Il Partito Socialdemocratico tedesco formerà una nuova “Grande Coalizione” con a capo Angela Merkel. Questo è il risultato che il referendum tra gli iscritti dell’SPD ha indicato oggi, con una percentuale favorevole intorno al 75%. Si potrà essere o meno d’accordo con tale scelta, ma ciò che colpisce sono comunque le modalità della scelta che, personalmente, ritengo tra le più avanzate possibili. Tra tutte le diverse caratteristiche, la consultazione tra gli iscritti ha riguardato un programma dettagliato sulle politiche e i risultati su cui la coalizione dovrà lavorare. Il voto dei socialdemocratici tedeschi, infatti, non verteva su una vaga idea di maggioranza governativa, ma è stato preceduto dalla stesura di un programma dettagliato che è stato quindi sottoposto agli iscritti. Viene rovesciata, quindi, la sovranità delle scelte: gli iscritti ad un partito, sulla base di un programma, scelgono di dare legittimità ad un Governo e non, come accade in altri luoghi, un Governo si autonomizza dalle forze che lo esprimono e propone una coalizione su un programma non ben definito. Il tutto in una cornice comunque simile, dove le elezioni non hanno permesso a nessuna forza di raggiungere una maggioranza sufficientemente forte per governare. Una modalità davvero dal sapore “riformista”, dove le forme non fanno a pugni con i contenuti.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Machiavelli, in fondo, si è anche occupato a modo suo di politica di difesa del territorio…
(…) Et assomiglio quella (la Fortuna) a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s’adirano, allagano e’ piani, ruinano li arberi e li edifizii, lievono da questa parte il terreno, pongono da quell’altra: ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, sanza potervi in alcuna parte obstare. E, benché sieno così fatti, non resterà però che li uomini, quando sono tempi quieti, non vi potessino fare provvedimenti, e con ripari et argini, in modo che, crescendo poi, o andrebbono per uno canale, o l’impetoloro non sarebbe né sì licenzioso né sì dannoso. Similmente interviene della fortuna: la quale demonstra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle, e quivi volta li sua impeti, dove la Sto arrivando! che non sono fatti li argini e li ripari a tenerla. E se voi considerrete l’Italia, che è la sedia di queste variazioni e quella che ha dato loro el moto, vedrete essere una campagna sanza argini e sanza alcuno riparo: ché, s’ella fussi reparata da conveniente virtù, coma la Magna (Germania), la Spagna e la Francia, o questa piena non avrebbe fatte la variazioni grandi che ha, o la non ci sarebbe venuta. (…)
Cosa può piacere all’italiano medio di Nelson Mandela? Forse l’idea che nella stessa figura si idealizzano i nostri Padri della Patria senza grandi divisioni, così da avere il coraggio e la combattività di Garibaldi unita alla capacità di trovare nella concordia/perdono tra le parti, il minimo comun denominatore nella fondazione di un nuovo Sudafrica alla Cavour. Tutto in una stessa figura, senza necessità di dividersi tra carbonari, affiliati alla Giovine Italia o vestire la camicia rossa. Che poi a qualcuno piaccia ancora di più è presto spiegato, tenendo conto di una semplice verità: che prima è finito in prigione e poi è diventato Presidente. Al contrario di certe icone nazionali…
Ho sempre ritenuto che l’impegno civico consistesse, oltre che nel volontariato e nell’associazionismo, nella disponibilità a mettersi a disposizione per contribuire ad affermare, anche a livello locale, pratiche politiche corrette ed efficaci e a garantire il perseguimento degli interessi generali.
Perché consapevole delle difficoltà insite nella gestione quotidiana della cosa pubblica, non ho mai accettato ruoli che avrebbero richiesto un coinvolgimento che andasse al di là delle mie possibilità di dedicare il tempo e le energie necessarie a svolgere al meglio questo particolare tipo di impegno.
Tuttavia, come Presidente del Consiglio e come membro della Maggioranza in diverse legislature, ho accumulato un’esperienza tale da aver spinto diverse persone a chiedermi di rendermi disponibile per metterle a frutto.
