Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Il voto irlandese riattiva la politica dell’Unione Europea

comunit europeaIl voto irlandese per la ratifica del trattato di Lisbona, rimette in gioco e rilancia nei fatti la politica dell’Unione Europea. La presidenza svedese di turno ha infatti immediatamente attivato pressioni diplomatiche rivolte soprattutto alla Repubblica Ceca e alla Polonia, per arrivare alla ratifica del Trattato nel più breve tempo possibile e cioè entro la fine dell’anno.  Lo steso Ministra svedese agli Affari Europei sarà infatti giovedì nella Repubblica Ceca a colloquio con l’euroscettico Presidente Vaclav Klaus., che per ora prende tempo per la sottoscrizione del trattato nascondendosi dietro l’esame in corso da parte della Corte Costituzionale Ceca. Per ciò che riguarda la Polonia, il Presidente polacco Lech Kaczynski ha fatto sapere che firmerà il Trattato una volta approvato dagli Irlandesi. Secondo l’esponente della Cancelleria polacca Pawel Wypych, la firma dovrebbe essere ormai solo questione di giorni, dato l’esito della consultazione referendaria irlandese.

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Nucleare: il Belgio prolunga di 10 anni la vita di 3 centrali

nucleareIl Governo Belga ha deciso di prolungare di almeno dieci anni la vita di tre centrali nucleari come è stato ripreso dalla testata francese “Le Monde”. Le centrali, due nelle Findre e una   in Vallonia, avrebbero dovuto terminare il loro ciclo nel 2015. Il Belgio possiede sette centrali nucleari che coprono circa il 54% dell’energia elettrica prodotta nel Paese. Di particolare è da segnalare che la decisione è stata accompagnata da uno studio di esperti belgi e stranieri che hanno concluso come la chiusura di questi reattori avrebbero posto in pericolo la sicurezza di approvvigionamento e la competitività delle imprese belghe, oltre al fatto che la chiusura delle centrali non sarebbe stata compensata dalla diminuzione dei consumi e dall’aumento previsto dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili. Il quadro è certamente molto più complesso e trova almeno due aspetti da sottolineare. Ilprimo è il fatto che è cambiata la compagine governativa che vedeva forze verdi e socialiste (peraltro ancora influenti nei governi locali vallone e delle Fiandre) garanti di una diversa politica energetica da quella che l’attuale Governo sta intraprendendo. Dall’altro è da sottolineare la partita che i vertici del gruppo francese di Electrabel e di GDF Suez stanno giocando in quel Paese. Non è infatti da dimenticare la minaccia concretizzatasi nel gennaio scorso quando, a fronte del quadro di esitazione politica del governo, la stessa società produttrice di energia, aveva ventilato la cessazione di ulteriori investimenti a fronte della chiusura delle stesse centrali. Il tutto comunque condito dalla foglia di fico   rappresentata dalla considerazione che l’abbandono del nucleare avrebbe comportato un aumento delle emissioni di CO2, argomento ripreso dal Governo belga. Il quale comunque vorrebbe giungere a nuove condizioni di esercizio, motivando che l’investimento per la  costruzione delle centrali è stato ammortizzato, i costi di produzione sono bassi mentre le tariffe dei consumatori non hanno subito diminuzioni. Per complicare ancora di più il quadro, Le Monde rimarca anche un altro fattore significativo, come la contestazione di Elecrabel davanti alla Corte Costituzionale sull’obbligo di pagamento per il 2008 ed il 2009, di tasse al Governo belga di 250 milioni di Euro.

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Forse ha ragione Cohn-Bendit…

