Fuori, nel mondo, esistono altre discussioni e altre idee stanno prendendo forma. Ad esempio negli Stati Uniti si dibatte sulla cosiddetta “new normal”. Cosa significa? Una risposta che, a mio avviso, ne coglie il senso vero viene data oggi da Gianni Riotta:«Gli americani hanno compreso, da Obama alla gente comune, che la crisi finirà, ma nulla tornerà come prima, il mondo sarà diverso. Negli europei questa consapevolezza ancora manca, e si spera, o ci si illude, che, con la ripresa, tutto tornerà indietro». Esistono chiaramente pro e contro questo tipo di nuovo “mantra” americano. Ad esempio Krugman non è d’accordo e altri osservatori pensano che non si modificheranno i normali cicli economici di espansione e contrazione. Ma l’idea corrente oggi negli Usa è che nulla sarà come prima e la crescita non sarà più quella di un tempo. Di conseguenza la stessa vita delle persone si modificherà e sarà necessario ricalibrare i nostri consumi, pensare al lavoro in maniera diversa, spingere sull’innovazione e non aver paura di un mondo che sarà radicalmente diverso. Una stagione di modi, pensieri, politica è comunque al tramonto – se non già morta – e bisognerà pensare alle prorpie cose in maniera diversa. il problema – se vogliamo – non è se aderire o meno a questa idea. Il problema è che, a iniziare dalla politica che questi giorni impazza, noi continuiamo a pensare che passata la buriana della crisi le cose torneranno più meno come un tempo e potremo fidarci degli stessi uomini e delle stesse idee di cui sono portatori. Il vantaggio lo potrà sfruttare chi di noi sarà intimamente convinto che tutto non potrà tormare come prima e si preparerà di conseguenza.