pseA differenza del Partito Democratico e del Popolo della Libertà, non credo che il problema di chi eleggere alle prossime elezioni europee del 6 e 7 giugno sia quello di essere o meno già un amministratore o parlamentare o quello di “tirare” si il maggior numero di voti per bloccare le politiche nazionali degli avversari. Il grande problema della prossima tornata elettorale è invece che vengano eletti coloro che credono fermamente che l’Unione Europea possa rappresentare una garanzia contro la crisi in cui siamo stati tutti condotti. Che la pratica e la costante azione a livello di Parlamento Europeo possa finalmente rappresentare il momento in cui si riscrivono regole che valgano per tutti, dagli orari di lavoro ai diritti individuali e collettivi, dalle politiche ambientali a quelle fiscali. E soprattutto dovranno essere eletti coloro che credono che l’Europa sia uno snodo fondamentale, un protagonista capace di fornire soluzioni ai problemi aperti a livello politico, sociale ed economico a livello mondiale.

Questa attenzione e volontà, oggi, sono presenti nel Manifesto del Partito Socialista Europeo, dove si lascia spazio in maniera chiara e precisa ai temi del lavoro, dell’ambiente, degli investimenti contro la crisi, dei diritti, non perdendo tempo in discussioni inutili.

Tutto il resto serve solo a non parlare dei problemi veri che sono nell’agenda dell’Unione Europea..