L’aria che si respira nella metropolitana di Milano è fino a dieci volte più inquinata che all’esterno. Il milione e più di utenti che ogni giorno viaggiano nelle tre linee possono essere esposti anche a un valore di Pm10 (polveri sottili) di 327 microgrammi per metro cubo di aria, mentre nel pieno del traffico del centro la media non supera i 32-37. A rivelarlo è uno studio, il primo in Italia, fatto dall’Agenzia per l’ambiente della Lombardia per conto della procura di Milano.
Se la normativa europea sull’inquinamento da Pm10 valesse anche per i luoghi chiusi come le metropolitane, probabilmente verrebbe chiusa ogni anno agli inizi di febbraio. La legge, infatti, stabilisce che se in superficie viene superato il limite di 50 microgrammi per più di 35 giorni in un anno bisogna intervenire con misure a tutela della salute umana, come il blocco delle auto.
I picchi di smog si raggiungono nelle ore diurne quando c’è il maggiore passaggio di treni. Dalle analisi è emerso che il Pm10 della metropolitana è composto principalmente da metalli e da ossidi di metalli provenienti dall’usura dei freni dei treni, delle rotaie e dei fili elettricità, ma sono state trovate anche tracce dei detergenti usati per le pulizie. Tra le possibili soluzioni individuate dai tecnici ci sono freni elettrici e ruote di gomma e condizionatori d’aria nelle stazioni, anche se è da valutare se questi interventi siano economicamente e tecnicamente convenienti.
A Hong Kong e Città del Messico il Pm10 indoor è inferiore a quello esterno, invece a Berlino, Boston, Helsinki, Londra, New York, Parigi, Stoccolma, Shangai e Il Cairo i numeri ricalcano quelli dell’Arpa.
Fonte: Corriere della sera
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