Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Annuario dati ambientali ISPRA 2012

L’Annuario dei Dati ambientali ISPRA 2012, presentato a Roma il 17 luglio scorso, raccoglie tutti i dati sullo stato dell’ambiente in Italia e si conferma punto di riferimento per decisori politici, ricercatori, detentori di interessi economici e cittadini. Il report, giunto alla sua undicesima edizione, viene proposto in molteplici versioni, per rispondere alle esigenze di un’utenza ampia e variegata. Oltre alla versione integrale, infatti, il report dell’Istituto è organizzato in “Tematiche in primo piano”, “Tematiche in primo piano light”, “Annuario in cifre”, “Database”, “Multimediale” e “Fumetto”, destinato a un pubblico giovane di non esperti.

Qui il link per scaricare il rapporto nelle diverse versioni

Consultazione pubblica sulle Riforme Costituzionali

Da ieri si è aperta la consultazione pubblica online lanciata del Governo riguardante la riforma della Costituzione. In sostanza chiunque e con qualsiasi livello di conoscenza della materia, potrà proporre “emendamenti” per la riforma della nostra Carta attraverso un percorso ideato in tre livelli: un questionario breve, un altro di approfondimento e un terzo momento di discussione pubblica. Certamente si rovesceranno su questa iniziativa tonnellate di critiche, di banalità varie, di superficialità inaspettate, ma credo che l’iniziativa sia comunque un fatto molto positivo da non sottovalutare. Se infatti non ci fosse continueremmo tutti ad alzare alte grida di lamento sulla ovvia questione del distacco tra i cittadini e le istituzioni. Ora, dal momento che invece esiste, faremmo molto meglio a sfruttare un’occasione del genere in maniera seria, lasciandoci l’italico gusto del lamento sul “benaltrismo” dietro le spalle e partecipando senza tante storie. Perché anche il modesto obiettivo di avvicinare meglio la nostra Carta Costituzionale, di cui molti parlano e pochi conoscono, risulterebbe un passo avanti non malvagio. Nella stessa strutturazione della consultazione, sono infatti disponibili diverse possibilità di approfondimento sulle idee e le contrapposizioni che hanno impegnato gli estensori della Carta e che dovrebbero essere molto più presenti e conosciute nel dibattito attuale. Certamente rimarrà il rischio della banalizzazione e lo strumento possiede i limiti che tutti possiamo immaginare ma la cartina di tornasole che rappresenta potrebbe snidare tutto il chiacchiericcio di chi demolisce e non ha idee sensate da proporre. A prenderlo sul serio, si potrebbe provare a vedere l’effetto che fa proponendo questo ponte tibetano ai vari caminetti ristretti dei nostri partiti e via via a tutte le associazioni della società cosiddetta civile per vedere se, davvero, esistono idee serie nascoste negli anfratti della nostra comunità civile e in quei movimenti che tanto demoliscono prendendo fiumi di voti e poco propongono. Proviamoci…

Qui il link della consultazione

IEA: energie rinnovabili tallonano il primato del carbone per l’elettricità

Un messaggio molto chiaro quello lanciato dalla direttrice dell’International Energy Agency oggi a Roma: nel 2016 a livello mondiale le fonti rinnovabili supereranno il gas e diventeranno la seconda fonte di produzione di energia elettrica dopo il carbone. In sostanza – afferma la direttrice Maria van der Hoeven – nel 2018 le fonti rinnovabili arriveranno a produrre circa il 25% dell’elettricità. Il quadro d’insieme viene completato dai dati del rapporto redatto dallo stesso IEA secondo cui le rinnovabili risultano ad oggi già competitive nelle aree in cui è possibile sfruttarle in maniera intensiva, con l’eolico che si affianca agli impianti a carbone o gas soprattutto in Australia e Nuova Zelanda e il fotovoltaico già vincente in Spagna, Italia, Germania meridionale, Danimarca. Un capitolo di approfondimento riguarda il nostro Paese dove le rinnovabili nel 2012 hanno coperto il 31% della produzione di energia elettrica lorda. Le conclusioni più “politiche” sono ancora più stringenti: lo sfruttamento delle nuove filiere energetiche rinnovabili saranno determinanti per i Paesi già industrializzati e non cogliere l’occasione significherà uscire dal mercato energetico a favore dei PAesi di più recente industrializzazione. E più della metà della crescita del mercato delle rinnovabili nei prossimi 5 anni si giocherà nell’area non Ocse.

