Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Emergency sbarca in Italia. La guerra della povertà

Emergency, l’organizzazione fondata da Gino Strada, “sbarca” in Italia. Sembra un controsenso, ma non lo è: come in uno stato di guerra, l’organizzazione stima l’esistenza di almeno 9 milioni di persone nel nostro Paese che non hanno pieno accesso alle cure. Eppure, anche oggi, sentiamo lodare il nostro sistema di cure come tra i più qualificati nel mondo. Ma Gino Strada, con ragione a mio modesto avviso, crede che nel nostro Paese non si sia realizzato il dettato della Costituzione, che garantisce cure gratuite agli indigenti, e non solo. Gli esempi sono stringenti e ben conosciuti da noi tutti. Una protesi dentaria, molto più importante per la salute ad esempio di un anziano di quanto si pensi, non costa nulla presso i nostri ambulatori pubblici. Con la piccola avvertenza che saranno comunque necessari almeno 700 € che vengono computate come contributo per acquisto di materiali, ticket. Emergency raccoglie la sfida e pensa che, togliendo il profitto, si possa fornire una prestazione in proprio con cifre non superiori ai 300 €. Oppure si può iniziare ad operare anche un semplice orientamento all’interno delle nostre strutture sanitarie al momento non così fruibili. Perchè oggi all’interno degli ambulatori di Emergency già presenti in Italia – come Marghera o Palermo – almeno il 20 % delle persone curate sono cittadini italiani.

Per saperne di più cerca all’interno del sito di Emergency il “Programma Italia” e contribuisci con un SMS al numero 45505

Quando la scuola è geniale

“Perchè le rivoluzioni fanno così: a volte iniziano dove meno te l’aspetti”. E Riccardo Luna ha davvero ragione quando nel suo ultimo  libro, “Cambiamo tutto”, racconta di una scuola  di Brindisi, dove sbarcavano i barconi tanto per intenderci. E del suo preside che ha proposto ai proprio corpo docente di scrivere in prima persona i libri di testo facendo risparmiare alle famiglie un bel po’ di soldi da reinvestire nell’acquisto di tablet attraverso cui continuare la didattica, anche a favore degli studenti che ci mettono più fatica «perché non andiamo tutti alla stessa velocità, qualcuno ci mette un po’ di più e non va lasciato indietro», dice  il preside Giuliano. Studenti che, alla prova dei fatti dei test ministeriali di italiano e matematica, hanno ottenuto una valutazione di circa dieci punti superiore alla media nazionale. Insomma un storia che potete leggere in estratto qui sul “Post” insieme ad altre storie nel libro di Riccardo Luna: “ Cambiamo tutto!

Il riscaldamento globale espande i ghiacci. Del Sud

Il riscaldamento globale sta provocando un fenomeno paradossale come riportato da uno studio pubblicato da “Nature Geoscience” e segnalato da “Le Scienze“. Mentre al Polo Nord (artico) i ghiacci si stanno sciogliendo, nel Polo Sud (antartico) si sta espandendo l’area coperta dai ghiacci, con un’estensione record raggiunta nel 2010. Il fenomeno troverebbe spiegazione nel fatto che il ghiaccio che si scioglie in antartide è soprattutto composto da acqua dolce, più leggera, che rimane sullo strato superficiale e forma uno strato isolante e che riesce a congelae meglio. Considerando il fenomeno ci si aspetta che il fenomeno possa rallentare l’innalzamento del livello dei mari così come previsto dagli attuali modelli climatici

La sanità tagliata non produce salute

La cura della nostra salute costa circa l’80% del bilancio delle nostre casse regionali. Questo semplice fatto rende conto dell’attenzione che i tagliatori di spesa a tutti i livelli prestano al “forziere” sanità cercando di trovare lì il propellente liquido per far fronte alle attuali crisi. Finora la scure è calata con modalità di semplice comprensione anche ai non esperti: tagliare dappertutto di una X percentuale in maniera “lineare”, cioè sia a livello di ospedali che di regioni, servizi, personale, strumentario e via discorrendo. Insomma abbiamo fretta, i soldi sono in gran quantità spesi per la salute, bisogna cercare di non scontentare più di tanto nessuno e quindi sembrerebbe davvero equo tagliare una certa porzione in maniera uguale a tutti. Ma davvero questo metodo ci porterà ad una nuova salute finanziaria? Pare di no leggendo un “working paper” a cura dei ricercatori dell’ALTEMS (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari) dove un confronto  delle performances economico-finanziarie tra le principali aziende ospedaliere del Lazio con alcune aziende nazionali, fa emergere alcune idee interessanti. Come ad esempio il livello di produttività e di efficienza delle singole strutture è molto differente e le singole aziende non producono tutte le stesse cose. E così tagliare di una stessa percentuale le risorse può condurre al collasso quelle che non funzionano bene ma non avvantaggiano certamente quelle che sono state precedentemente virtuose. Non solo, ma questo criterio in realtà produce più danni di quelli che vorrebbe sanare. Bisogna quindi certamente abbandonare ogni pregiudizio ideologico e interrogare in maniera veramente scientifica i dati, le informazioni che pure sono a disposizione per pensare in maniera assennata dove e come mettere le risorse a disposizione. Ma soprattutto colpisce la chiosa della presentazione: “In un tale contesto due opzioni sono possibili: (1) perseguire ottusamente il miraggio di un sistema totalmente pubblico ma “snello”, oppure, forse più pragmaticamente, (2) investire su quello che realmente funziona meglio sviluppando nell’amministrazione Regionale la funzione di “committenza” e conseguendo, attraverso gli strumenti già noti (autorizzazione stringente, accreditamento all’eccellenza, accordi contrattuali rigorosi, tariffario “competitivo”), una vera e propria rivoluzione, salvando la sanità pubblica della Regione.”

