Uscendo dal semplice “tifo” politico, un obbiettivo che come Piemonte al Centro ci siamo posti è quello di andare “dentro” i problemi e capire se dietro le proposte poste in campo esista un razionale utile. L’occasione oggi ci viene offerta da uno studio del Politecnico di Milano commissionato da “Nòva”, di cui ci dà notizia Antonio Larizza su Nòva, dove si quantificano gli eventuali benefici e risparmi ottenibili mediante un vero programma di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (Pa) a tutti i livelli. L’argomento è di attualità innanzittutto perchè nel pacchetto di proposte di Confindustria, ma da noi già sostenuto in precedenza su una proposta già avviata da Italia Futura. In sostanza lo studio stima almeno tre tipi di benefici: quelli generati dalla maggiore snellezza della Pa verso le imprese e i cittadini, quelli ottenibili sugli acquisti e quelli indotti dall’aumento conseguente della produttività. Il risultato si stabilizzerebbe intorno ai 43 miliardi di € risparmiati ogni anno. E non stiamo parlando di una cifra ottenibile “una tantum”, ma di un risparmio strutturale sulla spesa corrente. Tenendo conto che i tagli agli Enti Locali per il 2012 ammontano a 4,2 miliardi di € e che la stima di recupero dalla cessione degli immobili pubblici è di circa 25-30 miliardi di €, avremo un’idea chiara di cosa parliamo. Queste stime si basano inoltre su esperienze reali: così ad esempio Enel acquista già beni e servizi mediante l’e-procurement per più del 70% del volume totale; le Pa della Gran Bretagna hanno già raggiunto quote superiori al 30%. Le imprese e i cittadini trarrebbero immediatamente almeno due tipi di vantaggi. Innanzitutto stimando insieme al Censis un costo della burocrazia che pesa sulle imprese in circa 70 miliardi di €, il risparmio ottenibile arriverebbe al 75% (un terzo della spesa è considerata “fisiologica”), ma soprattutto si inciderebbe su una malattia cancrenosa presente nel nostro Paese che riguarda i cosiddetti ritardi di pagamento delle Pa verso le imprese che forniscono servizi. a fronte della normativa europea (chiaramente mai recepita dall’Italia) per cui il tempo dei pagamenti deve attestarsi sotto i 30 giorni, oggi nel nostro Paese il tempo medio di pagamento è di 130 giorni. con un costo del denaro intorno all’8%, nei giorni di ritardo le imprese pagano come interessi circa 1,5 miliardi di € all’anno. La stessa possibilità di errore presente nelle gestioni degli ordini si abbasserebbe del 50%. Se comunque non siete amanti delle stime quantitative tenete comunque conto di un altro dato strettamente qualitativo che, a voler pensare male, potrebbe essere una delle ragioni della mancata partenza di questo tipo di rivoluzione: i sistemi elettronici utilizzati dalle Pa rendono le procedure di gara molto più trasparenti e meno manipolabili rispetto all’antico sistema di carta. Oltre al fatto che l’accesso digitale può diventare un ottimo strumento di controllo sulle attività svolte a tutti i livelli sia politici che di struttura, delle Pubbliche Amministrazioni. Non veniteci inoltre a raccontare che non esistono esperienza in merito: rimando alla semplice trasformazione della proposizione dei progetti per le Autorizzazioni Integrate Ambientali che ho promosso durante il mio mandato in Provincia di Torino. Fatti, non parole. E queste sono le discussioni che vorremmo vedere maggiormente sulle note stampa anche a livello locale, perchè è questa la politica che ci interessa e che crea lavoro e benessere a costi praticamente nulli