cohn bendit Se lei fosse un leader della sinistra italiana cosa farebbe per battere Berlusconi?
«Metterei da parte tutte le ideologie del secolo scorso. Berlusconi è un fenomeno strano ma appartiene al presente, mentre le risposte della sinistra italiana sono di ieri. Con questa crisi, che è economica, finanziaria, ma anche ecologica, non bastano le vecchie risposte socialdemocratiche, di classe. Bisogna immaginare una trasformazione del sistema di produzione e di consumo, che non è la vecchia rivoluzione, e neppure l’idea della redistribuzione».
Pensa che l’elettorato italiano sia così sensibile alla questione ecologica?
«Non lo so, ma il punto è che tu devi avere una posizione chiara, devi dire la verità alla gente sul riscaldamento globale, non puoi solo rincorrere gli elettori».
Come valuta questa nuova formazione, Sinistra e libertà?
«Non credo molto in un nuovo rassemblement a sinistra. Il nostro movimento, Europe ecologie, è più trasversale, arriva fino al centro, non mi pare che riunirsi a sinistra sia un tema dell’oggi».
E il Pd?
«Lo vedo dentro la crisi delle socialdemocrazie europee, nonostante la sua pretesa diversità. C’è un impianto tradizionale che è superato, e che in fondo è lo stesso delle sinistre radicali, con tutte le sfumature del caso. Se devi andare avanti con questo modello di produzione e di consumo, la destra è più forte. A noi tocca dire che così non si può più andare avanti: è difficile, perché la gente è spaventata, ma tocca a noi dimostrare che cambiando si può vivere meglio ».
(leggi l’intervista sul sito de l’Unità)

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Economia più verde della politica al vertice ONU sul clima di New York

congestionCome leggere la partita che si sta giocando anche in questi giorni sul cambiamento climatico? In realtà il dato più appariscente è che la politica e l’economia stanno andando su strade diverse. E la politica è sempre più lenta con rimarchevoli difficoltà nella lettura della realtà. Un esempio a sostegno di questa tesi la si può ritrovare nei fatti e nelle dichiarazioni di responsabili di grandi aziende e, con diverso tenore, politici. Paul Dickinson, ad esempio, è a capo del “Carbon Disclosure Project” ed ha rivelato che il 52% delle principali imprese americane ha già adottato importanti misure per la riduzione dell’emissione e produzione dei gas-serra, rilevando anche che le gandi aziende sarebbero già capaci e disponibili ad intraprendere altre misure in merito. Perfino Wal-Mart, attraverso il suo Direttore Greg Timble fa sapere che  la più grande catena di distribuzione mondiale americana è energeticamente sempre più efficiente. Sulle motivazioni di tale rincorsa a modelli più efficienti, si può sempre far affidamento sulle dichiarazioni che ci arrivano dai responsabili della Nike e della Levi-Strauss (sì, quella dei blue jeans) coem riportato dal sito de “Il sole24ore”: se non si interviene – ha detto Figel della Nike – tutto diventerà più costoso, più arduo e rischioso; mentre per Anna Walker di Levi-Strauss “il 95% dei nostri prodotti è basato sul cotone e la scarsità d’acqua potrebbe diventare un dramma”. I politici sembrano invece giocare una sfida in punta di fioretto dove, sostanzialmente, si muoveranno se si muoveranno quelli di altri Paesi. Inutile spiegare che la stessa economia non ritiene più possibile aspettare tempi migliori, mentre i politici non riescono a comprendere che la caccia al consenso, sia delle popolazioni che dei responsabili economici delle aziende, non si gioca più sull’immobilismo e sulle cattive abitudini ecologiche. Paradossalmente questo passaggio sembra sia stato perfino recepito dai governanti della potenza economica considerata come la più inquinante, la Cina, che attraverso il suo Presidente, Hu Jintao, sta lanciando chiari segnali sulla possibilità che la Repubblica Popolare decida un importante azione sulla riduzione della produzione di gas-serra. Per finire, chi avesse ancora molti dubbi sulle ripercussioni delle attività produttive rispetto all’inquinamento, può sempre considerare il dato sul calo record delle emissioni globali di CO2 del 2,6% fornito quest’anno dall’Agenzia Internazione dell’Energia, da ascriversi alla negativa congiuntura economica.