Pur ancora appassionato del mio lavoro, ma conscio che la mia attività professionale sta volgendo al termine, credo effettivamente che la mia esperienza possa venir utile in questa fase dove ai problemi più pressanti della popolazione ci si deve avvicinare con un bagaglio di competenze ed esperienza adeguato. Credo, in particolare, di aver maturato una conoscenza della società civile tale da rendere possibile il coinvolgimento (dentro e fuori della Giunta) delle persone adatte, per competenza ed onestà, ad affrontare la complessità della sfida”.
Claudio Martano
Il Professore ci ripensa e andrà domenica ai gazebo per le primarie del Pd. Romano Prodi decide di mettersi in coda con tutte le persone che vogliono dare un segnale di cambiamento dichiarando la necessità di partecipare alla difesa del bipolarismo dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul “Porcellum”. Per senso di dovere, ma anche di affetto per la sua creatura, fanno sapere ambienti vicini all’ex Premier. Senza sbottonarsi, però, su chi catturerà la sua preferenza, anche se sembra di capire che la scelta se la giocheranno Civati e Renzi e non Cuperlo, considerato dai suoi troppo vicino a coloro che affossarono la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica.
Ora sappiamo qual è il lato conservatore del Governo. Si chiama Flavio Zanonato e ha mostrato alla luce la sua pelle continuista con il passato agli Stati Generali della Green Economy tenutisi recentemente a Rimini presieduti da Edo Ronchi. In sostanza, in netta continuità con i predecessori Romani e Passera, ha sconcertato il parterre degli uditori accorsi e composto per lo più da consorzi, imprenditori, start up green, ritrovando argomenti poco convincenti, e sicuramente molto lontani da chi governa economie in crescita quali quella tedesca e statunitense, contro i tentativi di sviluppo delle energie “green”. L’energia verde, secondo Zanonato, pesa “solo” per un terzo (92 Tera Watt/ora contro 300) del fabbisogno nazionale ed esiste una preoccupazione sul costo elevato delle bollette elettriche, imputabile per molti versi proprio alle energie versi. Bisognerebbe davvero che qualche dirigente del suo Ministero fornisse una relazione esaustiva su questi punti, portando il Ministro ad un sano esercizio di studio dell’economia non solo ambientale, rivedendo diverse affermazioni. Il problema vero, a questo punto, non è certamente il rinsavimento dello stesso Zanonato, quanto porsi davvero il problema della rappresentanza politica all’interno prima di tutto del nostro Partito, della linea di sviluppo economica ambientale. Che non solo latita, ma viene anche platealmente attaccata malgrado il buon atteggiamento del Ministro dell’Ambiente Orlando, che tutt’altre speranze aveva acceso precedentemente nella stessa assise.
Un pacchetto di misure innovative e di pronta attuazione in chiave green che, senza aumentare la pressione fiscale né il debito pubblico, siano in grado di attivare uno sviluppo durevole, una ripresa degli investimenti e dell’occupazione. Questo il “Pacchetto di misure per un Green New Deal per l’Italia”, presentato agli Stati Generali della Green Economy 2013, che si sono svolti a Rimini e promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 66 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Per i dieci settori strategici individuati (fisco; strumenti finanziari innovativi; investimenti in infrastrutture verdi, difesa del suolo e risorse idriche; rifiuti; efficienza e risparmio energetico; energie rinnovabili; filiere agricole di qualità ecologica; rigenerazione urbana e consumo del suolo; mobilità sostenibile; occupazione giovanile green) il “pacchetto” si muove lungo 4 direttrici: un fisco in chiave green, semplificazioni burocratiche, nuovi strumenti finanziari, ottimizzazione e razionalizzazione dell’uso delle risorse finanziarie esistenti. Ecco una sintesi il pacchetto di misure:
1 – Riforma fiscale in chiave eco: eliminare gli incentivi alle attività economiche che hanno impatti negativi sull’ambiente, orientare la riduzione della spesa pubblica verso quella con impatti negativi sull’ambiente, adottare misure di fiscalità ecologica (road pricing, carbon tax) e utilizzare le maggiori entrate per introdurre la deducibilità fiscale degli investimenti in eco-innovazione e per ridurre il cuneo fiscale nella attività della green economy.
