Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Cardinale: affidare i piccoli ospedali ad associazioni di medici

Perchè non affidare i piccoli ospedali ad associazioni di medici di famiglia, specialisti, cooperative di giovani medici secondo criteri di massimo impegno quotidiano e orario? Questa la proposta, rilanciata da Adnkronos, del sottosegretario alla Salute Adelfio Cardinale. “L’iniziativa – prosegue Cardinale, che intende aprire su questa proposta un confronto con Regioni, Ordine dei medici, associazioni e Facoltà mediche – intende collocarsi in un più ampio progetto che veda una maggiore organizzazione dei servizi sanitari per i piccoli centri urbani, salvaguardando – precisa in una nota – l’esistenza anche parziale dei piccoli ospedali, con riconversioni settoriali, dopo un’attenta analisi delle varie tipologie oro-geografiche”. La proposta è molto interessante non solo per frenare l’abbandono dei presidi di salute attualmente in atto nei territori più svantaggiati, ma perchè la creazione di queste “Cittadelle della Medicina” potrebbe essere il più qualificato argine per contenere il fenomeno degli accessi impropri ai pronto soccorso per malattie che devono essere trattate in altro modo ed in altra sede oltre a salvaguardare un importante patrimonio immobiliare destinato a decadere cancellando anche pezzi di storia e identità del territorio.

L’ospedale Amedeo di Savoia e Luc Montaigner

Luc Montaigner può essere considerato uno dei miti della moderna medicina non solo per l’attività che lo ha portato a definire il virus dell’AIDS-HIV, ma anche per le difficoltà che ha dovuto affrontare per il riconoscimento di questa ricerca e per l’attuale impegno internazionale che spazia tra Cina, Africa, Francia ed altri posti sparsi per il mondo. Mi ha colpito, oggi leggere l’intervista pubblicata su Repubblica.it dove tra le altre cose afferma: “Se riuscissimo a guarire i malati di Aids di oggi, riusciremmo probabilmente a spegnere l’epidemia. E’ in questo campo che mi sto impegnando di più in materia di Aids”. Colpisce proprio perchè oggi, nella mia città, sta andando avanti un’insensata idea che porta alla chiusura dell’Ospedale Amedeo di Savoia, con la generica idea di trasferirlo a diversi chilometri da Torino (una quindicina) in una posizione completamente disagiata, lontana dai collegamenti, in una struttura non attrezzata. Luc Montaigner, tra l’altro, ha recentemente visitato proprio l’Amedeo di Savoia, riconsocendone l’importanza. Conosco l’ Amedeo di Savoia per aver lavorato lungamente presso l’ospedale “fratello”, il Maria Vittoria che normalmente presta al bisogno diversi specialisti che vi svolgono consulenze. Stride, questa decisione, con la necessità di dare migliore e maggiore accessibilità a malati che sono oggettivamente svantaggiati e che di riflesso avrebbero maggiori difficoltà proprio ad essere seguiti in una struttura che, certamente invecchiata, possiede comunque una possibilità di accesso ottima, oltre alla professionalità di chi vi opera riconosciuta ad ogni livello. E chiaramente non solo per l’AIDS, ma è inutile ricordarlo. Invece della chiusura bisognerebbe “pre-occuparsi” di andare nella direzione indicata da Montaigner e porsi l’obbiettivo di guarire questi malati senza altre corbellerie di accompagnamento. Guarirli significa anche permettere anche alle loro famiglie o comunque ai loro legami di continuare ad avere servizi che solo a Torino possono ricevere, perchè la malattia non è solo virus ma anche accesso a tutti i livelli. L’invito è quindi quello di ricordare il proprio interesse a chi di dovere, anche con la semplice sottoscrizione di una petizione pubblicata qui

Abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari

Una norma di civiltà vera. Entro marzo 2012 verranno chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari, chiudendo davvero una pagina vergognosa per il nostro Paese che era stata messa nuovamente a nudo dalla Commissione senatoriale d’inchiesta costituita ad hoc  e presieduta da Ignazio Marino. Il governo Monti ha quindi anticipato di un anno la chiusura prevista nel 2013, dotando la realizzazione delle nuove strutture previste per accogliere questi malati di 180 milioni di euro (120 mln per il 2012 e 60 per il 2013). Per il funzionamento, invece, vengono reperiti 38 mln di euro che saranno incrementati fino a 55 mln per il 2013 da aggiungere ai 23 mln già in carico al SSN per la copertura delle funzioni attuali. Le persone assegnate a questi servizi non torneranno quindi in libertà come paventato da alcune parti politiche, ma verranno prese in carico dai Dipartimenti di salute mentale. La gestione effettiva di tutto il pacchetto normativo viene quindi affidato alla Regioni detentrici delle prerogative di gestione dei servizi nazionali. Sarà davvero necessario vigilare sulla capacità delle Regioni di operare in maniera efficiente ed efficace sulla messa in opera di tutte le iniziative necessarie per avviare e gestire al meglio questa opportunità di far crescere il livello di civiltà delle nostre comunità politiche. Il nostro impegno rimarrà quello di incalzare e di valutare l’impegno delle forze e personalità politiche regionali nel dar corso a quanto stabilito e finanziato dalle leggi dello Stato, anche se l’argomento non è certamente di quelli che permettono di ampliare il consenso elettorale, ma il profilo di eticità di ognuno dei decisori. Vedremo se sapranno “tornare sulla nave, dannazione!”

Ricerca e innovazione nelle aziende sanitarie?

