François Mitterand
Moderniser
«Che cosa abbiamo fatto? Che cosa abbiamo trovato? Lo riassumerò in cinque definizioni rapide: una società bloccata: una classe dirigente rinchiusa su se stessa e sui suoi privilegi, il privilegio del potere e il privilegio del denaro (…). Una classe dirigente rinchiusa su se stessa e delle ineguaglianze che andavano crescendo: sociali, fiscali, economiche, culturali, per non tacere di altre. Quale era il secondo carattere che, nel 1981, colpiva immediatamente chiunque guardasse bene in faccia lo Stato della Francia? Una società bloccata, ho detto, e aggiungo un potere statale dirigista, con i suoi corollari: la burocrazia, la centralizzazione. Ovunque, da tutte le parti dell’orizzonte politico di eri e di oggi, non erano il piano né l’organizzazione della libertà del lavoro (…) e neppure il libero mercato che dominavano, ma qualcosa di indefinibile e che si può semplicemente chiamare «dirigismo». Molti condannavano il socialismo ma difendevano il dirigismo senza regole e senza legge. Di fatto, a causa di un potere esercitato da pochi, la nazione era senza garanzie e voi ne avete sofferto. In terzo luogo, abbiamo trovato una economia in declino (…). La quarta parte del paesaggio che abbiamo trovato, era costituita da un gran numero di libertà compromesse. Una giurisdizione di eccezione, tribunali inventati, a disposizione del potere esecutivo, estranei alle regole fondamentali della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Era il rifiuto di elargire o di conquistare nuove libertà, e penso in particolare al settore audiovisivo. (continua)
Che cosa abbiamo fatto? (…) Noi abbiamo prima di tutto voluto costruire una società aperta, ogni giorno più aperta, di fronte a questa società bloccata (…). Una società aperta! (…). Abbiamo subito richiesto giustizia contro le ineguaglianze sociali, per i bassi salari, che hanno conosciuto un aumento del 15% nel corso degli ultimi anni (…) Giustizia per gli anziani! Abbiamo cresciuto la pensione minima, nel tempo, del 25% del potere d’acquisto (…) Si dirà, non è abbastanza. È molto! Non è sufficiente? Ma la direzione è quella buona. Giustizia per le famiglie! Le famiglie con due bambini hanno ottenuto un aumento di più del 35%. Giustizia per i lavoratori! La pensione a 60 anni. Non credete che la Francia si senta meglio quando i lavoratori sono più felici, hanno più speranza, vivendo senza essere tormentati, perché sanno che la società nella quale vivono è una società aperta, che il paese si è fatto per loro fraterno ed amicale? (…) I diritti e le libertà dei lavoratori nell’impresa sono una conquista degli ultimi anni. Ne è prova la legge sulla negoziazione collettiva, e ora, il dibattito sulla gestione del lavoro, che lascia ai lavoratori la possibilità di discutere tra loro in particolare con i capi dell’impresa, di ciò che conviene fare per migliorare il loro modo di vivere, il loro modo di gestire il tempo nell’impresa.
La generalizzazione della copertura sociale, non è poca cosa! Sono nuove categorie che, ormai, si sentono protette grazie al nostro diritto sociale. Non credete che la Francia si senta meglio quando ogni individuo, invece che essere obbligato a ricorrere ai propri mezzi personali, solo ai propri mezzi personali, a cavarsela da solo, a ricorrere alle proprie relazioni, veda invece il proprio diritto preservato?
Giustizia per i contribuenti modesti! Abbiamo esentato dalle imposte sul reddito circa 500.000 famiglie. Ve ne sono ventidue milioni in Francia. Abbiamo ridotto l’imposta tra il 3% e l’8%. Certo, le abbiamo accresciute per le trecento mila famiglie più ricche (…) Non è possibile non vedere che, allorché si voglia abbassare di dieci miliardi di franchi le tasse ai più ricchi, a pagare saranno per forza gli altri, i più modesti. E questo non colpirà solo i poveri, ma anche le classi medie. Sarebbe assai pericoloso, per la pace sociale e per quella civile volere rivedere i principi di base della giustizia elementare: che i più ricchi (…) facciano uno sforzo supplementare, che non li schiacci, perché gli altri possano sentirsi meno in difficoltà nei contributi fiscali per lo Stato. Non è normale?
Giustizia per i risparmiatori! Sono circa tre milioni a detenere il libretto di risparmio popolare. Prima del 1981 perdevano dei soldi quando depositavano alla Cassa di risparmio. Oggi ne guadagnano, non solo beneficiano anche di esenzioni e, grazie all’abbassamento del tasso di inflazione, si trovano a beneficiare delle garanzie e dei redditi superiori al tasso di inflazione.
Giustizia per le donne, quando si decide l’eguaglianza d’accesso agli impieghi pubblici, quando si decide l’eguaglianza professionale e quando si fa avanzare questa eguaglianza nei fatti (…). Giustizia per il consumo popolare. Non è poco aver ridotto il tasso della TVA3 dei prodotti di prima necessità dal 7% al 5,5%. Ogni giorno occorre acquistare questi beni, e ogni giorno ci si può rendere condotto che le disposizioni prese costituiscono un progresso (…). Giustizia per gli immigrati (…). Quello che valorizza una maggioranza progressista, come quella che io ho l’onore di orientare, è l’aver rifiutato di lasciarsi coinvolgere da formule scontate che non risvegliano che la discordia – o addirittura l’odio – e che distruggono un paese come il nostro, costruito nel tempo da coloro che sono nati in queste terre ma anche da chi ha appreso ad amare il nostro paese, fornendo il proprio sforzo, il frutto della sua intelligenza, il lavoro delle sue mani. Rifiutiamo la discriminazione e abbiamo fatto ammettere un diritto d’associazione per i lavoratori immigrati, abbiamo creato un Consiglio Nazionale degli immigrati, abbiamo fatto votare una legge contro il razzismo che permette ormai a ogni associazione di presentarsi come parte civile quando si tratti di difendere i suoi diritti…
Ho detto, una società aperta. Continuerei dicendo: un potere condiviso. Che cosa significa? Vuol dire essenzialmente, ma non solo questo, la legge fondamentale sulla decentralizzazione, che permette ormai agli eletti regionali e dipartimentali, e, in larga misura, ai sindaci dei nostri comuni, di non essere solo gli esecutori dell’amministrazione centrale, gli esecutori dello Stato, quando si tratta di decidere di gestire le loro finanze e di decidere dei lavori pubblici. Una enorme leggenda ha voluto che il processo che vi ho descritto sia presentato, in forme caricaturali, come un decorso di carattere statalista. È vero il contrario. Vi sono ora per lo meno centoundici poteri in Francia, ventidue poteri istituzionali sul piano della Regione (…). E qualche centinaia di dipartimenti (…). È il primo movimento che si è diretto in questo senso, dopo Colbert, i Giacobini, Napoleone I e II, la III, la IV e la V Repubblica. È la prima volta che si rende una larga parte di potere ai rappresentanti diretti del nostro popolo. Ecco cosa vuol dire un potere condiviso».
Da F. Mitterand, Moderniser, discorso letto a Lille il 7 febbraio 1986 e pubblicato in F. Mitterrand, Discours 1981-1995, Europolis, Parigi, 1995 pp. 181-192.
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