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L’illuminismo di Todorov

todorov_spiritoPer chi è seriamente interessato a comprendere il vero fondamento della laicità, della divisione dei poteri, della possibilità di un corretto confronto tra tra fede civile e religiosa, di come contrastare il nocivo neoguelfismo strisciante, di come insomma ritrovare un fondamento morale per costruire la possibilità di un progetto di vita comune nella nostra società, consiglio di leggersi “Lo spirito dell’illuminismo” di Tzvetan Todorov – ed. Garzanti. Attraverso una corretta e precisa analisi dei cinque pilastri (autonomia, laicità, verità, umanità e universalità) che hanno percorso l’illuminismo nelle sue diverse forme ed andando ben al di là delle attuali e scorrette vulgate che ci vengono propinate dai sedicenti intellettuali à la page che riempiono le nostre riviste, la lettura di questo saggio agile e di comoda lettura, potrà far riscoprire i veri termini di molti discorsi oggi in voga. Senza mai cedere all’approssimazione ed a una lettura di comdo, effettivamente Todorov ci regala importanti chiavi di lettura e strumenti utilissimi anche per affrontare le attuali sfide per la costruzione di una sana convivenza politica. “Criticando” l’illuminismo per restargli maggiormente fedeli.

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Azione Climatica: la ricerca di una democrazia vivente

ambiente1In tempi di disaffezione politica, rimarcata soprattutto dall’astensionismo giovanile alle ultime elezioni europee – dove circa il 70% dei giovani francesi non ha partecipato alle elezioni europee -, Hervè Kempfe inviato di Le Monde ci parla di una nuova esperienza politica che si è tenuta dal 3 al 10 agosto a Notre-Dame des Landes.
Il tutto è partito dall’opposizione locale alla costruzione di un aeroporto a nord di Nantes, per cui era stata organizzata una settimana della resistenza da diverse associazioni prevalentemente ecologiste e di sinistra. Accanto a forme di manifestazione più tradizionali, la maggiore partecipazione, soprattutto giovanile, si è avuta al “campo di azione climatica”, nuova forma di confronto politico già inaugurato in Gran Bretagna nel 2006 e che è stata replicata in Germania, Stati uniti, Danimarca, Belgio ecc. In sostanza questa forma di lotta prevede di mettere in pratica il modo di vita ecologico raccomandato dai manifestanti, che in prima persona ne vogliono dimostrare la fattibilità. L’idea sottostante è semplice: non si può cambiare la società se non si cambia individualmente. Il “campo” ha dimostrato la possibilità di una vita sobria a basso impatto ecologico: energia eolica, pannelli solari e generatori ad olio vegetale assicuravano una quasi completa autonomia energetica; l’acqua era fornita da un vicino agricoltore; i bagni erano congegnati in maniera tale da produrre un compost riutilizzabile in agricoltura e via discorrendo.
Ma soprattutto si è trattato di sperimentare una nuova modalità di organizzazione e di decisione comune. “Le persone possono organizzarsi in modalità non gerarchiche, senza che ci sia un dirigente che le costringa o che mostri loro come fare. La cooperazione basata su accordi volontari tra le persone è più inventiva, più efficace e soprattutto più giusta per affrontare le sfide ecologiche e sociali attuali” come viene descritto nel loro sito internet.
Le decisioni nel campo vengono prese attraverso il consenso dell’assemblea generale quotidiana. Non esiste un portavoce, nessun eletto, non votazioni; ma attraverso discussioni che devono raggiungere il consenso sui temi dibattuti. Il consenso significa che le persone che non sono d’accordo con le decisioni prese, sono invitate ad esprimere la ragione del loro dissenso e la decisione può essere modificata in modo da trovare una terza via conveniente per tutti.
Attraverso il voto, spiegano i partecipanti, il 50% delle persone sono contente ed il 50% insoddisfatte. L’interesse della decisione attraverso il consenso è quella di raccogliere l’adesione piena delle persone e dunque avere una implicazione ed una appropriazione della decisione di tutti, perché tutti hanno contribuito. E’ democrazia, ma non rappresentativa. Alcune procedure particolari aiutano la discussione. Un linguaggio dei segni permette di esprimere la propria opinione senza parlare (per esempio mani agitate in aria significano approvazione).
Alcuni volontari hanno il ruolo di facilitatori della discussione con il compito anche di assicurarsi che non rimangano degli esclusi. Questo sistema permette una vera qualità d’ascolto tra le persone con posizioni opposte: non c’è più un rapporto di forza, ma d’intelligenza.
“Non è per il fatto che noi siamo delusi dalla pratica politica che bisogna lasciare la pratica politica a coloro che ci hanno deluso” concludono i  partecipanti al campo.
Certo  – chiude l’articolista di Le Monde -, ma i democratici classici e sinceri hanno tutto l’interesse a comprendere ciò che i democratici Eco-autonomi hanno loro da dirgli. Intanto, ben venga che essi vogliano ridare vita ad un sistema politico che una larga parte del popolo  considera sempre più come un guscio vuoto ed illegittimo.

