Esiste a Torino un’emergenza di cui si sente poco parlare, soprattuto a livello mediatico: la casa. In sostanza, in tempi di recessione, sono aumentate in numero “drammatico” le ingiunzioni di sfratto: circa il 30% in più negli ultimi quattro anni. Dal 2008 i procedimenti emessi sono stati circa 12 mila e la causa prevalente è quella della morosità, facendi di Torino la terza città italiana per numero di sfratti. La Caritas diocesana focalizza il problema come quello di un ceto medio in crisi e di famiglie che se perdono la casa per morosità, non potranno più rientrare nelle graduatorie dell’edilizia popolare. Ed i Presidente della Caritas diocesana, Dovis, parla chiaro: ”molti problemi si sarebbero potuti evitare agendo con prontezza. Mentre la politica ha sempre minimizzato la crisi così le famiglie si sono trovate impreparate”. Il paradosso è che nel capoluogo sabaudo esistono circa 50 mila appartamenti sfitti. Da questi numeri emerge però un nuovo tentativo di welfare che trova alleati la Diocesi ed il Comune con la campagna “Mai più sfitti”. L’idea è in fondo semplice. Da una parte si cerca di mettere in contatto le famiglie con i proprietari di appartameneti sfitti attraverso un ufficio costituito ad hoc. Dall’altra l’amministrazione si rende disponibile a destinare fondi per sostenere le spese di trasloco e concedere agevolazioni per i proprietari che decidono di affitare alle famiglie in difficoltà, come ad esempio abbattimento dell’Irpef fino al 30%. A corredo di tutto un fondo di garanzia che tutela da eventuli perdite dovute alla morosità.
Un’idea di welfare certamente con elementi nuovi. Ma soprattutto con protagonisti ed alleanze nuove.
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