Giusto per ricordare che oggi, nel 1945, moriva Anna Frank in un campo di concentramento
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
In Francia almeno ci tentano. Se vi foste capitato di percorrere un’autostrada almeno nel tratto che va dal Frejus a Lione nei giorni scorsi ( ma anche a Parigi, Strasburgo o Lilla), avreste guardato con sorpresa gli avvertimenti puntuali con cui vi si avvertiva dell’obbligo di moderare la vostra velocità di almeno 20 Km/h a causa dell’inquinamento. E non era un consiglio ma un vero e proprio obbligo. Se poi accendevate la radio, potevate ascoltare diverse discussioni sui diversi problemi legati alla qualità dell’aria, con una puntuta e costante sottolineatura sui danni sanitari della polluzione atmosferica. Oltre all’annuncio che a Parigi si sarebbe circolato in regime di targhe alterne e con altre misure innovative come la possibilità per i residenti di usufruire gratuitamente per tutto il periodo necessario dell’uso delle biciclette del bike sharing e delle vetture del car sharing ovvero del Vélib e Autolib. La formula prevede per le biciclette la gratuità per il ticket da 1 giorno, mentre le autovetture saranno gratuite per la prima ora per tutti gli abbonati. Le stesse autorità hanno infine puntato molto, per arginare il picco maligno di inquinanti, sul trasporto pubblico, rendendosi disponibili a concedere l’uso gratuito dei mezzi pubblici E non solo. Durante l’unico confronto tra le candidate per la poltrona di sindaco a Parigi, i toni si sono immediatamente accesi sulle misure da prendere contro l’inquinamento della ville lumiere con uno scontro consumatosi per un tempo certamente molto significativo rispetto ad altri argomenti. La morale è che almeno oltralpe se ne parla, mentre a livello nostrano, con percentuali di inquinamento più alte, l’argomento è ormai derubricato a problema irrisolvibile o comunque poco interessante per migliorare la qualità di vita dei cittadini del Bel Paese. Insomma, almeno là se ne parla, anche appasionatamente, mentre da noi certi aspetti della qualità della vita sono trattati con un certo fastidio…
Capitando in Francia negli ultimi 15 giorni, è logico farsi un’idea delle amministrative che domani celebreranno il secondo turno di ballottaggio. Così com’è ovvio confrontare i resoconti pubblicati dai media nostrani. In breve, qui in Francia, non esiste tutta questa discussione anti Europa nè una paura viscerale per la Destra lepenista che avanza. Quello che i media e le persone comuni condividono è un avvertimento secco ad Hollande, una sorta di rimandatura espressa con un voto che non è così tragico come dipinto in Italia. L’accusa vera che viene portata alla presidenza francese socialista è di non aver fatto molto, o meglio quasi nulla. Questa è la chive di lettura più convincente fatta proprio dai francesi e non dai nostri commentatori che sembrano raccontare una Francia che in realtà sembra non esistere. L’avvertimento è semplice: Caro Hollande, mettiti a lavorare seriamente per le riforme. Insomma, mettiti a lavorare…
Parafransando un po’ Churchill, la risposta negativa ad eventuali tagli alle risorse destinate alla sanità potrebbe formularsi in questo modo: “e allora per cosa stiamo combattendo? Perchè facciamo questa guerra?”. Qual è , in buona sostanza, il motivo vero per il quale prosciughiamo risorse: ottenere la salvaguardia delle voci di spesa più importanti? Riscoprire quali siano le priorità, serve alla fin fine proprio a proteggerle…
Una lezione utile su come supportare una moderna modalità di governo fondata sui dati e sulle evidenze scientifiche è quella del Government Office for Science britannica, che potrebbe trovare utile applicazione anche a livello di amministrazione regionale. In sostanza l’Office governativo è la “casa” della scienza e dell’ingegneria presso il Governo, con il ruolo chiave di garantire che tutti i livelli di amministrazione e decisione politica, tra cui il Primo Ministro, ricevano la migliore consulenza scientifica possibile, consentendo un’interazione in grado di creare politiche che sono supportate da forti prove e robusti argomenti basati su evidenze scientifiche. L’attività viene rimandata anche ai non specialisti tramite un sito con la supervisione di Sir Mark Walport. La creazione di uno strumento simile è sicuramente utile soprattutto in quei casi, e sono molti nel nostro Paese, in cui il decisore politico è a digiuno di preparazione e modalità scientifiche di ricerca e che quindi si trova a masticare una materia ostica soprattutto per le diverse abitudini di risoluzione delle problematiche e le scelte improntate sempre ad una corretta analisi di robusti ed evidenti dati forniti con metodo scientifico.
