mediciApprovato oggi al Senato un emendamento proposto dall’UDC che limiterebbe, nei fatti, la validità del testamento biologico. A parte il periodo di validità che passerebbe da 5 a 3 anni, l’emendamento fa sparire il vincolo di obbligatorietà: in soldoni il medico potrà non tener conto della volontà espressa dal paziente nella “dichiarazione anticipata di trattamento”. Risulta chiaro che questa dichiarazione diventi sostanzialmente inutile, o almeno il paziente dovrà augurarsi che il medico abbia convinzioni simili alle sue. Ogni responsabilità decisionale viene quindi scaricata sul medico e non è peregrino immaginarsi tutta una serie di ricorsi che si innesteranno in una chiara deficienza della norma. Fa specie, a dir la verità, che il legislatore nei fatti non legiferi, lasciando in sospeso la capcità decisionale e l’applicazione. Salta inoltre all’occhio come nei fatti si avranno delle forti differenze nel seguire o meno la volontà dei cittadini, non solo in diverse aree geografiche, ma all’interno della stessa struttura sanitaria in cui è ricoverato il paziente. Per assurdo, a seconda del medico di guardia presente in quel dato momento, si potrà assistere nello stesso reparto a esiti differenti. Da segnalare infine come sia da aspettarsi il proliferare di strutture sanitarie private che offriranno la possibilità di certi tipi di eutanasia “de facto”, svolgendo funzioni che dovrebbero invece trovare massima capacità di applicazione in strutture pubbliche, chiamate da sempre a garantire uguglianza di trattamento e rispetto dela volontà di tutti i cittadini. Potrà quindi verificarsi che chi abbia disponibilità economica scelga una clinica privata per dar seguito alle proprie volontà, mentre chi non ha questa disponibilità, dovrà affidarsi al caso senza sapere se verranno seguiti i propri voleri.