Il sistema elettorale ci regala, oltre alla sparizione delle ali estreme della politica nostrana, anche altri dati che devono essere conosciuti.
Parlo di sistema elettorale perché la composizione delle liste e l’assegnazione dei “posti utili” viene affidata completamente ai partiti, senza altra possibilità di scelta da parte dell’elettore.
Il primo, che comunque colpisce, è la costante scarsa rappresentazione dell’universo femminile.
I numeri sono chiari: 21% alla Camera dei Deputati e 18% al Senato della Repubblica.
Disaggregando i dati per i due gruppi maggioritari presenti in Parlamento, il Partito Democratico (PD) vede un rapporto uomo-donna di circa 3 a 1 (73,6% contro 26,4%).
Il blocco Popolo delle Libertà (PDL) presenta invece un rapporto u/d di circa 4 a 1 (80,8 % contro 19,2%).
Al Senato le differenze sono più significative: PD 71,2% contro 28,8; PDL 90,8 % contro 9,2%.
Lasciando calare un velo pietoso sulle età dei nuovi parlamentari, un altro dato stimolante è quello riguardante le professioni di provenienza.
Considerando la Camera dei Deputati, riportiamo il confronto tra la nuova legislatura (XVI) con la precedente (XV).
Professioni | XVI | XV |
Operai e impiegati | 4,9 | 11,4 |
Funzionari pub.amm. | 7,0 | 4,6 |
Avvocati | 14,0 | 12,5 |
Medici | 5,6 | 5,1 |
Altri Professionisti | 12,9 | 5,7 |
Imprenditori | 10,6 | 7,9 |
Docenti | 9,4 | 13,6 |
Magistrati | 1,3 | 0,5 |
Giornalisti | 10,5 | 10,5 |
Funzionari di partito | 12,9 | 12,7 |
Altri | 11,1 | 15,5 |
La categoria più rappresentata nel PD è quella dei funzionari e dirigenti di partito; a destra è quella degli avvocati.
A prescindere da quest’ultimo dato, ciò che personalmente colpisce è la scarsa rappresentanza delle professioni, se così possiamo indicarle, “tecniche” o comunque provenenti dal mondo scientifico: in un Paese che deve recuperare competitività, che mantiene ancora importante distanza dal punto di vista scientifico chiaramente questo non è buon segnale.
Può sorgere un ragionevole dubbio su quale realtà e quali bisogni saranno rappresentati meglio nel nuovo Parlamento.
Ma è la legge Calderoli, darling…
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