Leggi il working paper


Cartesiani.it: video ergo sum

Un nuovo sito sull”information design” in cui mi sono imbattuto oggi. Da tenere d’occhio. E per ora in bocca al lupo!

“La nostra generazione e ancor più quelle che verranno sono destinate a nuovi linguaggi e a nuovi metodi che cambieranno per sempre la comunicazione e l’informazione. Per partecipare a questa rivoluzione dovremo imparare ad analizzare quantità di dati sempre più grandi e più complesse, apprendere le tecniche per elaborare tali informazioni e renderle chiare e comprensibili. In pratica vivremo un nuovo rinascimento all’insegna dell’information design. Prendiamo come esempio i social network , oggi tanto di moda: producono quotidianamente milioni di informazioni che si perdono nel rumore generale della rete, diventando quindi difficilmente interpretabili e prive di valore. Grazie alle nuove tecnologie che stanno emergendo diventa possibile intercettare in tempo reale tali dati e organizzarli in strutture quantitative, qualitative e geografiche. Lo sforzo di alcuni designer e sviluppatori si sta dirigendo proprio in questa direzione: elaborare una griglia interpretativa per capire quali dati vale la pena tracciare; recuperare, salvare e rendere accessibili tali dati; infine presentarli in pagina in modo cognitivamente stimolante e esteticamente gradevole. Sarà sempre più facile discretizzare i flussi e ottenere in output delle statistiche visive istantanee molto precise, il tutto a livello mondiale: ecco che dal rumore avremo generato valore.”

Bedroom Tax

Oggi in Gran Bretagna entrano in vigore numerose misure che incideranno, in maniera pesante, sul welfare state britannico. Nella patria di Beveridge, la coalizione costituita da Conservatori e Liberaldemocratici, ha deciso di intervenire sul sistema di tassazione e di distribuzione dei sussidi sociali attravrso una serie di misure definite più semplici e più giuste, impedendo che diverse persone possano approfittare di risorse che devono essere messe a disposizione dei più poveri. Tra tutte le misure, certamente curiosa è la cosiddetta “Bedroom tax”, attraverso la quale vengono talgiati i sussidi alle famiglie che hanno una stamza in più rispetto a quelle che vengono definite le loro reali necessità. In sostanza si parla di circa 600 mila famiglie che, si calcola, perderanno circa il 14% dell’assegno settimanale, percentuale che sale al 25% se le stanze considerate eccedenti sono due. Il razionale di questa misura si ritroverebbe nella necessità di liberare le case più grandi per le famiglie numerose, anche se a conti fatti sembra perseguirsi un risparmio reale di almeno 465 milioni di sterline all’anno. L’opposizione laburista sostiene che una stanza in più di quelle stimate è necessaria soprattutto per le famiglie con persone disabili e che la quasi totalit delle famiglie interessate non ha in realtà altro posto in cui vivere. L’obiezione è particolarmente pertinente considerando una stima che individua in due terzi dei nuclei interessati la presenza di un familiare disabile.

Cellule staminali: cura o abbaglio?

La politica è oggi tutta rivolta su se stessa ma certamente, in altri momenti, non si lascerebbe sfuggire un argomento che continua a far crescere un’onda emozionale nel nostro Paese: la cura di bambini con malattie devastanti attraverso l’uso di cellule staminali. Anche se diversi personaggi pubblici si sono lasciati trascinare in una discussione dove, davvero, bisognerebbe adottare il metodo platonico delle “lunghe e “benevoli” discussioni dove l’invidia non detta nè la domanda nè la risposta”. L’argomento è davvero complesso anche per chi è “del mestiere”, anche se chi oggi è chiamato a mettere ordine in queste faccende appartiene sostanzialmente al potere legislativo. Ma quali sono in sostanza le risposte alle domande più comuni del cittadino medio che si possono ragionevolmente avanzare? Una buona sintesi è contenuta in una buona inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera dove si è chiesto a tre specialisti di rispondere ai dubbi più presenti: Paolo Bianco, direttore del Laboratorio di Cellule Staminali al Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università La Sapienza di Roma; Bruno Dallapiccola, genetista, direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e coordinatore del progetto Orphanet Italia sulle malattie rare; Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (HSR-TIGET) di Milano.

