Barack Obama è nuovamente in giro per gli Stati Uniti. Dopo la vittoria delle presidenziali, si è infatti messo in testa di costruire una campagna di “pressione popolare” per arrivare ad approvare il punto del suo programma che aumenti la tassazione sui redditi maggiori di 250.000 $ mantenendo le riduzioni per i meno abbienti. La cosa interessante non risiede nell’argomento in sè stesso, ma sul “come” lo fa. In breve sta cercando di mantenere aperta una mobilitazione dei cittadini che l’hanno votato tramite gli strumenti che hanno permesso la sua vittoria. Una enorme banca dati, l’attivazione di un filo diretto tramite gli strumenti virali “social”, la sua presenza fisica stessa, l’organizzazione capillare costruitasi mediante referenti locali – e molto altro ancora – vengono rivitalizzati per un compito politico preciso: fare in modo che una mobilitazione popolare sostenga i suoi progetti e modifichi gli equilibri politici all’interno delle stanze di Washington e ribaltando la preoccupazione degli eletti che si trovano a dover dare conto più che alle strutture di partito, agli stessi elettori. E’ chiaro che gli Stati Uniti non sono l’Italia, ma questo tipo di azione politica potrebbe rappresentare una innovazione anche per i nostri stanchi rituali, soprattutto per un centrosinistra che ha percorso la strada delle primarie, simile a quella americana. Credo che l’uso sapiente dei dati, della capacità di mobilitazione della propria “gente, il rapporto costruito dai maggiori competitori con i cittadini, possano rappresentare una possibilità non solo di legittimazione, ma di azione politica diretta che, soprattutto Bersani, dovrebbe percorrere. E qui si tratta di innovazione vera, non di favole…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Il primo Ministro Mario Monti lancia un allarme sulla situazione della sanità pubblica ingiustificato per gli esperti del sistema. Il sistema, infatti, non dà nessun segno di preoccupazione per la finanza pubblica, la spesa farmaceutica è in diminuzione e spendiamo complessivamente 2,3 punti di Pil in meno di Germania e Francia. La stessa ragioneria delle Stato indica che nel 2060 continueremo a spendere meno dei due più orti paesi europei e gli stessi risultati di salute saranno migliori di quelli francesi e tedeschi. Il dato più significativo, per gli esperti, è il numero di morti evitabili, dove l’Italia si posiziona dietro Islanda e Francia a livello europeo. E allora dove nasce questo svarione del Presidente Monti? Per capire di più consiglio la lettura di questo articolo di Nerina Dirindin apparso su Lavoce.info, tra i più lucidi ed esaurienti di questo periodo.
Il Presidente Monti ricalibra il tiro sul sistema sanitario italiano rispetto alle recenti dichiarazioni sulla sua insostenibilità. In realtà pone sul piatto un argomento molto complesso e dibattuto riguardante l’innalzamento dell’età della popolazione. Non funziona proprio così e mi riprometto di riparlarne in futuro. Ciò che è utile ricordare al Prof. Monti è che il Sistema Sanitario Nazionale ha costi contenuti rispetto agli altri ed è in media con quelli dell’OECD o OCSE. Ricordiamocelo quando si tratterà di smantellarlo.
La recente norma sulla prescrizione dei farmaci generici rappresenta un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale? Un paper dell’Istituto Bruno Leoni a cura di Serena Sileoni, sottolinea le molte ombre della novella legislativa che in realtà sposta la decisione dal medico al farmacista e non provoca risparmi per lo Stato. Si configurerebbe, anzi, un’azione di politica industriale da parte dello Stato che avvantaggerebbe una parte della filiera produttiva a discapito di quella che in realtà continua a fare ricerca. Nel paper vengono inoltre chiarite diverse perplessità che i medici continuano ad avere sui cosiddetti generici, in realtà sottratti ad una completa sperimentazione.
