Ricorre il centenario della nascita di Cesare Pavese. Forse bisognerebbe rileggerlo, o leggerlo, Pavese, proprio ora che sembra non sia rimasto in piedi molto di ciò che credevamo ci fosse da fare. A sinistra. Ed invece di riempire il nostro Pantheon di supposti eroi poco eroi, si potrebbe iniziare a rimetterlo in piedi con gente come Cesare Pavese. Comunque, tra le tante, e sono davvero tante, ragioni per leggere lo scrittore e poeta piemontese, vorrei segnalarne una un po’ “laterale” che forse è poco battuta. Perché i suoi scritti rappresentano davvero una miniera di temi, suggestioni di cui la parte cosiddetta civile è più attuale di quanto si pensi. Proprio oggi, quando sentiamo “revisionare” la nostra storia patria in occasione di un nuovo 8 settembre. Basterebbe leggere “La casa in collina” o “La luna e i falò” per capire di più come è girato il mondo una sessantina d’anni orsono e per trovare qualche risposta valida, garbata e misurata. Per capire che certe operazioni, come quelle ad esempio alla Giampaolo Pansa, non sono davvero l’unico e vero orizzonte che abbiamo per capire cosa sia davvero avvenuto e perché. Il sangue dei vinti l’aveva già raccontato Cesare Pavese. Con parole però vere.