Molti Paesi europei, nonostante il terribile momento finanziario, stanno immettendo più risorse in sanità ma, ovunque, l’aumento degli investimenti risulta del tutto insufficiente a soddisfare l’aumento stabile nei bisogni e nella domanda. L’Italia ha conseguito, negli ultimi decenni, importanti risultati in campo sanitario, come confermato dal notevole aumento dell’aspettativa di vita e dalla diminuzione progressiva della mortalità. Tuttavia esistono forti motivi di insoddisfazione testimoniati da:
- crescita delle disuguaglianze nelle condizioni di salute dei cittadini, sia geografiche che economico-sociali;
- enorme disequità nei servizi sanitari erogati, nell’accesso, nei risultati e frequente percezione di scarsa qualità dei servizi sanitari da parte dei cittadini, soprattutto in alcune Regioni;
- sprechi nell’uso delle risorse e rischi per la sostenibilità del sistema;
- incapacità nel prevenire il prevenibile.
In un momento di grave ristrettezza finanziaria del Paese, per garantire agli Italiani una sanità di valore non è necessario acquisire nuove risorse, ma far rendere al meglio quelle disponibili, disinvestendo nelle tecnologie, nelle pratiche e nei comportamenti che generano sprechi enormi e che non possono certamente contribuire a garantire che il sistema sanitario del Paese fronteggi le ulteriori sfide derivanti dall’aumento dei bisogni legato a:
+ invecchiamento della popolazione
+ sovrappeso ed obesità, per eccesso di alimentazione e scarsa attività fisica
+ nuove tecnologie (farmaci, vaccini, apparecchiature, dispositivi medici, etc) messe a disposizione dalla ricerca scientifica.
La soluzione a questi problemi non verrà pertanto dalla costruzione di nuovi ospedali, dall’accesso indiscriminato a nuove tecnologie o da un approccio burocratico ed economicistico, ma da un insieme combinato di interventi finalizzati sia ad aggredire i problemi emergenti, che ad avviare un importante cambiamento culturale ed organizzativo per uno stabile successo futuro. L’imponente letteratura scientifica in materia dimostra che è solo facendo funzionare adeguatamente le strutture sanitarie che si garantisce la tutela della salute dei cittadini e che agire prevalentemente, o esclusivamente, sui meccanismi finanziari, quali la compartecipazione dei cittadini alla spesa (es. ticket) può determinare effetti negativi non solo sulla salute dei cittadini, ma sulla stessa efficienza delle strutture sanitarie e sulla tenuta dei conti, soprattutto nelle regioni oggetto di piani di rientro per i disavanzi nei loro sistemi regionali. In sanità, i ticket possono ricoprire due ruoli: di finanziamento (determinando un aumento delle entrate) e di contenimento della domanda di prestazioni. Nell’ipotesi di inserimento di ticket su più drivers della domanda (Pronto Soccorso, farmaceutica, ambulatoriale, ospedaliera, in Degenza Ordinaria e/o in Day Hospital/Day Surgery), potrebbero così ingenerarsi effetti distorcenti e/o controproducenti.Non è possibile valutare impatti isolati dei ticket: ticket introdotti massicciamente nei codici bianchi al Pronto Soccorso possono indurre un contenimento della domanda, determinando però un aumento delle richieste di servizi sanitari in regime di day hospital. Ticket relativamente elevati nell’assistenza ambulatoriale potrebbero rendere più conveniente l’accesso all’offerta privata, con riduzione delle entrate per il Servizio Sanitario Nazionale, così come induzione di domanda di prestazioni in altri ambiti assistenziali non interessati da tali misure di cofinanziamento. Oppure effetti sullo stato di salute del paziente, perché non farebbero emergere bisogni urgenti: si pensi al Pronto Soccorso, dove senza un intervento incisivo sulla funzione di filtro, rappresentata dalla medicina di base, l’uso di ticket introdotti ne riduce il ricorso (sicuramente anche quello inappropriato), con un impatto preoccupante sulla sicurezza del paziente ed il rischio di esclusione di coloro che hanno bisogno di cure urgenti ed indifferibili. Esiste poi la situazione delle esenzioni, la cui elevatissima quota è considerata alla stregua di un ammortizzatore sociale, ma anche di vera