Questa sera ho visto un pezzo di grande politica, quella vera per cui vale la pena perdere tempo, discutere, anche dividersi. E’ stato il momento in cui il Ministro Corrado Clini è intervenuto (bene) alla trasmissione di Michele Santoro sul caso dell’Ilva. Dentro c’era tutto: un tema drammatico e serio, la tensione del confronto con le persone colpite da mali sottili, la serietà dei dati e del metodo scientifico, il rendere conto della complessità degli argomenti, lo scontro di poteri dello Stato. Ognuno può pensarla come vuole ed è legittimato a farlo, ma questa è l’unica strada per venire a capo dei problemi veri. L’Ilva di Taranto, lo smantellamento del sistema sanitario, la difficoltà di armonizzare diversi poteri dello Stato che non devono prevalere l’uno sull’altro sono temi seri che mettono a nudo la capacità e la preparazione delle persone. E’ grande politica che riesce ad annichilire i piccoli politici impreparati facendoli sbiadire nella loro povertà di mezzi intellettuali e conoscitivi. Una società complessa – con problemi complessi – come la nostra merita davvero altra serietà, altri politici veri che non ripetono sciocchezze sulla rottamazione, sul nuovo, sul vecchio. Regaliamo loro non gli scranni decisionali, ma le semplici parole di Antonio Gramsci: studiate, studiate, studiate…
Mentre infuria la polemica sulle parole del Presidente del Consiglio Mario Monti sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale, giunge la conferma di una sentenza di condanna impartita all’ex Assessore alla Sanità della Regione siciliana per una campagna definita “inutile ed ingiustificata” contro l’influenza aviaria. Dove sta l’importanza di questa notizia? Chi si occupa da tempo di materie legate alla sanità ha ormai consolidato l’opinione, rafforzata da diverse sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali, che il nodo del problema si annida negli sprechi causati, molto spesso, da scarsa capacità nella gestione delle offerte e da iniziative inappropriate. Se da un lato Istituti come il Censis registrano come nel 2012, per la prima volta da circa 20 anni, la spesa sanitaria subisca una riduzione nelle voci nominali, si moltiplicano le segnalazioni di appalti e servizi forniti da parti terze private che non rispettano criteri di efficienza economica, senza contare l’efficacia. In sostanza il problema sanitario può – e deve – risolversi attraverso innanzitutto la riduzione di tutto ciò che non è appropriato o spreco, toccando questi costi prima di di ridurre i servizi che, al netto della spesa non congrua, rimarrebbero ancora sostenibili.
I mezzi di informazione stanno dando conto, per chi non se ne fosse accorto, dello scacco portato alla sanità pubblica sia a livello locale che nazionale. Il tutto è brevemente riassunto dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio Monti: “Potremmo non riuscire più a garantirlo se non si trovano nuove forme di finanziamento”. A livello piemontese c’è persino sorpresa sul fatto che il Governo stia scavalcando in tagli lineari quanto già ventilato proprio dall’Assessorato in materia, mantenendo un rigoroso silenzio sulla possibile apertura verso modelli privati. Chi mastica un po’ di queste cose è ben conscio del fatto che le uniche “manovre” messe in campo per far fronte alla spesa sanitaria, sono state quelle, appunto, dei tagli lineari, senza tentare di percorrere altre strade. In sostanza, per far tornare i conti, la logica è stata quella di tagliare su scala nazionale/regionale una quota fissa: se ne esistono 100 ne taglio 10. Il sistema sanitario è, come tutti i sistemi moderni e altamenti tecnologizzati, estremamente complesso e possiede meccanismi che sono al limite della controintuitività. Ha certamente delle falle molto grandi a cui nessuno continua a mettere mano, ma nel complesso continua a dare risposte buone. Chi conosce il sistema sanitario anche negli snodi più nascosti ha comunque una certezza: ne potremo venire fuori solo se faremo ciò che è necessario in maniera diversa e non facendo le stesse cose ma di meno. Oggi assistiamo solo all’ansia dei tagli, continuando a non chiedere a chi ci lavora come si dovrebbe organizzare il sistema, come si potrebbero fare in maniera diversa le procedure necessarie. Nessuno, inoltre, sa bene di cosa si stia discutendo: non esistono dati certi e sicuri, omogenei su costi delle prestazioni e persino sul loro numero. Anche a livello di chi ci lavora in sanità. Mi ha stupito, molto recentemente, assistere durante un corso su nuove procedure di diagnosi e cura nel mio settore, alla scena muta dei relatori alla domanda dei costi di queste procedure. Questa è una mancanza della mia categoria che oggi non possiamo più permettere. Non perchè la somministrazione di tali cure debbano dipendere dal semplice costo, ma perchè è necessario costruire il “valore” di quella procedura. In caso contrario applichiamo la stessa logica che oggi stiamo criticando. Ma il problema rimane e fa una certa rabbia sapere che con tagli o nuove tasse il sistema continuerà a non essere nè efficace nè efficiente. Soprattutto se continueremo a dare in mani davvero inesperte la gestione economica della nostra salute.
I candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto a sei domande riguardanti le politiche della scienza e della ricerca proposte da un gruppo di blogger, giornalisti, cittadini e ricercatori. Le risposte su fecondazione assistita, ogm, energia e altro ancora, possono essere lette sul sito de “Le Scienze” cliccando qui