F35: due o tre cose che il Gen. Camporini dovrebbe ristudiarsi

Davvero singolare la nota apparsa a firma del Gen. Vincenzo Camporini su Italia Furtura, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa. In sostanza il Nostro definisce surreale la discussione sugli F35 – JSF per diverse ragioni: a) in realtà i soldi non sono oggi disponibili e pertanto la rinuncia non ripagherebbe l’Iva, asili nido o opere per la protezione del territorio; b) la cancellazione produrrebbe una caduta occupazionale e “suonerebbe come un invito ai nostri giovani e brillanti ingegneri a cercarsi lavoro in altri Paesi; c) senza sistemi d’arma avanzati saremmo fuori dai giochi politici internazionali, a differenza di quanto è avvenuto ad esempio recentemente in Libia dove i nostri Tornado hanno difeso gli impianti ENI.  Davvero singolare ma poco efficace la difesa del Generale. Ad esempio il futuro delle opere pubbliche, il blocco dell’Iva o gli asili nido non vengono finanziati avendo subito in saccoccia tutti i soldi, ma alla stessa maniera degli armamenti: mettendoli in preventivo di spesa e spendendoli nei diversi anni. La cancellazione dell’acquisto di questo tipo di tecnologia non farebbe fuggire tutti i nostri giovani ingegneri all’estero. L’alta tecnologia è ben e maggiormente presente in altri settori della vita civile come ad esempio la medicina: i nostri ingegneri potrebbero impegnare (e in realtà già lo fanno) la loro intelligenza su argomenti tecnologicamente molto più avanzati dei sistemi d’arma come quelli medici, di protezione climatica, di studio dei nuovi materiali e quant’altro. Basterebbe solo che lo Stato desse segnali più “sinceri” in questi settori. Sulla questione del ruolo della nostra presenza in scenari di guerra come il recente libico, davvero il Gen. Camporini farebbe meglio ad applicarsi maggiormente ad altri settori. Prescindendo dal fatto che la difesa dei pozzi Eni non ha trovato di fronte tecnologia militare d’avanguardia ma quattro poveretti davvero mal equipaggiati, lo inviterei a ristudiarsi un po’ di storia patria. ad esempio, giusto parlando di Eni, gli porterei l’esempio di come Enrico Mattei riuscì a far entrare la debole Italia postbellica nel parterre petrolifero e di come mantenne intatte le torri di estrazione petrolifere in tempi certamente non meno “bellicosi” degli attuali. Fece una cosa molto semplice: strinse accordi e patti equi con i governi legittimi padroni dei territori ricchi di oro nero, inaugurando il famoso 50-50. Non quindi prendendoli con le armi, ma stipulando patti equi, cosa che ne ha permesso la difesa per lunghi anni anche al di là dei blocchi politico-militari dell’epoca. Non è sempre vero che “si vis pacem para bellum”. Ci ripensi, Generale.