2 – Migliore l’utilizzo delle risorse europee e strumenti finanziari innovativi: sperimentare i project bond, i social impact bond, i performance bond; aumentare gli appalti pubblici verdi; attivare un programma nazionale che punti a supportare un migliore utilizzo dei fondi europei e un maggior ricorso ai Fondi della Banca Europea degli investimenti.
3 – Investimenti per le infrastrutture verdi, difesa del suolo e acque: puntare su investimenti che si ripagano con la riduzione dei costi economici e ambientali: sulle infrastrutture verdi per ridurre i rischi della crisi climatica (reti di aree naturali o seminaturali, pareti e tetti verdi, cinture verdi urbane, ecc.) e per tutelare la biodiversità. Puntare su un’opera pubblica verde per eccellenza: la difesa del suolo per ridurre i costi di frane e alluvioni. Investire per la tutela della qualità dell’acqua e sul risparmio di risorse idriche.
4 – Programma nazionale di misure per l’efficienza e il risparmio energetico: rendere permanente l’incentivo al 65%; rendere praticabili piani di finanziamento per la riqualificazione energetica degli edifici; valorizzare l’esperienza del Patto dei Sindaci; attivare un fondo di garanzia per il teleriscaldamento; rafforzare l’uso ambizioso e rigoroso degli standard tecnologici (dagli elettrodomestici ai motori elettrici, dall’illuminazione agli edifici), mentre le Pmi vanno supportate per attuare l’efficienza energetica.
5 – Misure per sviluppare le attività di riciclo dei rifiuti: evitare una service tax che assorba i costi della gestione dei rifiuti, adottare, invece, una tariffazione “puntuale” per la gestione dei rifiuti urbani con un meccanismo che assicuri la copertura dei costi, premiando chi conferisce i rifiuti in modo differenziato; incoraggiare e misurare, oltre alle raccolte differenziate, l’effettivo riciclo e dare a questo priorità; coinvolgere economicamente i produttori di beni nelle attività di riciclo e recupero; promuovere l’uso di prodotti provenienti dal riciclo.
6 – Rilancio degli investimenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili: le fonti rinnovabili costituiscono l’1% del PIL europeo. In un quadro di progressivo superamento del sistema degli incentivi, alleggerendo il carico in bolletta, occorre fissare obiettivi di sviluppo delle rinnovabili al 2030 agendo su piani diversi, quali ridurre i costi di produzione semplificando norme e procedure; istituire un fondo di garanzia; introdurre un meccanismo di detrazioni fiscali che favorisca l’aumento degli investimenti, dell’occupazione e produca nuove entrate; integrare gli incentivi per l’efficienza energetica con quelli per le fonti rinnovabile; sviluppo di reti intelligenti e della ricerca.
7 – Programmi di rigenerazione urbana, di recupero di edifici, di bonifica, per limitare il consumo di suolo: per limitare il consumo del suolo che ormai marcia a ritmi insostenibili (ogni 5 mesi viene cementificata in Italia una superficie pari al Comune di Napoli) occorre puntare su programmi di rigenerazione urbana e sul recupero, la ristrutturazione, il rifacimento, il riuso e la riqualificazione energetica degli edifici esistenti; favorire le bonifiche dei siti contaminati e delle aree industriali; attivare processi partecipativi per lo sviluppo delle città intelligenti e sostenibili (Smart City); arrestare il consumo di suolo non urbanizzato con misure efficaci.
8 – Fondo Nazionale per la Mobilità sostenibile: il Fondo può essere alimentato con un sistema di pedaggio stradale, differenziato in base alle emissioni e alla congestione; con fondi del MIT e con una parte del gettito derivante dalle accise sui carburant. Esso potrà finanziare lo sviluppo di nuove reti e interventi soprattutto per la mobilità sostenibile urbana (piste ciclabili e pedonali; car sharing e bike sharing); reti dedicate al TPL, sostituzione di autobus con più di 15 anni, Telelavoro, diffusione veicoli a gas, elettrici, ibridi. 9 – Valorizzare le potenzialità di crescita dell’agricoltura di qualità: promuovere gli investimenti per produzioni biologiche di qualità, di filiera corta; promuovere il consumo di prodotti agro-alimentari di qualità, ottenuti con processi sostenibili, di filiera corta anche con azioni mirate per rafforzare la vendita diretta e il loro inserimento negli acquisti della p.a.; favorire con detrazioni fiscali le iniziative tese a integrare le attività tradizionalmente collegate alla produzione agricola, con azioni mirate a promuovere la manutenzione e la fruizione del territorio.
