i ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a oltre un milione di persone residenti nel Massachusetts dal 2004 al 2005, costruendo i profili di ‘spesa sanitaria’ dei pazienti di oltre 12.000 medici dello stato americano. I costi sono stati valutati attraverso 600 tipi di “episodi di cura”, includendo la patologia di una paziente, la sua gravità e le procedure eseguite. Ebbene, la forbice più ampia nei costi si ha paragonando i dati dei ‘novellini’ con gli operatori con la maggiore anzianità di servizio. Si è visto che i medici che avevano meno di 10 anni di esperienza hanno costi complessivamente superiori del 13,2% rispetto ai colleghi con 40 o più anni di servizio.

Invece gli operatori con 10-19 anni di lavoro alle spalle hanno profili di costo più alti del 10% (rispetto ai colleghi più maturi), percentuale che per i medici con 20-29 anni di esperienza scende al +6,5% e per quelli con 30-39 anni del +2,5%.

Nessuna associazione è stata trovata, invece, tra i costi e le altre caratteristiche dei medici, come ad esempio una segnalazione per negligenza o azioni disciplinari, o ancora le dimensioni della struttura in cui un medico ha lavorato. I ricercatori sostengono che la differenza rilevata dallo studio non suggerisce che i medici meno esperti, spendendo di più, finiscano per fornire una migliore assistenza medica. Anzi, sembrerebbe proprio che le cose non stiano così. “I nostri risultati non possono essere considerati definitivi, ma si sottolineano la necessità di comprendere meglio gli approcci della pratica medica e che cosa influenza questo comportamento,” dice Mehrotra.

Secondo gli studiosi sono diversi i fattori che possono spiegare i risultati ottenuti dalla ricerca. I medici appena formati possono avere più familiarità con nuove modalità di trattamento, più costose e high tech, rispetto ai vecchi medici. Inoltre, è possibile che la mancanza di esperienza e le incertezze dei ‘novellini’ si traducano in un approccio più aggressivo nella cura, fino a sfociare a volte nella medicina difensiva. Infine non è detto che, via via che i medici acquistano esperienza, il loro atteggiamento cambi: è possibile che le differenze rilevate dallo studio restino tali per tutta la carriera dei medici più giovani, dicono i ricercatori, convinti che nella formazione dei camici bianchi non possano più mancare elementi per renderli coscienti della responsabilità di essere anche buoni amministratori delle risorse sanitarie.

Obama and the Boss

La scienza, le elezioni americane e noi

L’ultimo numero di Scientific American ha un editoriale dal titolo che dice già tutto: “I futuri posti di lavoro dipendono da un’economia basata sulla scienza”. Messaggio molto semplice, ribadito in modo ancora più diretto nelle prime righe dell’articolo: “metà della crescita economica degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale è venuta dal progresso scientifico e tecnologico”. Nei giorni scorsi, il New York Times ha ribadito lo stesso punto: “La scienza è la chiave per la crescita”. (…) E da noi? Da noi si parla molto di meritocrazia e di eccellenza, e non c’è politico che non si professi grande sostenitore della ricerca, ma se si volesse capire in concreto cosa hanno in mente i vari schieramenti per tradurre le belle intenzioni in fatti, si incontrerebbero molte difficoltà. La realtà concreta parla di continui tagli alla ricerca e alla formazione, e il dibattito pubblico sui temi scientifici è pressoché inesistente, dominato da soluzioni miracolistiche o da posizioni emotive, più che dall’analisi critica. Bisognerebbe incalzare la nostra classe dirigente sui temi della ricerca, magari pretendendo qualche risposta puntuale alla critica giustamente spietata espressa nell’ultimo numero di Nature. È anche dall’attenzione dedicata alla scienza che si misura la distanza abissale tra il livello del dibattito politico nel nostro paese e nelle nazioni avanzate.

Leggi l’articolo completo di Amedeo Balbi

Qual è il peso della Fisica nell’economia vera?

