Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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No all’Ospedale di Moncalieri

Come riportato da una nota di Eleonora Artesio, la seduta odierna della IV Commissione – sanità della Regione Piemonte ha chiarito come gli ospedali di Moncalieri, alessandria, Venaria, casa della salute di Asti e via discorrendo non sono all’ordine del giorno della Regione Piemonbte. In sostanza non si faranno. I fondi disponibili nel bilancio di previsione 2011 di 50 milioni di euro per l’edilizia sanitaria saranno ripartiti sinteticamente nelle due città della salute di Torino e Novara e in un capitolone unico per misure di messa in sicurezza dei vari presidi sanitari. Non possiamo quindi che prendere atto che ad esempio il nuovo ospedale di Moncalieri che si sarebbe dovuto costruire in zona Carpice sarà inglobato nella nuova città della salute di Torino che soddisferà i fabbisogni anche delle popolazioni di Moncalieri e Nichelino

Sanità in discreta salute, cresce il privato

Il Rapporto Oasi 2010 del Cergas Bocconi evidenzia che il Ssn riesce a controllare la crescita della spesa, che resta inferiore del 9% alla media Ue-15. Carenti lo sviluppo di strumenti manageriali e l’attuazione di nuove policy.

Un sistema che riesce a contenere la crescita della spesa (+2,4% nel 2009), ma non a rispettare i tetti di spesa, impegnato a formulare nuove policy per venire incontro ai nuovi bisogni ma che non riesce ad affiancare a questa evoluzione una crescita degli strumenti e delle professionalità richieste. È questo il quadro che emerge dal Rapporto 2010 dell’Osservatorio sulla funzionalità delle aziende sanitarie italiane (Oasi) del Cergas Bocconi (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale), il rapporto che ogni anno evidenzia i punti di forza, criticità e dinamiche in atto del Servizio sanitario nazionale.

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In Italia sempre meno consultori

Roma, 20 nov. (Adnkronos Salute – via univadis) – Pochi, sempre meno, e con un organico ridotto: è la fotografia scattata dal ministero della Salute sulla situazione dei consultori familiari in Italia, strutture finalizzate ad assicurare informazione e assistenza psicologica, sanitaria e sociale per la maternità, la paternità e la procreazione responsabile. A 35 anni dalla loro istituzione, ne risultano attivi solo 1.911 (dato 2009). Pochi, considerando che secondo la legge ce ne dovrebbero essere più di tremila. E invece di aumentare, la loro presenza sul territorio sembra ridursi. Nel 2007 se ne contavano 2.097, quindi in due anni ne sono stati chiusi o accorpati ben 186. Analizzando l’indagine pubblicata sul sito web del ministero della Salute, si scopre poi che solo in 6 Regioni (Piemonte, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Sicilia) è presente in tutte le Asl un budget vincolato per l’attività dei consultori. Ma non è solo un problema di strutture. A scarseggiare è anche il personale che lavora all’interno dei consultori familiari. Secondo l’analisi, solo il 21% delle strutture dispone di 6-7 figure professionali, così come previsto dal Pomi (Progetto obiettivo materno infantile).

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Il costo del sistema sanitario. Progressisti e conservatori

I progressisti non sono ciechi di fronte alle esigenze delle scarse risorse del sistema sanitario. Non si nascondono il fatto che siamo in un periodo di crescita zero e che le risorse sono limitate e molto meno disponibili rispetto al passato. Ma il punto fondamentale che divide i progressisti dal nuovo conservatorismo leghista è quello che gli studiosi di economia, non solamente sanitaria, hanno descritto come il “mito della quadratura dei conti”. In sostanza l’equilibrio finanziario viene considerato oggi dall’attuale governo della nostra Regione come un obbiettivo – forse l’unico obbiettivo da raggiungere – mentre i progressisti lo interpretano come un vincolo da rispettare. Da ciò nascono le diverse scelte sul come impiegare le risorse sanitarie, la cosiddetta allocazione delle risorse. Ma mentre, come ricordato, l’equilibrio economico-finanziario può costituire il vro obbiettivo di una politica conservatrice, i progressisti pensano che la caratteristica principale e particolare delle politiche sanitarie e della suddivisione delle risorse all’interno di esse deve contenere una valutazione chiara dei risultati ottenibili in termini di miglioramento dei livelli di salute. Il vincolo del bilancio significa che un’azione rispetto ad un’altra porta sì a minori spese, ma soprattutto ad un miglioramento del livello di salute. Tutti e due i termini devono essere presenti, mentre per le politiche conservatrici l’unica preoccupazione è una diminuzione dei costi e basta.

