Dopo la concitazione delle ore che hanno seguito la violenza al premier Silvio Berlusconi, crediamo sia giunto il momento di sostituire al gioco delle contrapposte fazioni un dibattito costruttivo per il paese su quali sono i meccanismi di Internet, sulle insidie che nasconde e sulle incredibili opportunità che offre per lo sviluppo di una società aperta. Crediamo che i rischi che la rete corre in queste ore siano grandi, e che molti stiano cercando di approfittare della situazione per introdurre norme illiberali e contrarie alla libera circolazione delle informazioni e delle idee. Ma allo stesso tempo riteniamo che coloro i quali vogliono proteggerla siano investiti del dovere di costruire dei ponti con le istituzioni che la devono governare. L’ultimo consiglio dei ministri ha trovato un’accordo di massima per la creazione di nuovi strumenti per meglio censurare casi di apologia di reato o altri crimini compiuti su internet. Quindi niente riproposizione della proposta D’Alia contro cui la rete già si è mobilitata, perchè minava lo stato di diritto e il concetto stesso di giusto processo. Ma in ogni caso introdurre nuove misure di intervento è una materia delicata, che può avere implicazioni enormi sullo sviluppo della rete e non può essere preso senza una profonda riflessione. Inoltre ha confermato la volontà di riproporre una norma, quella contenuta nel decreto Pisanu, unica nel mondo, che prevede la schedatura dell’identità e delle attività di chiunque si colleghi ad Internet da luoghi pubblici. Inoltre il dibattito di questi giorni è troppo simile a quello che abbiamo visto altre volte dopo gli attentati terroristici negli Stati Uniti e in Europa, o dopo episodi di cronaca che hanno infiammato l’opinione pubblica e mostrano che esiste una parte dei vecchi media, della politica e dell’opinione pubblica che ha una profonda ignoranza sul funzionamento della rete, e per questo la teme. C’è il dovere, una volta per tutte, di aprire un grande dibattito e di affidararlo al Parlamento che, per una volta, tornerebbe ad avere quel ruolo di motore del dibattito del paese che gli appartiene. Ci appelliamo al Parlamento tutto affinchè metta in calendario una seduta straordinaria sulla Rete e a cui possano partecipare numerosi esponenti della società civile che conoscano e sappiano spiegare Internet. Al Parlamento e all’Italia. Ma allo stesso tempo ci appelliamo con ancora più forza al Governo e in particolare al Ministro Maroni affinchè qualsiasi attività normativa venga sospesa subordinandola a tale dibattito.
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