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Edgar Morin: reinventare il mondo con l’ecologia politica

uomo sul prato verdeSu Le Monde, il sociologo e filosofo Edgar Morin lancia un appello alla civiltà perché sappia rinnovarsi e dare più importanza all’amore, alla solidarietà e alla poesia. Secondo Morin solo l’ecologia politica potrà riuscire in una simile impresa

Il successo dei verdi francesi alle elezioni europee non deve essere né sopra né sottovalutato. Non deve essere sopravvalutato, perché è in parte il frutto delle carenze del Partito socialista, della scarsa credibilità del MoDem e delle piccole formazioni di sinistra. Ma non deve neanche essere sottovalutato, perché testimonia il progresso politico della coscienza ecologica nel nostro paese.Tutte le politiche ecologiche hanno un duplice aspetto, uno rivolto alla natura, l’altro alla società. Così la politica che vuole sostituire le energie fossili inquinanti con delle energie pulite è al tempo stesso una politica sanitaria, di igiene, di qualità di vita. La politica del risparmio energetico è anche una politica che lotta contro le intossicazioni consumistiche delle classi medie. La politica diretta a disinquinare le città, sviluppando i trasporti pubblici elettrici e rendendo pedonali i centri storici, contribuirebbe molto alla riumanizzazione delle città, alla reintroduzione della diversità sociale e alla soppressione dei ghetti sociali, compresi quelli di lusso per privilegiati.
In questo secondo aspetto dell’ecologia politica – quello rivolto alla società – esiste già una parte economica e sociale. C’è anche qualcosa di più profondo, che non si trova ancora in alcun programma politico, ed è la necessità positiva di cambiare le nostre vite, non solo in direzione di una maggiore sobrietà, ma soprattutto della qualità e della poesia della vita. Questo secondo aspetto non è ancora abbastanza sviluppato nell’ecologia politica. In primo luogo, quest’ultima non ha ancora assimilato il secondo messaggio complementare del movimento ecologico, formulato nei primi anni settanta da Ivan Illich [filosofo dell'ecologia politica]. Quest’ultimo aveva formulato una critica originale della nostra civiltà, mostrando il malessere psichico che accompagnava i progressi del benessere materiale. Il malessere psichico era e rimane un settore riservato a medici, sonniferi, antidepressivi, psicoterapie, psicoanalisi, guru, ma non è visto come una conseguenza della nostra civiltà.
Si riscontra tuttavia una scarsa coscienza della relazione tra politica ed ecologia. Di fatto i problemi della giustizia, dello Stato, dell’uguaglianza, delle relazioni sociali, sfuggono all’ecologia. Ma una politica che non tenga conto dell’ecologia sarebbe monca, così come una politica che si riducesse alla sola ecologia. Alla visione di un uomo “sovrannaturale” non si è ancora sostituita la visione della nostra interdipendenza complessa con il mondo vivente, la cui morte significherebbe anche la nostra morte.
Se l’ecologia politica apporta la sua verità e le sue insufficienze, i partiti di sinistra apportano, ognuno a suo modo, le loro verità, i loro errori e le loro mancanze. Tutti dovrebbero quindi scomporsi per ricomporsi in una forza politica rigenerata, che potrebbe aprire nuove strade. In economia la strada da seguire sarebbe quella del pluralismo. Dal punto di vista sociale sarebbe quella della regressione delle disuguaglianze, dello snellimento della burocrazia delle organizzazioni pubbliche e private, dell’instaurazione di rapporti di solidarietà. Da quello esistenziale, sarebbe quella di una riforma di vita, che porterebbe alla luce quello che tutti in modo più o meno inconsapevole provano, cioè che l’amore e la comprensione sono i beni più preziosi per un essere umano e che l’importante è vivere poeticamente, nel pieno sviluppo di sé, nella comunione e nella passione.
Di fronte al corso della nostra civiltà, divenuta globalizzata e diretta alla rovina, si impone un cambiamento di rotta. Così tutte queste nuove strade dovrebbero convergere per costituire una grande via che porterà a una rivoluzione, a una metamorfosi. Non siamo neanche all’inizio della rigenerazione politica, ma l’ecologia politica potrebbe dar vita all’inizio dell’inizio.
Il calcolo applicato a tutti gli aspetti della vita umana nasconde quello che non può essere calcolato, cioè la sofferenza, la felicità, la gioia, l’amore, insomma tutto quello che è importante nelle nostre vite e che sembra extra-sociale, strettamente personale. Tutte le soluzioni sono quantitative: crescita economica, crescita del Pil. Quand’è che la politica prenderà in considerazione l’immenso bisogno d’amore della specie umana? Una politica che integrasse l’ecologia nella natura umana affronterebbe i problemi posti dagli effetti negativi – sempre più importanti rispetto agli effetti positivi – degli sviluppi della nostra civiltà (da cui deriva il degrado dei legami di solidarietà). Questo ci farebbe capire che l’instaurazione di nuove solidarietà rappresenta un aspetto fondamentale di una politica di civilizzazione. Così l’ecologia politica potrebbe entrare a far parte di una grande politica rigenerata, e contribuire a rigenerarla.

