Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Gli oncologi italiani contro i tagli della Finanziaria 2010

Gli oncologi italiani hanno lanciato il loro allarme sulle conseguenze della manovra finanziaria dalla sede del più prestigioso congresso mondiale di oncologia, ASCO, che si sta tenendo a Chicago. L’avvertimento è corredato da considerazioni puntuali che i responsabili del Governo dovrebbero analizzare con attenzione. Ad esempio si sottolinea come la manovra comporterà maggiore sofferenza delle strutture del Sud Italia che rischieranno di chudere aumentando i viaggi della speranza. E proprio su questo punto si sottolinea come la riduzione della migrazione sanitaria otterrebbe un risparmio minimo  almeno del 10% della spesa sanitaria. Secondo il Presidente degli oncologi italiani, Prof. Carmelo Iacono, la vera risposta è la creazione di un sistema a rete dimodochè un centro possa supplire le carenze di un altro.

Particolare attenzione viene inoltre posta al taglio trasversale del personale. I dati pubblicati dal libro bianco redatto dagli oncologi italiani, giunto alla quarta edizione, sottolinea che un’ulteriore riduzione del personale medico ed infermieristico, che si verificherà con il blocco del turnover, porterà inevitabilmente al blocco delle attività, oltre all’illogicità a questo punto di un eventuale investimento sul macchinario compiuto negli anni scorsi che non avrebbe la possibilità di funzionare data, appunto, la carenza di organico. La stessa idea di un taglio dei farmaci più costosi deve essere considerata con attenzione. Secondo gli oncologi la personalizzazione della cura è una delle armi oggi più “affilate” perchè è giusto dare al paziente giusto il farmaco giusto ed è la base per un vero risparmio in sanità: “La caratterizzazione biologica dei tumori è essenziale e richiede laboratori specializzati, figure dedicate e un lavoro comune di formazione per ridurre sempre più gli errori diagnostici”, spiega il professore Marco Venturini, presidente eletto dell’Associazione. E questo è il percorso – sottolinea Venturini – che Aiom sta realizzando con Siapec, Società di Anatomia Patologica: “Sarebbe davvero miope tagliare questi costi che si traducono in un evidente risparmio di spesa nel medio periodo, evitando di utilizzare farmaci estremamente costosi per pazienti che non ne trarrebbero alcun beneficio”. Inoltre – ricorda l’Aiom – i farmaci biosimilari, le molecole copia di medicinali biologici ‘griffati’, possono offrire un’alternativa più economica ma “solo a patto che vi sia una sana competizione basata sull’efficacia e la sicurezza. Il prezzo non può  essere un criterio per decidere quale molecola utilizzare”. E sono prorpio le stesse società specialistiche che stanno affrontando la questione dei migliori modelli organizzativi che diano una effettiva risposta ai bisogni dei pazienti contenendo i costi. La stessa AIOM ha pesentato 22 linee guida  che individano i migliori percorsi oncologici anche dal lato dell’appropriatezza delle cure, con allegato il progetto “Right” per la verifica dell’applicazione di queste linee guida.

La salute degli europei e i cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici incideranno sulla salute degli europei? Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità – Europa pare di sì e per spiegare cosa cambierà e come far fronte alle nuove emergenze sanitarie ha stilato il rapporto “Protecting Health in Europe from climate change” per fornire informazioni attuali e fornire una traccia ai sistemi sanitari europei sulle modalità di intervento. La prima modalità di cambiamento sembra essere un aumento della frequenza di ondate di calore, alluvioni e siccità di diverso tipo nel nord e sud Europa. Per ciò che riguarda il nostro “cortile”, l’europa centrale e meridionale, si assisterà ad un aumento delle temperature estive superiori alla media, una diminuzione delle precipitazioni annuali senza riduzione dei casi estremi con periodi di siccità. Le popolazioni maggiormente esposte saranno quelle delle grandi città, più esposte all’inquinamento e quelle che vivono nelle fasce ad alto rischio idro-geologico. in qualunque Paese si trovino, le categorie maggiormente a rischio rimangono i poveri, gli anziani, i malati e i giovani. I pericoli più insidiosi sarebbero rappresentati dagli impatti delle situazioni estreme di ondate di calore  ma anche di freddo soprattutto per popolazoni che hanno maggior difficoltà all’approvvigionamento energetico, l’insieme di malattie legate al cibo, la variazione di distribuzione delle malattie infettive anche per la colonizzazione di specie patogene provenienti dall’area sub- e tropicale. Non ultime le malattie di pertinenza dell’apparato respiratorio causate dall’aumento dei livelli di ozono a livello del suolonelle città e il cambiamento nella distribuzione dei pollini.

