Lo smog sembra un argomento irrisovibile e le cronache di questi giorni certificano una sostanziale paralisi, almeno a Torino, dei progressi politici su questo fronte. Anche qui vige la consolidata prassi italiana: tutti pronti a favorire le misteriose misure strutturali senza nessuno che abbia il coraggio di attuarle. In sostanza quello che accade a livello nazionale si riversa anche localmente dove si è arrivati alla necessità di un governo tecnico perchè nessuno aveva il coraggio di farci assaggiare medicine che si prospettano amarissime. Inizia quindi una litania che ha aspetti sconcertanti, quali ad esempio la raccolta e lo studio delle migliori pratiche ambientali già applicate in altri territori. Chiaramente tutto ciò è una bufala di portata cosmica: da anni gli uffici tecnici delle amministrazioni producono rapporti, studi, comparazioni, misurazioni, simulazioni su questi argomenti che risultano nuovi solo per i decisori politici che non li conoscono e ne richiedono di nuovi, sperando di far passare i mesi invernali nell’attesa che l’anticiclone primaverile allenti la morsa dell’inquinamento, almeno apparentemente. Avendolo visto dal “di dentro”, il meccanismo delle non scelte della politica, in realtà, si basa su altri assunti rispetto a quelli che compaiono nelle dichiarazioni ed inchieste giornalistiche. Così nessuno decide nulla perchè ha paura di perdere il consenso elettorale, senza capire che, ai tempi del governo Monti, i cittadini non sembrano più essere disponibili a sostenere forze politiche che non creano troppo disturbo alla pacifica vita quotidiana. Si potrebbe, per assurdo, usare un sistema di decisione politica diverso, che ribalta le bufale di cui sopra usando altri parametri. Basterebbe infatti che le varie forze politiche dichiarassero inizialmente cosa NON siano disposte a fare per migliorare il problema. Pensate a come cambierebbe l’impostazione del problema: da una parte avremmo tutta una serie di proposte tecniche e dall’altra tutte le cose che i partiti non sono disposti a fare. Se ci pensate tutto ciò, alla fin fine, rispecchia la logica delle esenzioni che diventano sempre più numerose e che uccidono qualsiasi provvedimento utile. Ad esempio se i partiti, a prescindere da altre valutazioni, decidessero che è inaccettabile qualsiasi limitazione alla circolazione delle auto parziale o totale, potremmo subito togliere dal pacchetto delle proposte tecniche queste limitazioni. Così se anche le limitazioni per i mezzi più vecchi degli ambulanti, quelli che sono tenuti insieme dallo spago, fossero considerati fortemente depressivi sull’economia cittadina, potremmo evitarci lunghi articoli giornalistici che ci raccontano storie d’altri tempi. Le industrie, poi, non vanno assolutamente toccate: ce ne sono poche e ristrutturarle secondo i parametri di emissione impiegati dalle consorelle in tutta Europa non è possibile oggi, in tempi di crisi. Forse qualcosa si potrà fare tra dieci anni se passa la recessione. E via anche questo capitolo. Forze politiche che non desiderano urtare la sensibilità degli automobilisti aumentando le vie riservate alla circolazione dei mezzi pubblici sono censite in costante aumento: si creerebbero nodi di traffico irrisolvibili da altre parti. Lo stesso aumento del numero dei mezzi pubblici, comporterebbe delle spese che non renderebbero più possibile finanziare la sagra del bue giallo tricornuto, con grave nocumento delle economie locali. Perchè in realtà, diversamente distribuite nelle amministrazioni, i mezzi politici per intervenire esistono, ma urterebbero certe pelose sensibilità riguardanti la democraticità e la libertà dei cittadini. Meno quella di essere esposti nelle giornate più nere di smog ad ictus ed infarti, come da anni ampiamente registrato dai rapporti sempre più numerosi in possesso dei nostri amministratori. E’ un po’ un’esperienza comune di certe malattie, per cui una singola medicina non è sufficente a far star bene il malato, ma bisogna prenderne più d’una. Così, ad oggi lo stato dell’arte della lotta all’inquinamento: una misura singola non è mai sufficiente a risolvere i problema, che avrebbe maggiori chances di guarigione se attuate insieme ad altre. Per cui se limitazioni all’uso delle auto significano un piccolo beneficio, inventiamo, del 4%, insieme alle isole pedonali, poniamo 1%; alla stringente osservanza delle norme europee sulle emissioni in aria, 20%, alla limitazione della velocità sulle tangenziali, 5%, al maggiore uso dei mezzi pubblici, 7%, al controllo stretto delle caldaie delle case, 3%, al completamento della metanizzazione di tutta l’area urbana e suburbana, 6%, alla creazione di una rete collegata di teleriscldamento, 9%, alla spinta all’utilizzo di auto elettriche da parte di tutte le amministrazioni, 4% e via discorrendo, si potrebbe arrivare non dico al 90% di abbattimento degli inquinanti, ma ad esempio al 50%, che poi significa fatti i dovuti calcoli avere almeno il 50% di possibilità in meno di prendersi gli accidenti di salute legati a questo tipo di insidia. E davvero mi piacerebbe farla questa domanda in maniera secca e senza risposte bizantine e distinguo: che cosa non siete disposti a chiedere ai vostri cittadini per battere l’inquinamento?
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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