In un post precedente, mettevamo in guardia sulle incentivazioni sulle energie rinnovabili, sostenendo la poca efficienza economica e la possibile scarsa efficacia nel moltiplicare il numero finale di impianti.
Una conferma di queste preoccupazioni ci arriva da uno studio del Centro ricerche per l’economia e la finanza presentato ieri a Roma in una tavola rotonda al Forum per la pubblica amministrazione.
Lo scenario  attuale “mostra per l’Italia uno dei livelli più  alti di incentivazione correlato a uno dei più bassi di crescita del settore e un ritardo sia nelle politiche di riduzione delle emissioni climalteranti che di aumento dell’efficienza energetica”.
Molti soldi e molti sprechi.
Il punto dolente sembra essere quello della devoluzione alle Regioni del titolo V della Costituzione del 2001 che prevedeva la definizione, rapida, dei Piani energetici regionali (Per).
Alla fine del 2007 l’approvazione dei Per non era ancora concluso per un quarto delle regioni.
Inadempienti ancora oggi Veneto, Sicilia e Campania.
La sommatoria delle promesse fatte dalle Regioni ammonterebbe ad un incremento complessivo al 2010 di circa 8 mila megawatt elettrici (Mwe) di potenza installata che porterebbe la capacità complessiva a circa 27 mila Mw rispetto ai 20.700 registrati nel 2006.
La verifica però sembra diversa.
“L’incremento più importante in termini assoluti di potenza installata è registrato in Lombardia, dove la capacità è cresciuta di 444 Mw, seguita da valori poco superiori a 200 Mw da Piemonte, Campania e Sicilia” il commento finale rilevabile dalle cifre fornite è che l’incremento è comunque troppo lento.