Penso di non essere stato l’unico ad avere qualche curiosità sulla storia passata di Mauro Moretti, capire come si possano formare certe idee sul rapporto tra il lavoro che uno svolge e il suo salario, soprattutto a fronte del risultato del servizio sotto gli occhi di tutti. Soprattutto avevo un vago ricordo di un Moretti sindacalista e mi rodeva il dubbio. Purtroppo ciò che mi rodeva era corretto, perchè questo Moretti qui è lo stesso che per una decina d’anni ha scalato la CGIL fino a divenirne Segretario nazionale del settore trasporti. In contemporanea galoppava verso i vertici delle Ferrovie dello Stato fino a uscire dal sindacato ed entrare nelle grazie di Necci fino a sostituirlo quando questo cadde in disgrazia. Forse potrebbe essere il famoso caso dell’eterogenesi dei fini: «conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali».
In tempi di spending review il lavoro sanitario è certamente uno degli argomenti su cui si esercitano esperti di ogni caratura con soluzioni talvolta fantasiose. Tagli lineari di miliardi di euro sono annunciati in ogni dove mediatico incontrando resistenze e plausi spesso acritici o semplicemente esasperati dalle diverse esperienze di buona o cattiva prestazione sanitaria ricevuta nella vita di ognuno. In pochi, però, arrivano a capire l’organizzazione della diagnosi e cura che oggigiorno si trova ad affrontare le nuove esigenze dei cittadini che ricorrono ai servizi ospedalieri o di base. Compreso chi dovrebbe governare il sistema a livello regionale o di azienda sanitaria. Senza addentrarsi in analisi poco adatte a questa piccola nota, molti pensano il lavoro sanitario come quello di una fabbrica nella quale i diversi lavoratori, nella diversità delle competenze, eseguono fondamentalmente tutti il medesimo compito e ogni unità lavorativa esegue da solo tutti i passi per fabbricare un oggetto. Con questa logica la produzione dell’oggetto sarà funzione del semplice numero di lavoratori il cui contributo sarà la divisione del numero di oggetti prodotti per il numero degli stessi lavoratori. Potremo quindi modulare il semplice numero dei lavoratori per ottenere maggiore o minore produzione o fare in modo che ogni lavoratore produca più velocemente l’oggetto in questione riducendo il tempo di fabbricazione. Ma il sistema delle cure appartiene ad un altro tipo di “fabbrica”. In questo diverso laboratorio ogni singola persona svolge un compito differente, una parte del lavoro finale e per fabbricare anche un unico oggetto i lavoratori devono per forza cooperare. Questa divisione del lavoro è già economicamente più efficiente in quanto la specializzazione permette a ciascuna unità lavorativa di diventare molto esperto in un determinato compito e di portare al massimo, appunto, l’efficienza lavorativa. In questo caso, però, cambiando il numero dei lavoratori – in più o in meno – non si assiste ad una modificazione del prodotto finale in percentuale al numero delle persone che vengono aggiunte o tolte. Paradossalmente, aggiungere o diminuire il personale potrebbe portare allo stesso risultato finale non prevedibile: aggiungere nuove figure lavorative potrebbe portare sia ad un miglioramento che ad un peggioramento se si interferisse con il flusso di lavoro. Questo è quello che succede nell’organizzazione sanitaria: la correttezza – ed anche il numero – delle prestazioni dipende più dall’organizzazione e dalla sapiente miscela dele conoscenze tra le diverse parti più che dal loro numero. Se inoltre inserirete in tutto questo le parole merito, preparazione, capacità di collaborazione, inventiva, capacità di innovazione, ricerca, è possibile che abbiate le chiavi per costruire non solo una nuova organizzazione sanitaria più efficace e con costi minori, ma un Paese diverso all’altezza di sfide più complicate.
Crescita delle rinnovabili sui consumi elettrici, termici e dei trasporti, dipendenza dall’estero, numero di occupati, risultati ottenuti con Conto Termico e Certificati Bianchi e altro ancora: in un’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera il GSE fa il punto della situazione sulle energie pulite in Italia.
Qui le slides della presentazione del GSE (Gestore Servizi Energetici)
Per capire che Europa vogliamo, oggi bisognava essere a Torino. In pochi hanno rilanciato la presentazione del prototipo messo a punto da Thales Alenia Space per conto dell’Agenzia Spaziale Europea, eppure è proprio questa la nostra europa possibile. Un progetto da 160 milioni di Euro di lavoro buono e non delocalizzabile, in collaborazione con altre 40 imprese continentali, con Torino al centro dell’intelligenza scientifica del futuro. Una cosetta che supera le concezioni americane tipo Shuttle e Apollo o russe tipo Soyuz sui viaggi spaziali. Insomma competizione mondiale, intelligenza del futuro, tecnologia d’avanguardia con ricadute prossime industriali, merito scientifico che viene premiato dopo anni di dura preparazione, giovani di talento insieme all’esperienza di chi ha visto nascere il sogno di Kennedy. Ecco l’Europa che vorrei votare e che mi rappresenta…