Finanziare la ricerca è un “mantra” che sentiamo spesso ma di cui, forse, non siamo del tutto convinti. In Gran Bretagna qualcuno si è posto il problema e ha cercato di capire perchè, quanto e come. Succede che l’Istitute of Physics (Iop) del Regno Unito, che raggruppa i ricercatori di quella branca, chiede alla Deloitte, il più grande consulente manageriale al mondo, di essere passata al setaccio e di analizzare il peso della Fisica nei diversi settori produttivi del Paese. Dalla manifattura tessile, metalmeccanica, all’industria estrattiva passando per le telecomunicazioni capire attraverso gli acquisti, il consumo di beni, servizi, i salari e quant’altro capire il contributo al’economia in tempi di razionamento delle risorse per poter avere cosa e come la politica deve fare nei confronti di una scienza alla fine considerata non così rilevante e facilmente sacrificabile rispetto ad altri aspetti dell’economia. Il quadro restituito da Deloitte dovrebbe far riflettere anche la politica nostrana sul come far uscire dal loop recessivo anche economie deboli come la nostra. I dati forniti da Leopoldo Benacchio su “Nòva” non ammettono molte repliche: la fisica contribuisce all’economia inglese con 90 miliardi € che salgonoa 270 considerando l’indotto; fa lavorare direttamente più di un milione di persone che salgono a 3.9 milioni con l’indotto. In totale il suo peso è considerato più importante del settore delle costruzioni. E per ciò che riguarda il nostro Paese basterebbe fare l’esempio dela costruzione dell’LHC di Ginevra dove le nostre industrie manifatturiere hanno ricevuto commesse per un importo equivalente a circa il doppio di quanto l’Italia ha versato al Cern. Questa è la serietà con cui dovrebbe confrontarsi la nostra capacità di decisione politica: ricordiamocelo!

Chi compra pannolini pagherà meno la birra?

Cosa unisce la birra con i pannolini?  Per scoprirlo basta leggere il trafiletto presente sull’inserto “Nòva” del Il Sole 24 ore, che ci dà l’idea delle strategie di vendita della grande distribuzione e sulla capacità di trattare le informazioni che affluiscono nei data base attraverso le carte fedeltà integrati con gli strumenti di pagamento usati e dalle informazioni dei social network. Così scopriamo che alle donne inglesi che acquistano pannolini vengono dati coupon di sconto per comprare birra. La scommessa è quella di azzeccare la tendenza delle famiglie con figli piccoli che avranno meno disponibilità di tempo per andare al pub e che quindi saranno interessate a fare scorta di birra da bersi a casa.

Nature: la scienza in Italia non conta nulla

Il Post riporta un duro editoriale della prestigiosa rivista Nature sui rapporti tra Scienza e Politica in Italia.

La scienza è soggetta a un sospetto irrazionale in molti paesi, ma in Italia c’è la percezione che la scienza non abbia alcun peso: una condizione dovuta a decenni di pochi finanziamenti e disprezzo da parte della classe politica. L’Italia investe appena l’1,26 per cento del suo prodotto interno lordo nella ricerca e nello sviluppo (R&D), rispetto alla Germania che investe il 2,82 per cento e alla media del 2 per cento dell’Unione Europea. Nel 2009, in Italia erano impiegate a tempo pieno solo 226mila persone nel settore R&D, mentre in Germania erano 535mila. Il sistema soffre da tempo della mancanza di soluzioni per favorire il merito, cosa che favorisce il clientelismo per ottenere incarichi e promozioni in ambito accademico. I responsabili delle istituzioni di ricerca sono diventati tali spesso per indicazione politica e non per le loro competenze”.

Le cose non sembrano migliorare nemmeno in tempi di governo tecnico per le continue giravolte del Ministro Profumo, che solo ultimamente ha deciso di dialogare con i ricercatori creando una consulta degli enti di ricerca.

Colpisce la chiusura dell’intervento di Nature: È cruciale in questo momento che i responsabili degli istituti di ricerca siano lasciati in pace per portare a compimento la riforma, e che la scienza non cada vittima – ancora una volta – di politiche poco trasparenti. Costruire il rispetto per la scienza richiede tempo”

Il problema non è essere d’accordo, il problema è esserne convinti nel profondo e riportare nell’agenda politica la scienza e la ricerca come questioni dirimenti per il futuro dell’Italia.

