Rémi Barroux è l’autore di un interessante articolo comparso sul sito de “Le Monde” e che rende conto del rapporto “Entre colères ed fatalisme” di “Entreprise & Personnel”, un organismo che riunisce le direzioni delle risorse umane delle più grandi imprese francesi. “Introvabile” è l’aggettivo impiegato in questa nota che si riferisce a quanto sta accadendo nei movimenti sociali francesi, ma che non significa assolutamente la loro assenza. Anche se il clima sociale appare realtivamente stabile, se non sono presenti azioni collettive, gli autori del rapporto sottolineano il degrado dei rapporti sociali nella stessa società e la crescita delle frustrazioni e dei risentimenti. Il basso numero dei partecipanti alle diverse manifestazioni, secondo gli estensori del rapporto, non deve portare a mascherare il numero dei conflitti sociali, scioperi, occupazioni che si succedono nei territori. Il malessere sociale è infatti sempre là, malgrado qualche segno di ripresa da una crisi che si traduce ancora nell’annuncio di nuove chiusure o riorganizzazioni aziendali , più in generale in una aumento della disoccupazione. Il disagio sociale non si misura più dal numero dei partecipanti alle manifestazioni interprofessionali, ma soprattutto è verificabile da quelle delle stesse aziende o di settore. Gli appelli all’azione sono numerosi e testimoniano la diversità di questo movimento “introvabile”: dal blocco dei trasportatori ai 2 milioni di partecipanti alla votazione sullo staturo delle Poste e via discorrendo. Il rischio di tracimazione della protesta sarebbe al momento limitato da un lato dall’attivismo del Presidente francese, dall’altro dalla capacità dei sindacati di canalizzare la collera diffusa, tanto da portare gli autori del rapporto a parlare di “co-gestione” della crisi. Secondo lo stesso estensore della nota, Jean-Pierre Basilien, se la crisi continuerà si porrà un problema di coesione sociale, rammentando i moti del 2005, con l’effetto di amplificatore della crisi sulle difficoltà della condizione giovanile. Se la ripresa invece arriverà, la questione del potere d’acquisto ritornerà in primo piano. Nel momento in cui molti lavoratori si sentiranno rassicurati sul proprio impiego, la questione del potere d’acquisto ridiventerà il centro del dibattito e annuncia la ripresa di negoziati salariati pericolosi. In sostanza si potranno suscitare nuovi sentimenti d’ingiustizia o incomprensione che potranno diventare detonatori di un conflitto.
In un altro studio (realizzato da FSU per Viavoice), i francesi citano come motivazioni in grado di portarli alla mobilitazione, i salari ed il potere d’acquisto.
In un altro studio (realizzato da FSU per Viavoice), i francesi citano come motivazioni in grado di portarli alla mobilitazione, i salari ed il potere d’acquisto.
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