Le parole dei progressisti sulla salute.

Nel momento in cui il Presidente della Regione Piemonte ha annunciato di voler mettere mano alla questione sanitaria, credo sia giusto ricordare a tutti noi alcune parole che i progressisti dovrebbero rilanciare in maniera forte e netta. La prima è che il bilancio delle spese sanitarie non rappresenta un fine, ma un semplice vincolo e tale deve rimanere. La seconda è che continuano ad esistere diseguaglianze di salute che possono essere sicuramente abbattute: le diseguaglianze di salute non sono degli ineluttabili destini, ma possono e devono essere superate. La terza è ricordare che ogni sistema sanitario deve recuperare salute e tutte le morti evitabili. Esiste una sacca di miglioramento a cui si può attingere immediatamente e senza costi aggiuntivi. Questi sì, sono fini che devono essere perseguiti  come prioritari e sono alcune parole che solo i progressisti possono, con tenacia, rendere vive.

Il vaccino anti-aids è proprietà pubblica

Malgrado le cautele di rito, il cosiddetto “vaccino anti-aids” – o Tat dal nome della proteina su cui agisce – ha molti pregi ed è la speranza di ognuno di noi, soprattutto di chi vede la devastazione della malattia. Tra tutte le positività è veramente utile segnalarne una spesso non ricordata.Il vaccino Tat, infatti come dice Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto superiore di Sanità «è un modello perfetto di ricerca traslazionale pubblica, cominciata dal laboratorio per arrivare al letto del paziente. L’Istituto ha protetto la proprietà intellettuale registrando dieci brevetti». Da cui non si esclude un domani la collaborazione con le aziende farmaceutiche, ma al contrario la produzione e la commercializzazione troverà queste come grandi alleate. Ma questa volta su un piano di parità e con il beneficio della cosa pubblica. Un modello veramente da incentivare come nuova frontiera dell’innovazione della ricerca in cui gli istituti pubblici investono sulla formazione di ricercatori e ne traggono benefici, magari da reinvestire in un circolo virtuoso. Dove anche gli argomenti di ricerca possano essere indirizzati verso tutto ciò che è interesse appunto pubblico.

La Danimarca lancia la tassa sul grasso

Una curiosità pubblicata sul numero di ottobre del “Journal of Men’s Health” riguarda una nuova forma di tassazione sui grassi adottata in Danimarca. Le statistiche danesi hanno calcolato che circa il 53% degli uomini adulti sono in sovrappeso e quindi si è pensato di aumentare la tassazione di circa il 25% su alimenti quali gelati, cioccolato, caramelle oltre che bevande, tabacco e prodotti alcoolici. Pare che entro la fine dell’anno sarà introdotta una specie di “tassa sul grasso”. L’intervento ha ricevuto il plauso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ritiene la tassazione uno degli interventi più efficaci per la lotta ai danni alcool-correlati, da consumo di tabacco e obesità. Come confermato anche dal Segretario Generale dell’EPHA, Monika Kosinska, l’idea sottostante è certamente più complessa: “la Danimarca non solo aumenterà la salute in generale della popolazione, ma in questo modo si allevieranno anche gli oneri per il sistema sanitario pubblico  aumentando le risorse proprie in un momento di recessione, quando gli Stati membri sono costretti al taglio della spesa pubblica”. La stima dell’EPHA è che le patologie legatre all’alimentazione rappresentano ormai la causa del 60% delle morti premature. E questa riforma fiscale danese affronta effettivamente una delle principali cause di morte evitabile. Sempre Monika Kosinska è convinta che “la riforma fiscale danese è un esempio da seguire da parte dell’Unione europea e altri Stati membri, che dovrebbe essere integrato da misure volte a garantire la disponibilità e l’accessibilità di cibo nutriente per tutti.’

