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Sicuramente contorta questa storia delle Farc e Rifondazione comunista. Soprattutto se il soccorso è venuto già il 5 agosto da Casini – perché la notizia non è nuova e il primo scoop risale al 4 agosto! – che pare sapesse di tutta la storia. Quello che mi lascia di stucco sono, però, alcuni aspetti della questione. Soprattutto questa difesa di Mantovani che continua a dichiarare che tutta Rifondazione sapeva. Tutta chi? Gli iscritti? Io vivrò pure sulle nuvole, ma sono iscritto a quel Partito e non ne sapevo nulla. E con me diversi compagni a cui oggi ho domandato lumi. Non sapevo che Ramon Mantovani fosse un inviato del Governo – nelle sue diverse versioni Berlusconi e Prodi – con il mandato di trattare la liberazione di 700 civili imprigionati più la Betancourt in catene dal 2002. Non sapevo che il mio Partito avesse rafforzato questo mandato, decidendo, attraverso due autorevoli esponenti, quale linea politica mantenere nei riguardi delle FARC. Non sapevo, inoltre, che i soldi di Rifondazione Comunista sono stati impiegati per pagare cure svizzere al rappresentante delle FARC in Europa, proprio nel momento in cui le stesse offrivano una simpatica villeggiatura tropicale alla Betancourt ed altri.
C’è un problema di lealtà, a questo punto, di chi sapeva tutte queste cose nei confronti dei militanti del Partito della Rifondazione Comunista, non solo di linea politica, ma di decisioni gravi che, la si giri o la si rivolti come si vuole, costituiscono una connivenza concreta ( di risorse, per intenderci) verso qualcuno che usa strumenti di lotta politica che noi, militanti di Rifondazione abbiamo aborrito. Una cosa è favorire un processo, un’altra è finanziare le FARC, non tanto perchè l’ONU o altre organizzazioni mondali le abbiamo messe sul libro nero, quanto perché contemporaneamente riducevano per anni in prigionia persone, una o mille non fa differenza. Sempre che non arriviamo all’assurdo, almeno per me, che finanziare i narcosFarc attraverso la triangolazione di responsabili di un partito comunista italiano sia un ineludibile passaggio del processo di distenzione internazionale.
Questa è mancanza di lealtà, soprattutto da parte dei dirigenti che sapevano. Perché molti di noi, per poco che sia servito, si impegnavano anche nelle istituzioni a cui sono stati chiamati a far parte, per continuare a tenere viva la questione dei prigionieri con tutti imezzi, mentre altri, con mandati a noi sconosciuti, facevano altro. Che differenza intercorre tra Ramon Mantovani e l’altro coso, (con responsabilità all’interno di Rifondazione) e i finanziamenti sovietici al PCI o quelli americani alla DC ? Quale presunta diversa moralità possono dimostrare, possiamo dimostrare rispetto a quelle vicende? E lasciamo stare il complottismo, il fatto che “loro” sono molto cattivi e noi no, noi possiamo fare tutto ciò perché abbiamo ragione. O ancora il fatto che il giornalista non si sia accorto che Ramon e Consolo non erano nomi di battaglia, ma facilmente riconducibili in chiaro a due persone. Tutto qui? Ma per chi ci state prendendo? Pensate che non sentiamo anche noi puzza di contorsione internazionale, di connivenze anche di qualche governo, di manovre orchestrate ad arte? Ma tutto questo giustifica il fatto in sé? Diminuisce la gravità del fatto in se stesso, oltre a gettare non qualche schizzo di fango, ma interi TIR di letame addosso al nostro Partito?
Se pensate di aver a che fare con qualche frescone a cui chiedere tempo e soldi nel nome di un’idea pulita, forse state sbagliando indirizzo.
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