La Salute e l’Europa: con quale linea d’azione presentarsi al prossimo appuntamento europeo delle elezioni 2009?
Riprendo, in sintesi, due sollecitazioni sicuramente importanti che derivano da un’analisi che Giovanni Berlinguer compie sulla sua esperienza di componente della Commissione Europea su ambiente, Salute pubblica e sicurezza alimentare (Commitee of the environment, public health and food safety) e che concretamente rappresentano una linea di sviluppo politica da adottare nell’ambito del programma del Partito socialista europeo.
La prima considerazione è la necessità di superare l’attuale logica, indicata nei documenti UE e Ufficio europeo OMS, del bene-salute come bene strumentale utilitaristico. Nel programma di azione comunitaria in materia di salute 2007-2013, spicca infatti l’affermazione di come la salute “ tende ad avvicinare l’Europa ai suoi cittadini e a rafforzare la competitività. Il miglioramento della salute contribuisce alla produttività, al tasso di attività e alla crescita duratura. La cattiva salute, al contrario, costituisce…un fardello per l’economia. Da questo punto di vista, almeno in Italia, disponiamo di un passaggio della nostra carta costituzionale che sicuramente è guida per riposizionare in un giusto equilibrio la questione. L’art. 32 della Costituzione italiana infatti recita che “La Repubblica tutela la salute come diritto dell’individuo ed interesse della comunità”. La salute, quindi riprende a rappresentare un valore oggettivo, un fine indipendente e non relativo.
La seconda considerazione è quella di ritrovare un giusto equilibrio tra le criticità sanitarie presenti al di fuori dei confini europei e i nuovi e vecchi problemi che continuano a verificarsi all’interno dei Paesi dell’Unione. In sostanza, di fronte all’accentuazione in corso sulle “malattie transfrontaliere” e sulla, sicuramente meritevole e da continuare a sostenere, necessità di combattere, come diceva Koch “le malattie nei luoghi dove hanno origine”, si sta perdendo la consapevolezza del montare di nuove diseguaglianze di salute all’interno dei nostri Paesi. Per capirci vale la constatazione dell’epidemiologo Michael Marmot – che ha presiedutola Commissione – che riferendosi a studi sulla salute comparativa nelle diverse classi sociali in Inghilterra, rilevava un divario di 7 anni nella durata media della vita tra subalterni e dirigenti. Le motivazioni di tale significativa differenza è riconducibile sia a fattori materiali (come la qualità del lavoro, rischio, reddito, discriminazione di genere ed etnia) sia a fattori immateriali (quali dipendenza, mancanza di controllo sulla propria esistenza, induzione a comportamenti nocivi, negazione di gratificazione sul lavoro, caduta dell’autostima). “L’obbiettivo” – come viene indicato da Giovanni Berlinguer –“ che è necessario reintrodurre nelle politiche europee per la salute, è quello di affrontare le ingiustizie e le smisurate differenze, prevenibili e rimediabili, che esistono “tra“ Paesi e “nei“ Paesi.
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