Per innovare bisogna accedere alla conoscenza e la conoscenza è data dalla ricerca e dalla circolazione delle informazioni. Perché non sviluppare, allora, in stretta collaborazione e in coordinamento con le Università, anche un settore “ricerca e innovazione” all’interno delle aziende sanitarie attraverso la costruzione di un modello a rete del sistema della ricerca, che metta in connessione le diverse realtà sanitarie? (Alberto Stancanelli)

Incontro Governo Regioni sulla sanità

Poco più di quattro mesi a partire da oggi. E’ questo il tempo a disposizione di Regioni e Governo per evitare che scattino in automatico i tagli alla sanità della manovra di luglio. Ieri primo incontro per condividere la road map che dovrebbe portare all’accordo. Sul piatto spesa, ticket e Lea. Continua a leggere su Quotidianosanità

Elezioni Ordine dei Medici Torino: Io voto UNIRE LA PROFESSIONE

Votare tutti i candidati della lista “UNIRE la Professione” vuol dire invece scegliere colleghe e colleghi che, nel condividere un programma di obiettivi e azioni, hanno sottoscritto un impegno a rilanciare l’immagine e il ruolo sociale della nostra professione.

Hanno infatti assunto, nel concreto, il compito di:

1 - contrastare quelle culture gestionali che si traducono in miopi derive burocratiche ed autoritarie con la pretesa di intervenire nelle scelte cliniche;

2 - opporsi a quei perniciosi inquinamenti della cattiva politica nella gestione delle attività sanitarie;

3 - governare un contenzioso medico legale che cresce anche in ragione di una irrisolta definizione giuridica della responsabilità medica e di una cultura che guarda più al colpevole che alla sicurezza delle cure;

4 - denunciare e correggere una pressione “produttivistica”, ormai insostenibile e che schiaccia i professionisti tra una riduzione delle risorse a disposizione a fronte di una crescita alla domanda;

5 - rivendicare le specificità dei nostri servizi professionali a fronte di una cultura delle regole che pretende di assimilarle a quelle del mercato facendo della salute e di noi stessi una merce da supermercato.

Cosa non siete disposti a chiedere contro lo smog?

Lo smog sembra un argomento irrisovibile e le cronache di questi giorni certificano una sostanziale paralisi, almeno a Torino, dei progressi politici su questo fronte. Anche qui vige la consolidata prassi italiana: tutti pronti a favorire le misteriose misure strutturali senza nessuno che abbia il coraggio di attuarle. In sostanza quello che accade a livello nazionale si riversa anche localmente dove si è arrivati alla necessità di un governo tecnico perchè nessuno aveva il coraggio di farci assaggiare medicine che si prospettano amarissime. Inizia quindi una litania che ha aspetti sconcertanti, quali ad esempio la raccolta e lo studio delle migliori pratiche ambientali già applicate in altri territori. Chiaramente tutto ciò è una bufala di portata cosmica: da anni gli uffici tecnici delle amministrazioni producono rapporti, studi, comparazioni, misurazioni, simulazioni su questi argomenti che risultano nuovi solo per i decisori politici che non li conoscono e ne richiedono di nuovi, sperando di far passare i mesi invernali nell’attesa che l’anticiclone primaverile allenti la morsa dell’inquinamento, almeno apparentemente. (altro…)

Censis 2011: in sanità minore spesa non significa migliore spesa.

Giunto alla 45ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese in una difficile congiuntura ed è una lettura ineludibile per chiunque operi in ambito politico. QUI è possibile consultare il capitolo riguardante il sistema Welfare – Sanità dell’ultimo rapporto presentato in questi giorni.

Sanità: e se il privato costa più del pubblico?

Che la salute costi, e molto, è un’ovvietà. In tempi di crisi è quindi logico che le “razionalizzazioni” della spesa pubblica coinvolgano anche gli ospedali, richiedendo un dimagramento delle risorse assegnate al suo funzionamento. Ma quanto è necessario tagliare? Lasciamo da parte qui considerazioni politico-sociali e consideriamo invece qualche vincolo di semplice fattura economica. Un confronto immediato viene posto con altri tipi di organizzazione sanitaria che sembrano essere maggiormente efficienti e meno costose, come ad esempio quelle di sanità privata. Con diverse sorprese. (altro…)

Non è un paese per bambini. Soprattutto se malati

I pediatri del Regina Margherita sono preoccupati: il nuovo “masterplan” della città della salute prevede pesanti tagli sui posti letto dell’ospedale per bambini. Lo dice Piero Abruzzese, Direttore della Chirurgia Universitaria Pediatrica del Regina Margherita, che aveva già segnalato in agosto il rischio di un ridimensionamento della disponibilità di cura pediatrica. Due aspetti sono da sottolineare nelle dichiarazioni di Abruzzese: i bambini non possono essere considerati dei piccoli adulti; non viene presa in considerazione la possibilità che le mamme stiano insieme ai propri bambini. Detto in semplicità, la  possibilità di cura dei bambini deve prevedere logiche diverse rispetto a quelle degli adulti, altri parametri, altri strumenti, altri fini. Così come far regredire un elemento fondametale della cura del bambino quale la presenza di un famigliare è inaccettabile, retrogrado, fuori dal tempo, regressivo. Abruzzese, che è portavoce di un gruppo di operatori sanitari che ha firmato l’appello, si è rivolto al Sindaco di Torino, Piero Fassino perchè si ricordi di un leit motive della sua campagna elettorale che voleva Torino come città a misura di bambino. Non si sa cosa potrà fare il nostro Sindaco e comunque credo che non si tirerà indietro per svolgere la sua pressione morale. Il problema che rattrista è che non è il Sindaco di Torino che deve metterci una pezza, ma i programmatori sanitari, coloro che studiano e decidono la scala delle priorità, delle esigenze e le proiettano nel tempo tentando di commettere meno errori che si può. La porta a cui si deve bussare è quella della Regione: sperando che tutto questo sia un brutto sogno.