Personalmente non mi appassiona molto la discussione sul boicottaggio dei giochi olimpici: credo che alla fine gli atleti facciano bene a partecipare ai giochi. Anche perché se Jesse Owens non avesse partecipato ai giochi non avremmo visto Hitler, a casa sua a Berlino, uscire furente dallo stadio dopo la quarta medaglia di un nero oppure il “plastico” podio con pugno levato al cielo delle Black Panters americane (che poi pagarono caro il loro gesto). I tempi poi sono molto cambiati, anche se il Presidente della Georgia ha chiesto ai propri atleti presenti a Pechino di non abbandonare la manifestazione, malgrado il dramma in corso in quel Paese, ma di vincere quanto più possibile per riaccendere i riflettori sul problema.
Ciò di cui si fa poco “spolvero” è invece la composizione, il governo del Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Questo infatti rimane strumento di una sorta di “casta” composta da re, regine, duchi, sceicchi, generali, il cui potere, per dire, è anche rilevabile dal confronto, numerico, con l’altra grande casta dello sport mondiale. La FIFA (il calcio per dirla semplice) è partecipata da 208 stati membri, mentre il CIO si ferma a 205. L’ONU, per fare altri raffronti ha “solo” 192 Stati membri. Anche se negli ultimi anni si è assistito ad una iniezione di ex atleti, la casta continua senza grandi scossoni, pensando ad esempio che l’Italia, tra gli altri, viene ancora rappresentata da giovinotti come Mario Pescante e, last but not list, Franco Carraro. In questo gran parlare del peso politico ed economico dei Giochi, delle posizioni dei governi degli Stati e delle “responsabilità” degli atleti, stranamente continua scomparire il ruolo sia politico che economico apputo del governo mondiale dello sport.
Non siamo certamente più ai tempi di Samaranch, molto criticato per come ha interpretato il suo ruolo, amico di Francisco Franco e che è riuscito a mettere suol figlio su una poltrona del CIO. Oggi Jacques Rogge, ortopedico belga ed eccellente velista, sembra di statura diversa rispetto a quella del suo predecessore che era riuscito ad assegnare il centenario dei giochi ad Atlanta facendo lo sgambetto ad Atene e l’edizione invernale a Salt Lake City dopo la corruzione dei membri del CIO d parte del comitato organizzatore di quei giochi.
Quando quindi parliamo di politica ed economia dello sport mondiale, non dimentichiamoci che questo possiede un governo potente, numeroso e con mlte responsabilità.
P.S. Una curiosità su Jesse Owens. Sembra che la storia di Hitler non sia così vera come la raccontano: lo stesso Owens disse che il cancelliere nazista in realtà gli fece un gesto di saluto. Pare che invece proprio il Presidente americano Roosevelt annullò un incontro con l’atleta nero per paura di ritorsioni da parte del suo elettorato degli Stati del sud (qui su Wikipedia)
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