Fonte presseurop.eu


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Il Governo spegne il solare termodinamico

gasparriSe volete leggere con i vostri occhi come il Governo sta riuscendo a spegnere il solare termodinamico in Italia attraverso un emendamento approvato oggi che – porta come prima firma quella di Gasparri – non avete che da fare un piccolo click qui. Giusto per ricordare, questa tecnologia è quella che Carlo Rubbia stava tentando di far sviluppare in Italia (progetto Archimede), oltre al fatto che numerose aziende itlaiane stanno investendo in questa tecnologia. Se poi volete proprio avere un’idea delle corbellerie che l’emendamento racconta potete fare un altro piccolo click qui.

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Obama e la Cina

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Obama sta certamente centrando ed imponendo l’agenda della discussione politica sia interna (riforma sanitaria) che internazionale (Cina) a differenza dell’asfittica politica italiana che non va oltre i modelli delle Escort. Ma per comprendere meglio la cornice della discussione internazionale, segnalo l’articolo di Lilia Costabile “Risate cinesi e debito pubblico americano” pubblicato su Economiaepolitica

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Giorgio Cardetti un anno dopo

Oggi è stato commemorato nella Sala Rossa del Consiglio Comunale di Torino Giorgio Cardetti, mancato un anno esatto orsono. Giorgio Cardetti fu Sindaco socialista di Torino dopo il decennio di Diego Novelli e per molti la sua elezione rappresentò un momento di rottura e di cambiamento nel panorama torinese dopo l’esperienza, che pure vide la partecipazione dei socialisti, delle giunte rosse. Rispetto ad un anno fa, si è respirata un’atmosfera sicuramente più ragionata e più lontana dalle polemiche, forse più consona proprio all’ex Sindaco di Torino. I toni dei discorsi di Beppe Garesio, Daniele Cantore, Marziano Marzano, Eugenio Beconcini, per citare solo i suoi compagni di fede politica anche se oggi divisi, sono stati infatti pacati ed hanno aperto diverse pagine sulla conoscenza dell’uomo. Lateralmente, infatti, oggi sembrano molto più attuali alcuni aspetti della sua vita che forse andrebbero riscoperti in questi tempi un po’ grezzi. Il Cardetti che non usa il suo prestigio e che torna al suo lavoro di giornalista alla RAI (che in verità lo emarginò); che viene perfino mandato malignamente ad intervistare il suo successore con la sua giunta alla proclamazione; che per passione si rimette al lavoro nel nuovo Partito Socialista, non più corazzata ma scialuppa ben più piccola, forse andrebbe recuperato e rivisto alla stessa maniera del Sindaco dei grandi progetti e dell’inizio della trasformazione della città, della passione civile e sociale.  Appuntamenti che andrebbero ripetuti ed approfonditi, come speriamo possa avvenire se proseguirà l’idea, su cui c’è l’impegno dell’attuale Sindaco Sergio Chiamparino, di intitolare una borsa di studio per studenti nel settore della comunicazione e giornalismo da aprte della Città di Torino. 
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