Mario parabellum Mauro

Più che a Vegezio, Cornelio Nepote e Cicerone, il Ministro Mauro che è riuscito a coniare la locuzione memorabile “per amare la pace armare la pace” mi sembra l’epigono della fabbrica di armi Deutsche Waffen und Munitionsfabrik, sulla cui porta d’ingresso compariva il famoso “si vis pacem para bellum” e che inventò i famosi proiettili “Parabellum”, appunto. Sic transit gloria mundi…

Green Obama

“Dobbiamo agire. Come Presidente, come padre e come americano, sono qui per dirvi che dobbiamo agire”. Così Barack Obama riscrive la sua agenda verde e lancia la sua battaglia contro il cambiamento climatico nel suo molto atteso discorso alla Georgetown University. E non ha deluso, non si è sottratto a prese di posizione puntuali come quella riguardante la costruzione dell’oleodotto di Keystone che ha allertato gli ambientalisti americani. Proprio su questo punto ha rimarcato un punto fondamentale per capire la nuova strategia dell’amministrazione Usa ed un cambio di passo che potrebbe segnare davvero la differenza su cui misurare le politiche dei governi. “Gli interessi nazionali – ha detto il Presidente Usa – saranno serviti se questo progetto non esaspererà gli effetti dell’inquinamento da carbonio. Gli effetti negativi non possono prevalere. Non ci possono essere ulteriori effetti negativi sul cambiamento climatico, quindi faremo una valutazione necessaria per capire se andare avanti con la costruzione”. Un’affermazione davvero pesante: la protezione ambientale è interesse nazionale. Così come la green economy diventa una sorta di spina dorsale della futura crescita economica americana senza irrealistici furori ideologici: “L’economia verde può essere il motore per i prossimi decenni e voglio che costruiamo quel futuro. È il nostro compito. Questo non vuol dire che improvvisamente smetteremo di produrre carburanti fossili, un periodo di transizione richiede tempo, ma chi dice che questo danneggerà i rifornimenti energetici, mente”. Per non dare l’idea di una semplice enunciazione, Obama ha annunciato che il piano prevede 8 miliardi di dollari in garanzie per prestiti per investimenti su tecnologie che impediscano il rilascio di biossido di carbonio, fissando parametri di riduzione pari a più del 50% dell’inquinamento annuale da carbone del settore energetico statunitense. Oltre ad un secco mandato all’EPA (Environmental Protection Agency) per la compilazione di azioni contro le emissioni climateranti di CO2 entro giugno 2014.

Qui la bella infografica della Casa Bianca sul piano di Obama

La nascita di Green Italia: l’ambiente che vuole fare

Da segnalare due interessanti articoli sulla costituenda formazione “Green Italia” – che si riunirà il prossimo 28 giugno a Roma – con i contributi di Della Seta- Ferrante e Beppe Gamba di cui riprendo un inciso significativo 

Quello che stiamo proponendo non è una nuova “formula” dei Verdi: io sono convinto che, purtroppo, in Italia, i Verdi Italiani e gli ambientalisti – a torto o a ragione – abbiano dato di sé l’idea di quelli che non fanno fare le cose. Noi ci proponiamo, al contrario, di “fare le cose” giuste, “fare le cose” dello sviluppo sostenibile. E fare le cose vuol dire anche che le ferrovie si debbano costruire, se necessarie, che gli impianti per il trattamento dei rifiuti sorgano sul territorio, se c’è bisogno, che gli impianti di produzione delle energie rinnovabili vadano realizzati. Certo, bisogna rispettare le regole, prima di procedere, occorre la valutazione di impatto ambientale: non è che ogni volta, un amministratore è costretto a correre dietro a un comitato Nimby locale! Perché altrimenti, torneremmo al passato. I Verdi italiani e una parte del nostro ambientalismo (a differenza di quanto accade in Europa) hanno finito con l’incarnare solo il “no”: al cambiamento e a un modello diverso di politica ambientale.

