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Roma, 15 ottobre 2008

Al Presidente della Repubblica
Al Senato della Repubblica
Alla Camera dei Deputati della Repubblica

La carenza di cultura scientifica rischia di far perdere al Paese la competizione futura, facendolo fuoriuscire dal novero dei Paesi sviluppati ed anche subordinandolo ad alcuni Paesi emergenti molto attivi.
La cultura scientifica è infatti alla base di numerosi settori chiave dell’economia e del progresso, la carenza della stessa in un mondo a tecnologia avanzate, produce approcci inconsapevoli che richiamano aspetti del Medioevo.
La temuta espressione di volontà di effettuare tagli di risorse nel settore della scuola ci preoccupa come Ordini professionali, Società Scientifiche ed associazioni di categoria, ed anche come comunità..

Lo sbilanciamento tra laureati in discipline umanistiche e giuridiche e quelli in discipline scientifiche è l’epilogo di un lungo percorso che ha visto la struttura scolastica nazionale organizzarsi, culturalmente e didatticamente, proprio in modo tale da favorire in misura significativa tale sbilanciamento, aggravandolo ulteriormente e producendo i risultati negativi evidenziati dall’O.C.S.E..

L’istruzione, l’educazione e la formazione scientifica sono compiti affidati allo Stato che li deve promuovere e perseguire nell’interesse, presente e futuro, di ciascuno di noi e di tutta la collettività.

La sottovalutazione della necessità di dare conoscenze scientifiche e non mere nozioni superficiali, ha portato nel tempo a depotenziare l’insegnamento delle scienze sperimentali nella scuola, creando effetti paradossali e deleteri, sia nel mondo della scuola sia nel mondo del lavoro.

Proporre, per meri motivi di bilancio, la riduzione delle ore di insegnamento delle scienze sperimentali, l’azzeramento dell’insegnamento qualificato della Chimica, l’accorpamento di discipline scientifiche distinte ed autonome, affidandone l’insegnamento a docenti privi di una preparazione specifica a livello accademico, requisito irrinunciabile anche per le necessarie attività di laboratorio, che non potranno mai essere gestite adeguatamente ed autonomamente da docenti o non laureati, è inaccettabile nell’interesse del Paese.

Proponiamo al contrario una totale rivoluzione che aumenti la qualità e la quantità dell’insegnamento scientifico qualificato in tutti gli Istituti di istruzione secondaria superiore, nonché l’introduzione dell’aggiornamento obbligatorio del corpo docente e la sua utilizzazione anche per la divulgazione e l’educazione scientifica degli adulti.

Il corrispondente investimento di risorse che si renderebbe necessario è funzionale alla indispensabile crescita economica..

Per questo facciamo appello all’alto Ufficio del Presidente della Repubblica, al Parlamento, alla sensibilità della comunità scientifica italiana affinché non soltanto si arresti il degrado della nostra Scuola, ma si operi correttamente per la sua valorizzazione e la sua crescita.

Riteniamo che la valenza della questione, sia materia propria del Parlamento, per gli effetti nel lungo periodo sia per i singoli che per la collettività. Il susseguirsi negli anni, e al di là del
merito di numerosi (troppi) decreti Ministeriali, non può essere condiviso quale metodo per una riforma di siffatta portata.

Al Governo a cui ci siamo già rivolti, chiediamo il massimo impegno e la condivisione, pronti a offrire un leale ed ampio contributo.

Infine torniamo a chiedere, come abbiamo già fatto negli anni passati, che si vari un programma strategico per la Chimica, a favore di giovani ricercatori per lo sviluppo di nuovi materiali rinnovabili e rispettosi dell’ambiente e per la ricerca di nuovi combustibili.

Deferenti ossequi.

Prof. chim. Luigi Campanella – Presidente SCI
Prof. chim. Armando Zingales – Presidente CNC
Prof. chim. Giorgio Cucciardi – Presidente AIC