Esiste un riflesso inaspettato sul Partito Democratico della vittoria di Barack Obama, che si può ritrovare nelle dichiarazioni di Giorgio Tonini, gran consigliere di Walter Veltroni. “E’ chiaro che la collocazione a livello di Unione Europea (del PD) – dice Tonini - diventerà un pretesto di lotta interna, ma la realtà è che Obama rafforza un orizzonte nuovo, nel mondo ed in Europa. Il primo passo è che il PD entri in un Partito Socialista Europeo (PSE) allargato ai riformisti ma, appunto, deve essere una tappa intermedia mentre si costruisce una prospettiva ex novo”.
L’impressione, non solo mia, è che il successo di Obama stia nei fatti allontanando il Pd dalla famiglia socialista europea. Proprio nel momento in cui si sta per aprire in Messico la nuova sessione dell’Internazionale Socialista, dove parteciperanno D’Alema e Fassino. Dove andranno i nuovi parlamentari europei che saranno eletti nel PD: gli ex DS nel PSE e gli ex popolari nel gruppo democratico? Rutelli l’altra sera al party del PD affermava che “il PD l’abbiamo fatto per costruire qualcosa di nuovo, non per finire in qualcosa di vecchio”. Al contrario degli ex DS che pensano ad una operazione di maquillage confederando il gruppo PD con quello del PSE.
Ma la parola più chiara sembra venire proprio dal leader Veltroni nello stesso incontro: ”i democratici americani diventano il nostro punto di riferimento”, dopo aver enfatizzato la vittoria di Barack Obama che avrebbe visto giusto con largo anticipo. Argomento che allontanerebbe il PD dall’Internazionale socialista per farlo approdare ad un gruppo autonomo costruito sulla falsariga dei democratici americani.
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