La scienza italiana assente all’ISMH.

Se dovessi fare una cronaca sulla rilevanza del nostro Paese nella comunità scientifica, sarebbe sicuramente una cronaca amara. Questo è il sentimento che mi ha accompagnato ritornando dal 7° Congresso Mondiale sulla salute maschile (7th men’s health world congress della International Society of Men’s Health) tenutoso a Nizza dal 28 al 30 ottobre. Il problema non era dato tanto dal fatto che non è stata prevista nessuna traduzione simultanea in italiano mentre era presente quella in russo. Il problema è stato  quello di non aver visto nessuna sessione in cui fosse presente qualche nome del nostro Paese o non aver trovato nessuna comunicazione scientifica fatta da italiani – magari mi sarà sfuggita ma sicuramente il numero non sarà maggiore di 1 -. Eppure il discorso della sanità maschile è stato affrontato nei suoi diversi aspetti: dalla salute dei carcerati alla prevenzione di malattie su cui le donne hanno certamente molto da insegnarci da anni. Anche alcuni aspetti socioeconomici e di azione politica sono stati affrontati con dovizia e comparazioni, ma le politiche governative italiane semplicemente non esistono e spesso il nostro Paese non viene considerato molto interessante nemmeno per i dati statistici. Ma, se posso dire, mi ha davvero sorpreso come i nostri ricercatori non siano riusciti a dire nulla in un simposio internazionale di questo tipo. La ricerca italiana latita o comunque non riesce più ad emergere, a creare discussione, a proporre linee d’azione. Non credo sia un problema di “teste”, ma, come si parlava con qualche collega anche straniero, la ricerca italiana non riesce più ad esistere per mancanza di risorse e sparisce dal panorama mondiale. Forse bisognerebbe davvero iniziare a tirare su il velo su queste cose, perchè l’idea che spesso alberga nella mente dei nostri concittadini è che malgrado tutto, malgrado le difficoltà, gli scienziati italiani siano comune presenti nel panorama internazionale con la loro creatività. Non è così: il mondo scientifico è dominato in mnaiera schiacciante da americani, francesi, tedeschi, spagnoli, russi, con i paesi del medio oriente che stanno lanciando molti ricercatori di talento, gli indiani in forte crescita, i cinesi sempre presenti e che diligentemente prendono appunti e stringono contatti e collaborazioni.

P.S. dopo queste note amare cercherò di ritornare su cosa bolle in pentola nella salute del maschio nel mondo

Monferino part time?

Rientrato da una parentesi di aggiornamento in Francia, scopro che il nuovo Direttore Generale della sanità in Piemonte stia ancora a “bagnomaria” nell’attesa che qualcuno sciolga il rebus delle sue compartecipazioni nei c.d.a. – remunerati – di diverse aziende. In soldoni firmerà il suo contratto in Regione se gli saranno garantite le prebende che attualmente riceve da altre fonti. Una domanda semplice semplice potrebbe essere quella di come farà a garantire una costante presenza in assessorato, tenendo conto che l’impegno non è certamente da considerarsi alla stregua di un hobby. Chi lavora per la sanità certamente non lo fa solo per passione, ma da qui a pensare al part time ce ne corre davvero…

Il Sudan meglio del Piemonte?

Emergency apre un ospedale in Sudan in due anni. Usa anche tecnologie ecosostenibili e progetta la struttura partendo dale esigenze di chi vive nelle sale operatorie, nei reparti, negli ambulatori. Perchè questi lavoratori sanno quali saranno i flussi delle persone, da dove verranno, come si muoveranno all’interno di un ospedale, dove andranno. Due anni. Noi siamo ancora a capire se possiemo fare la città della salute, dove, come. L’obbiettivo di emergency è semplice: dare le migliori risposte possibili di salute. E chiaramente il concetto di “spreco” non è nemmeno immaginabile date le risorse possedute. L’obbiettivo è una risposta alla salute. Non altro. Non gli ospedali “Hub” con i “satelliti” del nostro Presidente del Piemonte. Mi chiedo come sia possibile che chi lavora in sanità non abbia la nausea e non dica nulla.