Un invito a leggere un interessante articolo pubblicato oggi su “La Voce.info” a firma di Enrico D’Elia.

(…) L’unica cosa che si può fare realisticamente è considerare il benessere come il risultato di un processo produttivo e misurare i fattori che lo generano. Alcuni sono valutabili in modo relativamente semplice, come i beni materiali e i servizi (disponibili sia sotto forma di flussi, sia di stock di ricchezza accumulata), altri lo sono un po’ meno, come la cultura, lo stato di salute, le condizioni ambientali e sociali, la qualità delle relazioni sociali, la sicurezza, le prospettive future, eccetera. Una delle poche cose che sappiamo (o che crediamo di sapere) sulla funzione di produzione del benessere individuale è che i suoi input hanno un rendimento decrescente. Infatti, se moltiplichiamo per due reddito, ricchezza eccetera è improbabile che raddoppi anche il benessere individuale (e che migliori proporzionalmente la posizione relativa di ciascun individuo in una scala ordinale), semplicemente perché è impossibile mangiare il doppio, guidare due auto allo stesso tempo o vedere due film contemporaneamente. Se le cose stanno così, qualsiasi combinazione dei beni e servizi disponibili (come il Pil e la ricchezza materiale) e degli altri fattori che producono condizioni di vita migliori può fornire solo una approssimazione per eccesso del benessere pro capite (comunque misurato). (…)

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