Obama lancia il piano verde contro il riscaldamento globale

Barack Obama riparte all’assalto contro il Global Warming – riscaldamento climatico – ed annuncia un “Piano Nazionale” che verrà presentato martedì 25 giugno alla Georgetown University. Poche le indiscrezioni sul contenuto del piano eccettuata quella riportata dal Wall Street Journal secondo il quale il piano prevede una regolamentazione delle emissioni delle centrali elettriche con forti riduzioni da parte soprattutto delle centrali a carbone. Ma dalle parole del Presidente Usa, oltre alla volontà di rispettare gli impegni internazionali presi per la riduzione del 17% delle emissioni di gas climalteranti rispetto ai livelli del 2005, traspare la convinzione che la green economy possa contribuire in maniera strategica al consolidamento dei fondamentali di produzione economici del gigante  americano. «Abbiamo bisogno di scienziati che mettano a punto nuovi combustibili; abbiamo bisogno di ingegneri che individuino nuove fonti energetiche e di aziende che le producano e le vendano; abbiamo bisogno di lavoratori che gettino le basi per un’economia ‘pulita’. Abbiamo bisogno di tutti, ognuno deve fare la propria parte per preservare quello che Dio ha creato per le future generazioni» ha dichiarato Obama. Il cambiamento climatico è per l’amministrazione americana non solo una sfida seria, ma l’opportunità per un nuovo paradigma economico

Il vero tema della politica oggi

Una  fondamentale riflessione di Alfredo Reichlin per capire di cosa abbiamo bisogno (qui il testo completo)

Le vecchie dispute sul Partito non servono. Sono le cose nuove del mondo che ci chiedono un partito grande e diverso. Io penso che abbiamo bisogno di un partito «largo», come del resto il Pd venne concepito, un partito dove convivono e si confrontano tra loro esperienze e culture diverse. Ma non un semplice contenitore di giochi politici, bensì una comunità umana che possa essere abitata anche dalle classi subalterne, cosa che non è oggi. Per soggetto politico, questo intendo: un luogo dove si elabora una visione del futuro, un progetto. E quindi dove si forma quel coagulo di forze, di intelligenze e di valori capaci di condizionare la vita sociale e morale di tutti gli italiani. Il tema del partito è inseparabile dal tema dell`Italia dal momento che l`Italia è posta di fronte alla sfida di ridefinire la sua vecchia identità nazionale. Ed è esattamente ciò che chiede un nuovo pensiero politico e una nuova soggettività (qualcosa di più che dimezzare il numero dei parlamentari: cosa ottima).

Lorenzin firma la sperimentazione Stamina senza sapere cosa sia

La speranza è che la notizia sia quantomeno falsa. Pare infatti che il neo Ministro della Sanità, Batrice Lorenzin, abbia firmato questa mattina il decreto per l’avvio della sperimentazione del cosiddetto metodo “Stamina” che si avvale dell’infusione di cellule staminali per la cura di diverse – e non meglio specificate – patologie. Sennonchè l’inventore del metodo, il Dr. Davide Vannoni, ha commentato stupito (come riportato dal Corriere.it): «Mi sembra molto strano. Ancora non ci è stato chiesto di consegnare il nostro protocollo, né è stata fissata la data del primo incontro». «Ci fa piacere che il ministro della Salute abbia firmato il decreto – aggiunge -, perché questo è indice della volontà di andare avanti con la sperimentazione, ma mi pare molto strano il fatto che Stamina non sia stata ancora convocata per un incontro». La data del primo luglio per l’avvio della sperimentazione, ha rilevato Vannoni, «è molto vicina e da parte nostra c’è la piena disponibilità a incontrarci per capire le caratteristiche che la sperimentazione avrà». Al momento però, ha aggiunto, «non sappiamo nulla: né quanti pazienti saranno coinvolti, né quale cell-factory produrrà le cellule staminali, né su quali patologie verrà avviata la sperimentazione con il nostro metodo». Prescindendo quindi dai giudizi di merito e dalla discussione sul perchè esistono dubbi di natura scientifica e non sull’avvio di questa vicenda, è quantomeno preoccupante che un Ministro firmi l’avvio di una sperimentazione senza che nessuno, nemmeno chi implicitamente la propone senza averne presentato prima il protocollo, sappia in che cosa consista.  Davvero preoccupante.