10 – Piano nazionale per l’occupazione giovanile per una green economy: il Piano deve prevedere una riduzione, per tre anni, del prelievo fiscale e contributivo per l’impiego di giovani; una riallocazione in chiave di eco-innovazione degli incentivi all’industria; un rafforzamento in chiave green delle principali filiere produttive; un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti e delle produzioni ad elevato impatto; il lancio di iniziative di valorizzazione del Made “green” in Italy; il sostegno alle green start-up giovanili.
Aumentano le tariffe del trasporto pubblico in Piemonte: rincaro medio del 13%, anche se a Torino non aumenterà il prezzo del biglietto urbano. L’aumento decorrerà entro 30 giorni e sarà più contenuto per gli abbonamenti mensili (+8.7%) e annuale (9%). Con meno prontezza sarà operativo uno sconto proposto per le categorie meno abbienti, forse per la prossima primavera. Dopo quindi il taglio delle linee ferroviarie e nessun miglioramento delle condizioni di viaggio per i pendolari, la Giunta regionale del Piemonte non coglie la difficoltà delle famiglie che, anche a causa della crisi, si sta rivolgendo sempre più al trasporto pubblico con un minore uso dell’auto di proprietà proprio a favore del trasporto pubblico. E senza tener conto che la più efficace lotta all’inquinamento si può mettere in campo spostando sempre maggiori quote di persone verso bus e treni. Insomma, come per la sanità, il Presidente Cota riduce i servizi, li rende più cari e affermerà che li ha resi migliori. #Sapevatelo
Circolano sulla rete ampi stralci del prossimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) che verrà pubblicato nel prossimo marzo e che descrive le pressioni sull’ambiente del global warming – o riscaldamento globale -. Le note presenti sono in linea rispetto alle diverse previsioni che da ormai decenni ci allertano su un aumento dei conflitti per le risorse, povertà, caldo, siccità e via discorrendo. In sostanza l’impatto del peggioramento delle condizioni ambientali riguarderà la crescita economica soprattutto nei paesi a basso e medio reddito pro-capite creando anche sacche più profonde di diseguaglianza nei paesi più ricchi. Da rimarcare è comunque l’atteggiamento dello studio che distingue le diverse cause dell’arretramento economico, rimarcando però come il global warming potrà rappresentare un fattore di peggioramento decisivo. Lo stesso Chris Field, primo autore dello studio, spiega che il peggiore degli scenari descritti si riferisce alle condizioni in cui l’umanità non agisca in nessun modo per contrastare queste tendenze: “Non sono disperato” – avverte Field – “perché vedo la differenza tra un mondo in cui non facciamo nulla e uno in cui ci rimbocchiamo le maniche e facciamo qualcosa”. Se continuano a rimanere moltissimi dubbi sul fatto che i diversi paesi stiano procedendo con sufficiente forza nelle diverse azioni necessarie, rimane il fatto che siamo ancora in tempo per invertire in maniera virtuosa lo scenario previsto. Anche se bisognerebbe tornare a far correre la più importante delle risorse sostenibili e rinnovabili: la volontà politica.
Qui è disponibile la traduzione italiana a cura della Fondazione Sviluppo Sostenibile
La consapevolezza di come sta evolvendo l’inquinamento nei nostri territori – e meglio ancora nell’intera Europa – necessita di dati. Magari facilmente leggibili, confrontabili, comprensibili. La Commissione Europea con l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA: Environmental European Agency) ci ha pensato su e ha costruito 32 mappe sovrapponibili che mostrano in maniera semplice ed efficace le fonti di inquinamento atmosferico e i risultati della pressione ambientale originate da traffico automobilistico, riscaldamento, agricoltura, navigazione aerea e via discorrendo. La motivazione è semplice e viene dalla stessa direttrice dell’EEA: “Le mappe permetteranno ai cittadini di prendere l’iniziativa, sollecitando le autorità perché apportino i miglioramenti”. Un progetto importante e complesso, che utilizza i dati raccolti dal Registro Europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti. E che troverete QUI