Se le crisi possono rappresentare un momento di ripensamento sulla “vocazione” produttiva dei nostri territori, su quale scelta possono puntare le amministrazioni dei nostri territori? Per parlarci chiaro: Provincia, Regione e Comuni su cosa devono puntare per uscire “con la prua in avanti” dall’attuale devastazione economica?
La premessa al discorso è iniziare a guardare in che direzione si stano muovendo gli altri Paesi maggiormente sviluppati. Non per una semplice passione di tutto quello che è “estero”, ma perché le scelte in Europa e nel mondo condizioneranno anche i nostri mercati. Ebbene, risulta chiaro come una quota sempre più importante delle politiche innovative si stanno concentrando sulla questione “energetico-ambientale”. Le stesse fonti sul commercio mondiale stanno iniziando a sfornare cifre che parlano di una importante crescita dell’occupazione in attività che si rivolgono alla riduzione degli impatti ambientali ed alla produzione di energia alternativa alle fonti fossili. Con una caratteristica: vengono man mano privilegiate le tecnologie per la produzione a bassa emissione climalterante e con contenuti consumi energetici, mentre vengono progressivamente ridotte le tecnologie alla “fine del tubo” (end of pipe) cioè di abbattimento alla fine del processo produttivo. Tra le diverse motivazioni non sfugga la necessità, che i Paesi maggiormente sviluppati sentono sempre più, di arrivare ad una sicurezza sull’approvvigionamento delle fonti energetiche che l’attuale sistema certamente non garantisce. Il vero problema è che i Paesi che si sono incamminati su questa via, si sono posti una domanda diversa da quella che è in voga oggi in Italia: oltre alla “domanda di innovazione” tipica delle economie avanzate, il problema che tutti, eccetto noi, si sono posti è capire se questo settore poteva sviluppare una “offerta di innovazione”. In sostanza oltre al fatto di consumare tecnologie “verdi”, è utile mettersi in cammino anche per pensare a prodotti innovativi, produrli e quindi esportarli. Cosa che non è avvenuta in Italia. E i dati che il commercio internazionale ci fornisce sono impietosi: praticamente tutti i Paesi avanzati stanno iniziando ad esportare più tecnologie “verdi” di quelle che importano. Se Regno Unito, Stati Uniti e Francia sono ormai all’eccellenza con un rapporto tra beni di questo genere importati ed esportati a favore del secondo fattore, Giappone e Germania sono vicini al pareggio, mentre il nostro Paese arranca sia nel rapporto, fortemente sfavorevole, sia nelle quantità assolute, la metà circa rispetto a Germania e Giapppone e 1/3 – ¼ rispetto alle nazioni in testa.
Risulta chiaro come bisogna uscire dalla logica della semplice acquisizione di queste tecnologie. Ed allora dove è possibile “pensare” e produrre queste nuove tecnologie? Non ci vuole molto a capire che il nostro territorio, soprattutto quello della Provincia di Torino, sia un candidato naturale per queste politiche. Una storia tecnologica di eccellenza, un sistema di formazione tra i migliori del nostro Paese (Politecnico di Torino), la presenza di personale con conoscenze e capacità ancora fortemente nel territorio, un sistema di comunicazione che resta tra i più interessanti in Italia, la vicinanza geografica con il cuore dell’Europa e altro ancora, rappresentano preziose carte da giocare nel panorama italiano ed europeo. A patto che gli Enti Locali confermino l’attenzione su questi settori privilegiandoli e scommettendo con tutte le proprie forze su questa scelta politica. Se le risorse sono scarse bisogna allocarle, distribuirle soprattutto in questi settori senza dispersione, abbandonando scelte con bassa capacità di innovazione e contenuto di conoscenza. La stessa capacità amministrativa degli Enti, eccellenti rispetto al panorama nazionale, devono concentrarsi su queste materie ed impiegare tutte le risorse disponibili senza diversioni. Noi ci siamo già incamminati su questa strada sviluppando tutto il settore della Autorizzazioni Integrate Ambientali, con importanti risultati sia sulla tempistica delle autorizzazioni, sia sul contenuto tecnologico. Le nostre aziende sono rimaste sul mercato e ne sono uscite con strumenti di innovazione che le pongono all’avanguardia in Europa, più capaci di affrontare il mercato globale rispetto a quelle di altre aree italiane. Ma è necessario rafforzare ancora di più questa capacità e concentrarsi maggiormente per ottenere risultati ancora migliori sul fronte degli impatti ambientali e sull’innovazione di prodotto. Con l’avvertenza che l’attuale crisi sta dimostrando che questi due termini sono intrinsecamente legati e non più in contraddizione.
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