propria inequità e forma di evasione/elusione fiscale. A livello europeo il ricorso ai ticket è eterogeneo. Fra i Paesi con un Servizio Sanitario Nazionale pubblico, universalistico, finanziato attraverso la tassazione generale, come il nostro, attualmente solo la Svezia vi ricorre sistematicamente. Ma va sottolineato che in quel sistema il livello gestionale è estremamente decentrato (a livello di singola municipalità) ed il cittadino ha un immediato meccanismo di controllo sugli effetti della sua partecipazione alla spesa, potendo eventualmente contestarne la cattiva utilizzazione con meccanismi di interlocuzione diretta con le autorità comunali, oltre che con il legittimo strumento elettorale. Per quanto concerne altri Servizi Sanitari Nazionali, recentemente le note vicende greche e portoghesi hanno spinto i Governi di quei Paesi ad introdurne alcuni, sia sulla medicina generale che sulla farmaceutica e sull’assistenza ospedaliera. Viceversa, nessuno dei Servizi Sanitari Nazionali dei grandi Paesi europei (es Gran Bretagna, Spagna), benché abbiano diversi meccanismi di decentramento decisionale, ricorre sistematicamente ai ticket, poiché questi genererebbero nell’opinione pubblica la sensazione di essere tassata due volte, una con la tassazione generale un’altra con la compartecipazione alla spesa sanitaria. Diverso il caso dei Paesi con un sistema sanitario assicurativo sociale (es. Francia, Germania, Olanda, etc) in cui i ticket vengono usati come “moderatori”, per disincentivare cioè l’eccessiva domanda di servizi sanitari, che vengono finanziati soprattutto dai datori di lavoro e dai lavoratori e solo in misura residuale dalla tassazione generale e che vengono erogati da strutture prevalentemente private che hanno ovvio interesse ad incrementare produzione e ricavi. In questi Paesi il ticket è pertanto usato per incentivare l’appropriatezza delle prestazioni e non viene vissuto dai cittadini come una ingiusta ulteriore tassazione.In quest’ottica è fondamentale un’organizzazione sanitaria solida, fondata su chiari principi di distinzione tra politica e gestione, che sono alla base di un’attività improntata all’efficacia, all’efficienza ed alla piena funzionalità dei servizi sanitari.
Italia Futura vuole garantire a tutti gli Italiani il diritto alla tutela della propria salute attraverso servizi sanitari appropriati e di qualità in un contesto sostenibile dal punto di vista finanziario.
I principi essenziali della nostra proposta sono:
1. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve essere responsabile della tutela della salute degli Italiani attraverso una definizione rigorosa, chiara e trasparente dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioè di quelle prestazioni che devono essere garantite a tutti gli Italiani indipendentemente dalla loro residenza e dal loro reddito;
2. I Livelli Essenziali di Assistenza devono essere misurabili, in modo che ogni cittadino possa comprendere quali sono i suoi diritti ed essere in grado di esigerli;
3. Il Servizio Sanitario Nazionale deve essere trasparente e deve garantire ai cittadini informazioni adeguate sui risultati e sui costi delle prestazioni. Garantire una diffusa e consapevole partecipazione alle decisioni riguardanti la salute è l’unica chiave per assicurare una solida sostenibilità del nostro sistema sanitario nel prossimo futuro, facendo si che:
- i cittadini possano operare le proprie scelte comportamentali e sanitarie in piena consapevolezza, trasparenza e responsabilità;
- i professionisti sanitari possano svolgere il proprio lavoro concentrandosi sul miglioramento continuo della qualità di servizi che devono essere efficaci, efficienti, appropriati ed umani;
- i manager possano gestire le organizzazioni sanitarie focalizzandosi sugli obiettivi di salute dei cittadini;
- i politici possano svolgere il loro ruolo di rappresentanti del popolo nell’interesse di quest’ultimo, con piena collaborazione tra il livello nazionale e quello regionale, consapevoli della complessità dei problemi sanitari e della loro dimensione contemporaneamente globale e locale.
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