” Dirò che l’ascolto freudiano dell’inconscio ha permesso di pensare la trascendenza (…) come immanente all’essere parlante. Come un’irriducibile alterità che ci abita (…). La psicoanalisi ha scoperto soprattutto che c’é dell’altro: l’altro che mi fa parlare, che investo e da cui mi separo, per amore-e-odio, un’estraneità in me che mi altera, che mi “trascende” e che sarà chiamata Inconscio; e ciò che mi invita a considerare ogni persona nella sua irriducibile alterità: “ogni io é un altro”.”
“Benchè nessuna delle mie parole sia degna di fede, parlo perché qualcuno mi ha parlato e ascoltato (…) Poiché credo, parlo; non parlerei se non credessi; credere a quel che dico, e persistere nel dire, deriva dalla capacità di credere nell’Altro, e non certo dall’esperienza esistenziale, necessariamente deludente.”
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