Crocetta: un politico da seguire da vicino

Il neo Presidente della Regione Sicilia tocca un punto vero e nodale della gestione della cosa pubblica. Al di là dell’impegno, ormai di prammatica, sulla diminuzione degli stipendi dei consiglieri, delle prebende dei rimborsi elettorali e via discorrendo, Rosario Crocetta tocca sul vivo uno dei problemi dell’amministrazione statale quando annuncia il taglio di molti Direttori Generali regionali e comunque dei loro emolumenti, spesso molto più alti di quelli degli stessi politici. Questo è uno dei veri problemi non solo dell’amministrazione pubblica, ma spesso anche delle stesse imprese che chiedono in continuazione aiuti allo Stato. Iniziare a guardare cosa succede nelle articolazioni della pubblica amministrazione a tutti i livelli e in tuti i settori, capire quanto lo Stato paga Dirigenti che non dirigono nulla – così come medici che non curano, magistrati che non giudicano, revisori dei conti che non revisionano nulla e via discorrendo – e cercare di porre rimedio a questo spreco è un punto centrale. Le imprese che non funzionano, gli uffici amministrativi che non producono sono uno dei veri mali del nostro Paese. Ma toccare questo cuore malato è difficile e pericoloso. Toccare il polso ai politici è fondamentale, ma non risolve il problema del bilancio. Guardare cosa succede nelle amministrazioni e nelle imprese che non funzionano, penso invece che farebbe fare un salto in avanti decisivo alle nostre comunità. Sì, è da seguire da vicino questo nuovo Presidente siciliano…

CinemAmbiente. Settimana Europea Riduzione dei Rifiuti 2012

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SETTIMANA EUROPEA PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI

Dal 17 al 25 novembre CinemAmbiente aderisce alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2012 con un vasto programma di proiezioni organizzate sia a livello locale che nazionale.

Attraverso i film si metterà in evidenza non solo l’importanza della raccolta differenziata, ma anche la necessità di una maggiore consapevolezza sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulle buone pratiche per ridurli drasticamente. Grazie al linguaggio cinematografico si può sorridere, riflettere, emozionarsi e allo stesso tempo approfondire un tema cruciale della società contemporanea.

Tra i titoli che quest’anno CinemAmbiente propone (scarica qui il catalogo completo) una vasta scelta dedicata alle scuole di ogni ordine e grado, che comprende sia cortometraggi che documentari lungometraggi.

Se siete interessati a proiezioni da organizzare nella vostra città contattateci scrivendoci a  tour@cinemambiente.it o chiamando allo 0118138862

CinemAmbiente Environmental Film Festival joins the European Waste Reduction Week‘s activities by organizing environmental film’s screenings.

CINEMAMBIENTE TOUR

CinemAmbiente prosegue nel suo percorso di promozione della cultura ambientale attraverso il cinema. Ogni anno, oltre all’evento festival, grazie al progetto CinemAmbiente Tour, molti dei film presentati a CinemAmbiente continuano a vivere e a diffondere la  sostenibilità ambientale in tutta Italia con centinaia di proiezioni dai piccoli comuni alle grandi città.

Questo mese CinemAmbiente Tour è presente, oltre che a Torino, a Bergamo, Milano, Genova, Savona, Imperia, La Spezia, Pesaro e Vicenza. Scopri tutte le proiezioni!

Segui le attività del festival su

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Se nemmeno Grillo recupera l’astensione

Un dato colpisce delle recenti elezioni siciliane: nemmeno Grillo riesce a fermare l’emorragia dell’astensione. In una perdita secca di circa il 20% dei votanti rispetto alla precedente tornata, quanto di più antisistema come il Movimento 5 stelle non riesce a drenare una protesta quasi silenziosa di disaffezione nella scelta di chi debba gestire le prossime scelte di politica pubblica. Un rifiuto che sembra andare ancora al di là del rigetto per gli uomini e le forze politiche che hanno sin qui dominato il panorama amministrativo. Molti non sono convinti della reazione antisistema grillesca e non scelgono nemmeno la picconatura del potere attuale ed è difficile capirne il significato. Perchè la perdita in termini reali riguarda chi ha perso, ma l’emorragia ha investito anche chi ha vinto. Quindi, malgrado al vittoria, ad oggi nemmeno l’attuale alleanza del centro con la sinistra guadagna consensi, men che meno nell’elettorato di centrodestra che, probabilmente, si sente orfano della, non più proponibile, offerta berlusconiana. La balcanizzazione sembra quindi più un esito dell’astensione che di altro, astensione che non viene attirata nemmeno da chi tenta di abbattere l’esistente, senza in verità produrre molto di nuovo. E davvero se qualcuno azzeccasse una nuova proposta politica che non si riduca all’antipolitica e al riproponimento di vecchie facce e idee con nuove casacche, potrebbe compiere scorrerrie inimmaginabili attraverso un elettorato che non si rifugerà sempre nel non-voto.

Grande Makkox: Grillo e la Sicilia