L’ambiente può diminuire la distorsione causata dalle tasse sul sistema economico e sul benessere dei lavoratori oltre a favorire l’occupazione. Un percorso non semplice, un’idea non nuova, ma una direzione da intraprendere.
Seguiamo in questo caso il filo logico seguito da Giorgio Panella (Economia e politiche dell’Ambiente) al cui testo rimando. Il prelievo fiscale determina un cuscinetto fra ciò che le persone sono disposte a pagare e il prezzo che realmente dovrebbe essere pagato.
Si arriva quindi a ridurre, rinunciare a comprare beni o servizi. Oltre a questo effetto – chiamato effetto reddito – si hanno anche altre distorsioni nelle scelte provocate dalle alterazioni dei prezzi – effetto sostituzione -.
Non tutti i prelievi provocano queste distorsioni in quanto molti provocano solo un effetto reddito con diminuzione della capacità di comprare, senza influenzare il comportamento degli individui. Le tasse ambientali determinano invece degli effetti sostanzialmente positivi sul sistema economico: agiscono sulle distorsioni di mercato eliminandole e producono un gettito che può essere utilizzato per ridurre il peso dei prelievi distorsivi.
Sta in questo il motivo per cui si parla di doppio dividendo: il primo dividendo è dato dal miglioramento ambientale che consegue alla riduzione delle cosiddette esternalità (vedi post Nobel…) ed il secondo corrisponde alla riduzione delle distorsioni causate dalle tasse che vengono ridotte.
Questo sistema determina anche degli aggiustamenti negli altri mercati che comportano un miglioramento del benessere economico conseguente ad una ricollocazione delle risorse nell’intero sistema economico. Attraverso la sostituzione dei prelievi fiscali distorsivi con le tasse ambientali si ottiene un sistema fiscale più efficiente in grado di minimizzare i costi addizionali derivanti dalla tassazione.
Tutto ciò comunque è vincolato al fatto che il gettito delle tasse ambientali deve essere utilizzato per ridurre le imposte sui redditi da lavoro o gli oneri sociali per cui dalla loro sostituzione si otterrebbe un cosiddetto dividendo occupazionale.
L’idea di sostituire parzialmente le imposte dirette gravanti sul lavoro con quelle ambientali in modo da favorire l’occupazione e la protezione ambientale è contenuta persino sul Libro Bianco dell’Unione Europea su Crescita, competitività e occupazione.
Sicuramente non vanno trascurati problemi quali l’entità del gettito delle tasse ambientali che può anche essere funzionale al consumo del bene tassato, anche se tale tendenza normalmente si produce nel medio-lungo termine.
Chiaramente esistono anche altri fattori per cui possiamo dire che è necessario affrontare empiricamente l’applicazione del doppio dividendo. Credo si possa avanzare la possibilità di una discussione anche su questo tema.
Seguiamo in questo caso il filo logico seguito da Giorgio Panella (Economia e politiche dell’Ambiente) al cui testo rimando. Il prelievo fiscale determina un cuscinetto fra ciò che le persone sono disposte a pagare e il prezzo che realmente dovrebbe essere pagato.
Si arriva quindi a ridurre, rinunciare a comprare beni o servizi. Oltre a questo effetto – chiamato effetto reddito – si hanno anche altre distorsioni nelle scelte provocate dalle alterazioni dei prezzi – effetto sostituzione -.
Non tutti i prelievi provocano queste distorsioni in quanto molti provocano solo un effetto reddito con diminuzione della capacità di comprare, senza influenzare il comportamento degli individui. Le tasse ambientali determinano invece degli effetti sostanzialmente positivi sul sistema economico: agiscono sulle distorsioni di mercato eliminandole e producono un gettito che può essere utilizzato per ridurre il peso dei prelievi distorsivi.
Sta in questo il motivo per cui si parla di doppio dividendo: il primo dividendo è dato dal miglioramento ambientale che consegue alla riduzione delle cosiddette esternalità (vedi post Nobel…) ed il secondo corrisponde alla riduzione delle distorsioni causate dalle tasse che vengono ridotte.
Questo sistema determina anche degli aggiustamenti negli altri mercati che comportano un miglioramento del benessere economico conseguente ad una ricollocazione delle risorse nell’intero sistema economico. Attraverso la sostituzione dei prelievi fiscali distorsivi con le tasse ambientali si ottiene un sistema fiscale più efficiente in grado di minimizzare i costi addizionali derivanti dalla tassazione.
Tutto ciò comunque è vincolato al fatto che il gettito delle tasse ambientali deve essere utilizzato per ridurre le imposte sui redditi da lavoro o gli oneri sociali per cui dalla loro sostituzione si otterrebbe un cosiddetto dividendo occupazionale.
L’idea di sostituire parzialmente le imposte dirette gravanti sul lavoro con quelle ambientali in modo da favorire l’occupazione e la protezione ambientale è contenuta persino sul Libro Bianco dell’Unione Europea su Crescita, competitività e occupazione.
Sicuramente non vanno trascurati problemi quali l’entità del gettito delle tasse ambientali che può anche essere funzionale al consumo del bene tassato, anche se tale tendenza normalmente si produce nel medio-lungo termine.
Chiaramente esistono anche altri fattori per cui possiamo dire che è necessario affrontare empiricamente l’applicazione del doppio dividendo. Credo si possa avanzare la possibilità di una discussione anche su questo tema.
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