L’analisi comunque suggerisce la necessità di adattamento dei sistemi sanitari attraverso soprattutto una diversa distribuzione dei servizi ed un’attenta preparazione agli eventi estremi. I professionisti dei sistemi sanitari dovranno essere i primi riguardo nel campo della prevenzione, individuazione e risposta agli effetti del cambiamento climatico. Un problema da considerare sarà inoltre dato dall’aumento delle spese sanitarie delle famiglie che dovranno quindi essere considerate per non lasciare “alla prova dei mezzi” coloro ce non possiedono risorse aggiuntive per far fronte a tali rischi. La sicurezza sanitaria risulta quindi un perno centrale ineliminabile con la necessità di sostegno alla sanità da parte di altri settori, ad esempio anche con il rafforzamento dello sviluppo di sistemi di indagine e di comunicazione. Fondamentali risultano anche il potenziamento della forza lavoro del settore sanitario e la necessità di rendere ecosostenibile ogni servizio sanitario.

Stanno distruggendo la sanità pubblica italiana

La sanità piemontese affidata ai proconsoli.

La sanità piemontese in mostra oggi sulle pagine dei giornali. Da una parte il Prof. Fronda, Direttore della Chirurgia delle Molinette, denuncia che con il blocco previsto dalla Giunta Cota nei prossimi mesi dovrà ridurre posti letto ed interventi per mancanza di personale. Dall’altra il consigliere del Presidente della Regione arruola 13 nomi illustri della sanità piemontese per intervenire su altrettante aree sanitarie dall’emergenza per infartuati, alla rete per gli ictus peraltro già avviata dalla precedente amministrazione. In mezzo a tutto questo il silenzio dell’opposizione tutta, che non si scandalizza del fatto che si crei una struttura aristocratica medica che deciderà al di là della normale dialettica democratica e scientifica e che lascia senza colpo ferire che sia attivato un vero e proprio razionamento delle prestazioni sanitarie a ridosso dell’estate, momento certamente critico come ben sanno i medici che lavorano negli ospedali e ambulatori. Fare una seria opposizione in Regione significa anche incalzare i decisori politici sul fatto che esistono priorità che vanno affrontate con professionalità e che la prima cosa da osservare è come l’amministrazione possa favorire il lavoro dei medici. Perchè i medici sanno lavorare, si organizzano in società scientifiche che elaborano linee guida, costruiscono modalità di gestione attraverso la discussione ed il consenso dei propri aderenti e hanno da molti anni rifiutato nello svolgere la loro professione tipi di organizzazione a sfondo paternalistico, come sembra voler invece costruire la nuova Giunta Regionale. Questo è infatti il modello di sanità che sta muovendo i primi passi in Piemonte: un paternalismo che non coinvolge più solamente i pazienti, ma anche i medici delle strutture sanitarie: un ritorno indietro nel tempo contro ogni forma di organizzazione sanitaria moderna. Il tutto condito dal completo silenzio dell’Assessore Regionale alla Sanità che dovrebbe essere lo “specialista della materia. Se verrà qualcosa di buono saremo certamente favorevoli ad applicarla senza dubbi, ma la politica che entra nella Medicina dalla porta di servizio attraverso i proconsoli diventa certamente pericolosa. Se certamente eravamo consapevoli di che piega avrebbero preso gli eventi un minuto dopo il responso delle urne, ciò che ci fa male è il silenzio molto più pericoloso dell’opposizione democratica, che sembra aver smarrito anche la capacità di leggere  i fatti che accadono sotto gli occhi di tutti, dopo aver smarrito le idee.

Cellule sintetiche

Se volete saperne qualcosa di più sulla creazione di cellule “sintetiche” potete vedere l’anticipazione su Science online dell’articolo che sarà contenuto nel prossimo numero. Inutile dire che si tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica che farà molto discutere e che troverà ancora molta impreparazione dal punto di vista bioetico. Personalmente ritengo questo un meraviglioso passo in avanti.

