Si dirà tutto il bene o il male possibile sul discorso di Walter Veltroni nella sala gialla del Lingotto a Torino. Ciò che però appare immediatamente chiaro è che l’ex segretario del Partito Democratico ha costruito un frame, una cornice possibile all’interno della quale costringerà ora al confronto  il partito stesso. Oltre al fatto che questa costuzione potrebbe essere quella che potrà portare fuori dalle secche lo stesso Pd, arenatosi da più di un anno in un rincorrersi astratto di dichiarazioni dove vale tutto ed il contrario di tutto. Questa è l’impressione a caldo che emerge, soprattutto dopo l’intervento di Bersani che non è uscito da quella cornice, ma ci si è adattato senza altre divagazioni o rilanci. Ad oggi, infatti, quella di Veltroni sembra essere l’unica proposta compiuta che riporta il Partito Democratico alla discussione esterna, alla proposta larga al di fuori delle lotte intestine che hanno caratterizzato questo ultimo periodo. Che poi siano buone o cattive, belle, brutte, impolverate o smaglianti lo decideranno gli italiani a tempo debito. Ad oggi, insomma, Veltroni emerge come l’unica figura dotata di leadership dei democratici e che di fatto si pone in alternativa all’immaginifico Nichi Vendola nella competizione apertasi sulla guida del campo di centrosinistra. Una cornice sicuramente ricca di contenuti che alcuni bolleranno come un foglio già letto e riletto, ma che ha il pregio di riportare la discussione al “qui ed ora” senza tanti sotterfugi ed entrando, finalmente, nel gioco.