Di ritorno dalla Sala Operativa della Protezione Civile della Provincia di Torino.
La giornata è stata lunga, iniziata in verità ieri pomeriggio, quando il dirigente della difesa del Suolo mi conferma che in almeno due zone l’allarme è di grado 3.
Viene quindi aperta la sala operativa di Corso Lanza quando ancora le notizie sui giornali non ci sono.
Qui non c’è il clamore della TV, le interviste, la gente che tenta di far capolino e sapere: ci sono volontari e soprattutto i tecnici con tutto quello che ci si può aspettare: telefoni – più cellulari a dire il vero – che squillano; computer collegati in rete, grandi cartine in continuo aggiornamento; liste di problemi che man mano crescono. Niente show e molto lavoro con calma determinazione.
I settori si organizzano; vengono consolidate le reti di comunicazione; le auto iniziano ad uscire per  capire visivamente le problematiche.
Di tutti i tipi: dal reperimento sul territorio di una ruspa alla richiesta di aiuto della troupe della televisione che dopo il servizio concitato mandato in TV rimane intrappolata e ti chiede aiuto.
Il tutto senza clamore e lontano dalla “rivista”, pur necessaria, che si svolge in altri luoghi.
Qui tutto ha il sapore dell’operatività senza fronzoli, che, senza dirlo, è quello che in fondo ti sta chiedendo il cittadino.
Qui non ci sono recriminazioni.
Eppure questa è tutta gente che conosce il territorio e che al nome di una frazione, di un borgo, non ha bisogno di consultare le cartine perché ne sa già la storia: quello che è stato fatto, quello che si sarebbe dovuto fare, quello che non si sarebbe dovuto fare.
Le recriminazioni le lasciano alla televisione, quella che rimane intrappolata dopo un servizio.
Tra una sigaretta e l’altra c’è il posto invece per iniziare a tracciare qualche linea su quello che si dovrà fare quando il vortice sarà passato, sulle risorse che non ci saranno o arriveranno con il contagocce.

Un mondo con radar diversi da quelli che comunemente possiamo pensare: le notizie sono diverse da quelle che arrivano sui nostri schermi: vengono da volontari, dai cantonieri, da tecnici dei comuni, da operai di imprese che difficilmente compariranno sui telegiornali, ma che ti dicono il chilometro esatto dello smottamento della strada, il tipo di pietrisco della frana, il rio collaterale che gonfiandosi si riverserà inevitabilmente sul fondovalle.
Non è un mondo compiuto, ma un insieme di relazioni che si rafforzano momento per momento.
Ed una cosa colpisce: la scarsità di “immagini” ad effetto, la narrazione filmata, visiva.
Un lavoro che più che un film, sembra meglio accostarsi alla lettura di un libro, dove l’immagine è costruita nella mente e dove, in fondo non puoi sbagliare.
Un lavoro dove il suono, la voce, l’ordine secco hanno la meglio sullo spettacolo.
Una radio più che una televisione.
Con lo stesso sentore nell’aria che ho respirato in certe notti di lavoro, anonime per i più, in un pronto soccorso.
E come in quel caso, con la stessa ferma convinzione di quel che si fa, anche questa notte la sala operativa della Protezione Civile della Provincia di Torino di Corso Lanza  continuerà a vegliare.
Good night, and good luck.