L’uccellino di Twitter pare abbia svolazzato incontrollato alle assise di Confindustria, unico rappresentante dell’informazione a riuscire a varcare le porte rigorosamente chiuse dell’incontro annuale degli imprenditori (leggi su Lettera 43). Non starò a commentare la potenza dei social network che tutti possono comprendere. Le notizie da rimarcare sono invece gli impegni – più o meno formali – che gli imprenditori vorrebbero prendersi tra cui quello dell’ambiente con maggiore attenzione ai costi dell’energia e lo sviluppo sostenibile come cultura, oltre le quote giovani nelle imprese, un piano nazionale per le lingue e battersi per numeri fissi a mandati politici. Certamente la cultura confindustriale è ad una certa distanza dalla mia, ma l’attenzione sui temi dell’ambiente come prioritari se da una parte potrebbe spaventarmi – l’ambiente molto spesso è il luogo del “fallimento del mercato” come dicono gli economisti – dall’altra mi spinge a cercare di prestare maggiore attenzione e trovare terreni comuni di azione con gli imprenditori sani del nostro territorio. Forse l’impresa è più avanti di molti partiti nel considerare che investire in un ambiente sano significa eliminare le distorsioni del mercato, creare nuovi posti di lavori ad alta intensità di conoscenza che non possono essere delocalizzati nell’Est europeo, vivere tutti in luoghi sani dove aumentare il nostro “capitale” di salute e liberare risorse dal settore delle cure a quello dello sviluppo.