La scienza senza legge. La politica guarda altrove

Il progresso è più rapido della giustizia. Il problema è che la politica è ancora meno rapida della legge. Se tutti i nostri parlamentari sono in corsa per vedere come correre o meno dietro alle necessità del Presidente del Consiglio, esistono aspetti che possono farci scivolare ancora più in basso nell’unica possibilità che abbiamo di risollevare e rendere al passo con i tempi il nostro Paese. Parliamo di innovazione che crea lavoro e ricerca che non riusciamo ad attrarre. Un dibattito che si è aperto e di cui continuiamo a non vedere traccia nei nostri media è quello sulla brevettabilità delle sequenze geniche. in sostanza non possediamo un sistema giuridico flessibile e efficiente che possa dare risposte efficaci all’evoluzione delle ricerche che si stanno compiendo nel mondo riguardanti l’uso e la proprietà di sequenze di genoma che possono già oggi contribuire a dare sollievo a molte persone affette da diverse malattie. Oggi esiste infatti una zona grigia di ricerche, offerta di servizi, test, applicazioni cliniche che non possono essere utilizzati in sicurezza perchè mancano le regole ed i confini di applicazione. E, a ben vedere, l’argomento non sembra di forte interesse per la politica che in questo caso dovrebbe rappresentare lo strumento per accendere il nostro futuro anche in questo campo. Perchè oggi si sta andando velocemente dalla scoperta alla applicazione della bioingegneria. La stessa ricerca e la conseguente brevettabilità impegna risorse ingenti sia in termini di milioni di euro che di anni. E la partita che si sta giocando è quella di una nuova medicina, dove le cure diventano personalizzabili, dove la genetica è impiegata per stabilire quali cure possano o meno funzionare su una determinata persona. Il fatto che nel nostro Paese l’attenzione a questi risvolti sia pressochè nulla, ci porta ad essere poco “appetibili” come sede di ricerca e sviluppo scientifico e questo è un problema sempre più evidente che ci sta allontanando dalle nazioni più progredite, con un domani fatto semplicemente di spesa per comprare quelle tecnologie che potevano possedere in casa. Senza tenere conto che spesso sono proprio i giovani i ricercatori che si applicano in questi campi. Giovani di cui abbiamo bisogno perchè hanno idee e capacità di sviluppare lavoro per sè e per gli altri. Una vera forza che si candida alla guida del Paese deve sicuramente stare in guardia nella difesa dei valori della Costituzione e delle aberrazioni “ad personam”, ma dovrebbe centrare la sua azione e la sua proposta su questi temi, farne il proprio motore trainante. Se ci si vuole occupare di sistema giuridico, si inizi a costruire una proposta vera su questo tema facendolo diventare la punta di diamante dell’azione politica. Anche le persone che tutti i giorni si alzano la mattina per andare a lavorare in ogni condizione comprenderebbero meglio a cosa serve la politica.

Votare per la salute?

Spulciando tra i programmi dei candidati inglesi per le prossime elezioni del 6 giugno in Gran Bretagna ci si può imbattere in una proposta apparentemente curiosa avanzata dai liberaldemocratici di Nick Clegg sulla sanità. In sintesi l’idea è quella di trasformare i “primary care trust”, che possiamo pensare come i corrispondenti della nostra Asl, in organi elettivi. In realtà l’idea non è così curiosa come potrebbe apparire e ne abbiamo traccia anche in Italia nell’opera di Maccacaro negli anni ’70. Proprio oggi, nel pieno della discussione di deficit sanitari, di critica ai poteri dei Direttori Generali sempre più monocratici, di ingerenze della politica persino nella nomina dei primari degliospedali, questa proposta non è certamente da scartare. Malgrado tutto, infatti, uno dei settori di spesa maggiormente delicati e certamente onerosi, rimane in mano diretta non tanto della politica, quanto dei politici senza nessun vero controllo da parte di chi fruisce dei servizi sanitari. Il fatto che chi amministra il settore locale sanitario debba rispondere direttamente ai cittadini senza interposizioni e debba presentare un ventaglio di soluzioni al giudizio degli stessi fruitori del servizio con possibilità di scelta, potrebbe configurarsi come una piccola rivoluzione positiva con una semplificazione tra chi governa un sistema e chi ne usufruisce, rendendo maggiormente responsabili anche i cittadini del territorio sulle scelte da compiere e sottraendo la nomina al clientelismo politico e a meccanismi oscuri da parte ad esempio dei Presidenti di Regione che continuano a non essere perfettamente chiari. Chiaramente questa è una traccia che deve essere maggiormente sviluppata per ciò che riguarda il nostro territorio e che necessita di limiti e contrappesi adeguati come obbiettivi di politica sanitaria nazionali condivisi e mantenimento di interesse pubblico. Ma sicuramente ha il pregio della chiarezza, della responsabilità dei cittadini di una comunità data, della possibilità di scelta tra diversi programmi, di elezione di tecnici con una certa conoscenza del territorio in questione e via discorrendo.

Minestrine sanitarie

Il Presidente della Regione Piemonte annuncia un nuovo piano sanitario in cui gli ospedali saranno gestiti secondo un modello “riunito” nelle ASO e scorporate dalla ASL. Il Pd critica il modello e rilancia l’attuale modello. Cosa ne capisca la gente è tutto da vedere. Mi sembra il solito giro di valzer incentrato sulle partite di giro dei soldi e di tentativi di penetrazione della sanità privata. Non mi sembra un gran cambiamento: dal punto di vista della maggioranza le solite storie; dal punto di vista dell’opposizione idem. La tristezza è che nessuno parla di cosa effettivamente si aspettano le persone che si rivolgono alle strutture sanitarie. Oltre al fatto che di prevenzione, cure domiciliari, assistenza di prossimità, miglioramento delle diseguaglianze di salute non se ne parla proprio. Mah!

