Gli effetti dei tagli alla sanità cominciano a farsi sentire. A farne le spese i posti letto negli ospedali italiani che sono diminuiti i misura esponenziale. Nell’arco di tre anni, dal 2009 al 2012, si è infatti registrata una ulteriore riduzione di 20.685 posti letto ospedalieri pubblici e privati del nostro Sistema sanitario nazionale – sia per pazienti acuti e non – con un ridimensionamento che è destinato a proseguire, per raggiungere gli standard numerici fissati dalla legge di Spending Review. Si è passati dai 251.023 del 2009 ai 230.338 del 2012, con una riduzione dell’8,3%. Un taglio che si somma a quello già effettuato tra il 2000 e il 2009, pari ad un totale di 45.000 posti letto. Ma non basta: la media nazionale per posti letto ospedalieri è infatti al 3,9 per 1000 abitanti, vicina cioè al 3,7 previsto dalla spending review del governo Monti. Tuttavia, per raggiungere lo standard fissato servirà un’ulteriore riduzione di 7mila posti. Per rispettare i parametri infatti, e considerando la popolazione Istat al 1 gennaio 2012 pari a 59.394.207 residenti ”occorrerà tagliare, come annunciato dall’ex ministro Balduzzi, circa 14 mila letti per acuti e incrementare di circa 6.600 i letti dedicati ai non acuti, con un saldo in ogni caso negativo di oltre 7mila posti letto da tagliare ”. In percentuale, i maggiori decrementi di posti letto ospedalieri si registrano in Molise (-21,7%), Valle d’Aosta (-15,4%) e Lazio (-13,6%). Tagli ingenti anche in Puglia (-13,5%), Sicilia (-13,3%) e Calabria (-13%). In Lombardia, i posti letto sono diminuiti di 3.602 unità (-8,4%). Dai dati sviluppati da Quotidiano Sanità emerge inoltre che l’unica Regione a non aver tagliato posti letto sia l’Emilia Romagna, con un +1,7%. Mette in guardia dalle conseguenze che tale taglio determinerà a carico dei cittadini il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza: ”Il taglio dei posti letto, accompagnato dal taglio delle risorse per la sanità pubblica, che per la prima volta nel 2013 sono state ridotte anche in valore assoluto per circa 1 mld, rappresenta – afferma – una miscela esplosiva in assenza di un potenziamento dei servizi territoriali e di una riqualificazione della rete ospedaliera ”. Infatti, ”senza strutture territoriali aperte 24 ore su 24, in grado di dare risposte alternative a chi non avrebbe bisogno di prestazioni ospedaliere – avverte il leader sindacale – la drastica riduzione dei letti rischia di allungare le attese ai pronto soccorso e di peggiorare l’assistenza per i cittadini e le condizioni di lavoro dei medici e degli operatori sanitari”. La questione, conclude Cozza, ”sarà tra quelle che verranno affrontate nell’ambito dei prossimi incontri tra governo e Regioni per la definizione del nuovo Patto per la salute ”.
Fonte: Quotidiano sanità, ministero della Salute, Cgil