Il sistema sanitario, come abbiamo potuto sinteticamente vedere, possiede una complessità sempre crescente sia nei suoi meccanismi che nei determinanti che vengono presi in considerazione riguardo gli esiti di salute della popolazione. Le diseguaglianze di salute rappresentano una importante questione di base che per decenni è stata in buona parte derubricata dai decisori, ricercatori, leader. Anche quando si è voluto puntare un faro sul problema, l’attenzione si è concentrata sulle diseguaglianze a valle, sul livello individuale e meno spesso a livello intermedio, comunitario, rinunciando spesso ad uno sguardo più ampio affrontando il tema delle strutture, dei processi considerati al limite dell’interesse medico-sanitario.
La stessa World Health Organization (WHO) definisce i determinanti sociali di salute come quei fattori non medici che influenzano la salute, comprendenti le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano e, in senso più ampio, l’insieme delle forze e dei sistemi che plasmano le condizioni di vita quotidiane. Questi ultimi includono le norme sociali, le politiche economiche e il sistema politico.
Noi crediamo che sia necessario definire una diversa cornice concettuale utile nell’affrontare in maniera pratica il problema delle diseguaglianze di salute, sostenendo che i fattori politici debbano essere considerati in modo distinto dai determinanti sociali.
I fattori politici, in breve, agiscono a monte rispetto ai determinanti sociali della salute, svolgendo un ruolo fondamentale nel generare, sostenere ed esacerbare i determinanti sociali, che a loro volta influenzano la salute della popolazione, attenuando o incrementando le disuguaglianze di salute. Si assume qui un rovesciamento, certamente presente ma a lungo tenuto sottotraccia, dove i determinanti sociali, ambientali, dell’assistenza sanitaria e gli altri determinanti della salute devono la loro esistenza e diffusione ai determinanti politici.
Domandandosi quindi cosa sia possibile fare per il superamento di una salute diseguale, si modifica quindi il compito dei ricercatori e dei leader politici con un nuovo mandato: evidenziare nel modo più efficace il nesso tra i determinanti politici e la salute delle popolazioni, al fine di rendere l’equità nella salute una priorità politica. L’urgenza di questa considerazione si è ulteriormente imposta dopo la stagione della recente pandemia da COVID-19 con il ritorno a politiche standard di ridimensionamento e di privatizzazione del governo della salute non solo nel nostro Paese.
Il ragionamento mantiene il pregio di collegare i risultati delle ricerche su una varietà di forze che hanno un impatto collettivo sulla nostra salute e determinano la nostra aspettativa di vita, tra cui fattori sociali, ambientali, economici, comportamentali con quelli medico-sanitari e genetici. Mantenere distinti questi campi di indagine ci porta ad una vera e propria impasse, fallimento nello scavare ancora più a fondo e comprendere come affrontare il problema, rimanendo in una zona zona cieca che nasconde come i determinanti politici della salute distribuiscono iniquamente determinanti sociali, medici e di altro tipo e creano barriere strutturali all’equità per i gruppi di popolazione privi di potere e privilegi. Di conseguenza, perdiamo il collegamento tra questi determinanti di salute generalmente accettati e i determinanti politici della salute.
Per affrontare gli effetti ampi e collaterali dei determinanti politici della salute, possiamo prendere di mira i tre aspetti principali che interagiscono in vari modi per promuovere o ostacolare l’equità nella salute: voto, governo e politica.
Il primo determinante politico della salute, il voto, mette in atto o consente di aggirare i decisori, le persone incaricate di creare o eseguire politiche che riguardano tutti, indipendentemente dal fatto che siano coinvolti nel processo politico. Tuttavia, eleggere solo individui allineati con la propria posizione non garantisce che venga data priorità all’equità sanitaria, poiché il decisore politico entrerà a far parte di un sistema di interessi concorrenti in cui l’esperienza politica e l’acume politico sono fondamentali.
Il secondo determinante politico della salute, il governo, fornisce un meccanismo che consente ai decisori di mantenere, far rispettare o modificare lo status quo rafforzando la politica esistente, eliminando la politica esistente o creando una nuova politica a livello locale, statale, regionale e livelli federali.
Il terzo determinante politico della salute, la politica, essenzialmente concretizza o codifica la decisione o l’azione finale.
Oggi riconosciamo che una varietà di forze hanno un impatto collettivo sulla nostra salute e determinano la nostra aspettativa di vita, tra cui fattori sociali, ambientali, economici, comportamentali, sanitari e genetici. Troppo spesso ci fermiamo a questi fattori che determinano le disuguaglianze fallendo, con la necessità di scavare ancora più a fondo per comprendere il quadro più ampio. Di conseguenza, perdiamo il collegamento tra questi determinanti di salute generalmente accettati e i determinanti politici della salute. Questi determinanti politici della salute distribuiscono iniquamente determinanti sociali, medici e di altro tipo e creano barriere strutturali all’equità per i gruppi di popolazione privi di potere e privilegi. Pensiamoci.
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