Insieme per Bresso: lotta alle diseguaglianze di salute come priorità

Esiste una ragione molto semplice per promuovere questo obbiettivo come priorità nell’agenda delle politiche sanitarie e sociali: le diseguaglianze di salute sono la dimostrazione che esiste una riserva di salute che il nostro sistema sanitario può – e deve- recuperare. Il fatto stesso che esistano gradi diversi di salute con cause “esterne” all’individuo quali le condizioni ambientali, di reddito, la salubrità del lavoro, l’accesso alle prestazioni sanitarie e via discorrendo, deve orientare la nostra azione nel guadagnare tutta la salute possibile.

Una precondizione è che soltanto un sistema sanitario con caratteristiche di equità ed incentrato su un asse pubblico può guadagnare questa riserva di salute. Come d’altro canto comprendere e intervenire sulla genesi di questi disequilibri può portare consistenti miglioramenti e rafforzare un sistema sanitario pubblico.

L’azione sulle diseguaglianze di salute si inserisce inoltre efficacemente nelle diverse categorie che determinano la salute di una popolazione. Prendendo anche solo i quattro determinanti più riconosciuti ed importanti (l’impronta genetica, l’assistenza sanitaria, i cmportamenti individuali e le condizioni sociali) questo tipo di obbiettivo interessa immediatamente e simultaneamente ognuno di questi aspetti.

Sembra inutile, infine, accennare al fatto che questo tipo di diseguaglianze non può che essere considerato ingiusto, in particolare per il ruolo che spetta alla salute umana in termini di diritti umani: la salute o il suo recupero rappresentano nello stesso tempo un bisogno ed una risorsa di base, necessari a raggiungere tutti gli obbiettivi vitali e a promuovere la libertà degliindividui nella società.

Se quindi questo tema non risulta nuovo nelle politiche dei piani sanitari, il nostro impegno non può che essere quello di farne uno dei temi centrali della salute in Piemonte, superando immediatamente almeno tre cause:

  • lo scollamento tra la ricerca medico-epidemiologica, quella sociale statistico-demografica e quella economica;
  • la povertà di fonti informative di utilizzo comune che stimolino iniziativ integrate di ricerca scientifica;
  • la scarsa integrazione tra fonti di finanziamento della ricerca nei diversi campi.

Insieme per Bresso: una proposta su salute ed ambiente

Quando parliamo di ambiente non possiamo non parlare di salute. Un esempio fondamentale è il legame che esiste tra la sfida energetica e la tutele della salute. Uno dei nodi principali infatti non sembra essere tanto la possibilità di reperire energia, bensì le conseguenze dell’utilizzo di fonti energetiche alle quali ci stiamo affidando in modo “eccessivo” e i relativi impatti dannosi. Quindi uno dei primi passi da compiere è l’individuazione degli effetti sull’uomo e dei fattori scatenanti. Richard Klausner individua alcuni punti su cui interrogarsi preventivamente nella valutazione delle differenti possibilità di scelta:

- quali saranno gli effetti

- in che modo si manifesteranno

- quale sarà la loro portata

- quando si manifesteranno

- chi verrà colpito in misura maggiore.

Esistono strumenti scientificamente consolidati per rispondere a queste domande?

Uno degli strumenti più raffinati che viene impiegato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle sue rendicontazioni sullo stato globale della salute è il DALY, sigla che significa Disability-Adjusted Life Years. Questo strumento permette di “misurare” il peso della malattia in una comunità attraverso la combinazione di diversi parametri: perdite dovute a morte prematura e perdite di vita sana dovuta a forme di inabilità. 1 DALY è uguale allaperdita di un anno di vita in buono stato di salute. Tra le diverse funzioni, il DALY serve anche a selezionare e misurare il costo degli interventi per la prevenzione e/o cura di determinate malattie, quindi anche per la definizione delle priorità in sanitarie e per la scelta dell’attribuzione di risorse finanziarie e umane.

Una proposta che sostengo per la prossima legislatura regionale in Piemonte è l’introduzione di questi tipi di parametri per valutare in maniera più scientifica,  comprendere gli impatti di ciò che scegliamo dal punto di vista ambientale e disegnare le priorità in sanità derivanti dalle scelte ad esempio energetiche che ci apprestiamo a compiere.