Le politiche ambientali possono rappresentare una via d’uscita dalla crisi finanziaria-economica odierna? Saranno il nuovo New Deal del XXI secolo?
Certo sarà difficile uguagliare i circa 3 milioni di lavoratori che le politiche ispirate da J.M. Keynes hanno nuovamente occupato dopo la crisi di Wall Street degli anni ’30.
Ma secondo uno studio di David Roland-Holst del Center for Energy, Resources and Economic Sustainability dell’Università di Berkeley, le politiche “verdi” di efficienza energetica adottate dalla California all’indomani della grande crisi petrolifera del 1977 hanno creato nell’ultimo trentennio circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro contro la perdita di circa 25 mila unità. (…)
Il cuore della spiegazione si può riassumere in una semplice constatazione: il totale del denaro risparmiato grazie alla diminuzione ottenuto dai cittadini sulle bollette, è ritornata ad essere disponibile per le famiglie che lo hanno rimesso in circolazione.
Avendo maggiore disponibilità i cittadini lo hanno impiegato in beni diversi muovendo il mercato e creando nuovi posti di lavoro. Le cifre sono presto dette: negli ultimi 30 anni in California, grazie alle politiche di efficienza energetica, i consumi pro capite di elettricità è rimasto stabile, mentre nel resto degli Stati Uniti è aumentato del 50%. Se il consumo fosse rimasto in linea con quello degli Usa, la California avrebbe dovuto costruire 24 nuove centrali della potenza di 500 MW.
Per gli amanti delle cifre il Prof. Roland-Holst fornisce calcoli precisi.
Se da un lato il mancato consumo nel settore energetico è traducibile in 1,6 miliardi di dollari, nel trentennio esaminato l’economia ha visto crescere il volume d’affari di 44,6 miliardi di dollari (11,2 nel commercio, 7,3 nel settore finanziario ed assicurativo, 17,8 nei servizi fino a 1,2 miliardi nella produzione di lampadine a basso consumo). Questa crescita è dichiaratamente attribuito alle politiche di efficienza e risparmio energetico.
Non è da oggi che gli economisti (non solo ambientali) stanno fornendo dati che dimostrano come l’ambiente stia già rappresentando un motore economico formidabile, che contiene inoltre antitossine proprie che superano i cosiddetti “fallimenti del mercato” e che limitano in maniera efficace le distorsioni che il mercato liberista ha in sé. Giusto per entrare in recenti polemiche quali quelle che contrappongono il Governo Berlusconi con l’Unione Europea.
Esempi di rilievo li abbiamo sperimentati anche noi nelle politiche ambientali di area come quelle che abbiamo seguito in Provincia di Torino, che hanno dimostrato anche come i costi degli adeguamenti tecnologici per l’abbattimento degli inquinanti siano stati sostenibili per le aziende. Aziende che hanno acquisito un forte vantaggio competitivo sui mercati europei e che hanno rilevato importanti risparmi nell’uso delle materie prime, dei costi di bolletta energetica e di consumo di beni quali ad esempio l’acqua.
Anche se l’abbiamo già rimarcato in diversi precedenti articoli, non mancheranno prossimi approfondimenti in materia.
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