Link all’articolo sul Corriere della Sera

Rapporto Bes 2013: il benessere equo e sostenibile in Italia

In linea con le esperienze più avanzate che stanno prendendo forma in tutto il mondo, nel dicembre 2010 Cnel e Istat si sono impegnati a mettere a disposizione della collettività uno strumento capace di individuare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi molteplici territori.
Per raggiungere questo risultato sono stati coinvolti non solo alcuni tra i maggiori esperti dei diversi aspetti che contribuiscono al benessere (salute, ambiente, lavoro, condizioni economiche, ecc.), ma anche la società italiana, attraverso spazi di confronto e deliberazione cui hanno partecipato migliaia di cittadini e incontri con le istituzioni, le parti sociali, il mondo dell’associazionismo. Il risultato è sintetizzato in questo volume, realizzato con un linguaggio accessibile anche ai non esperti, mentre tutte le informazioni statistiche e metodologiche elaborate nel corso del progetto sono disponibili sul sito www.misuredelbenessere.it. La solidità scientifica e la legittimazione democratica del percorso seguito consentono di dire che, da oggi, il nostro Paese è dotato di uno strumento tra i più avanzati al mondo per monitorare le condizioni economiche, sociali e ambientali in cui viviamo, informare i cittadini e indirizzare le decisioni politiche. La riflessione su quali siano le dimensioni del benessere e su come misurarle è, infatti, una riflessione su quali siano i fenomeni che è necessario prendere in considerazione per migliorare il nostro Paese, su come definire obiettivi di breve e lungo periodo e su come valutare i risultati dell’azione pubblica. In questo senso, gli indicatori del Bes aspirano a divenire una sorta di “Costituzione statistica”, cioè un riferimento costante e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso che la medesima società vorrebbe realizzare.
A partire da tale quadro condiviso, molte sarebbero le attività che politica, parti sociali e istituti di ricerca potrebbero intraprendere. Il nostro auspicio è che il Rapporto sul Bes sia oggetto di campagne informative nell’ambito degli spazi dedicati all’informazione istituzionale e che venga dibattuto nelle più alte sedi istituzionali, tra cui il Parlamento appena costituito e le sue commissioni parlamentari. Così come avviene in alcuni paesi, le relazioni di accompagnamento alle nuove leggi potrebbero cercare di valutare l’impatto di queste ultime sui diversi domini del Bes.

Scarica il Rapporto bes in pdf

Cota non vuole presentare i conti a Balduzzi. Parola di Bresso

La giunta Cota diserterà l’incontro di domani con il Ministro della Salute sulla situazione dei conti in Piemonte. Parola di Mercedes Bresso ripresa da Facebook circa 3 ore orsono, con l’aggiunta del commento: “Io non temevo nessun confronto. Ribadisco: i numeri non mentono”. Se così sarà, certamente la notizia ha una sua gravità, soprattutto per il mancato confronto di dati e idee sul come uscire da una situazione pericolosa. Che ci fossero poche idee in campo, credo fosse chiaro da diversi giorni sfogliando la stampa quotidiana. Una certa difficoltà al confronto la si poteva anche presumere dal sottrarsi assessorile alla presentazione in Commissione regionale delle ipotesi per uscire da questa complicata situazione. La speranza è che la Giunta Regionale ed il suo Presidente ripensino all’eventualità di non confrontarsi con il Ministero della Salute perchè ciò costituirebbe una mancanza di rispetto grave non solo verso i pazienti ma anche verso tutti i lavoratori della sanità che continuano ad attendere parole davvero chiare sull’idea di sanità che il Piemonte ha scelto di offrire e come verrà impegnato in maniera precisa l’80% del bilancio regionale. Confrontarsi con il Ministero significa anche mettere le carte in tavole di fronte a tutti i cittadini italiani che hanno diritto di sapere cosa succede in una delle aree del Paese da cui ci si aspetta un contributo importante per la ripresa.  Attendiamo, se non buone, almeno le notizie.

Cala la spesa farmaceutica 2012

Federfarma, tramite il proprio Presidente Annarosa Racca, ha reso noto i dati sulla spesa farmaceutica convenzionata che nel 2012 ha subito un calo del 9.1% rispetto al 2011. Per il sesto anno consecutivo si è quindi registrata una contrazione di questa voce che si colloca a livelli inferioridel 2001. I motivi richiamati di tale risultato sarebbe dovuto alla diminuzione del valore medio delle ricette legata ai ripetuti tagli del prezzo dei medicinali, l’aumento della quota dei medicinali equivalenti, la distribuzione diretta di farmaci acquistati direttamente dalle ASL e alla diminuzione delle trattenute imposte alle farmacie. Non ultima la stessa contribuzione data dai cittadini con i ticket incidono su questa diminuzione della spesa. L’analisi della composizione dei consumi per categoria farmacologica conferma la parte del leone che le molecole per le patologie cardiovascolari continuano a rappresentare mentre si registra un forte calo di spesa per gli antibiotici che forse iniziano a risentire delle diverse campagne per un corretto impiego.