Tra i diversi effetti della difficoltà nel trovare un posto di lavoro stabile – leggi  precarizzazione – ne esiste uno che ogni tanto riemerge rappresentato dagli spostamenti a lungo raggio per ragioni di lavoro.
L’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ) ne ha quantificato recentemente le dimensioni calcolando in circa 150 mila i lavoratori residenti nel sud Italia che lavorano, più o meno stabilmente, nel Centro Nord.
Il fenomeno viene rappresentato come composto soprattutto da uomini (75%), non sposati (57%) con età inferiore ai 34 anni (58%).
I contratti a tempo determinato rappresentano più del 58% dei casi con alto livello professionale nel 50%.
I settori più rappresentati sono i servizi (68%) seguiti da costruzioni (17%) ed industria (14%).
Anche l’emigrazione sembra diventata precaria, perché gli anni necessari a trovare un posto di lavoro stabile e decente, sono troppi e nemmeno con la sicurezza del risultato e costringono a mantenere un piede nelle città d’origine.
A margine e per curiosità, riporto una delle spiegazioni di questo fenomeno avanzata da Il Sole 24 ORE: “Se di pendolarismo di lungo raggio si può parlare, è però solo grazie alla maggior accessibilità dei servizi di trasporto. (…) In questo senso, i treni ad alta velocità o i voli low cost sono diventati un supporto fondamentale”.
Auguri agli astri nascenti dell’analisi sociale.