Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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«Metterei da parte tutte le ideologie del secolo scorso. Berlusconi è un fenomeno strano ma appartiene al presente, mentre le risposte della sinistra italiana sono di ieri. Con questa crisi, che è economica, finanziaria, ma anche ecologica, non bastano le vecchie risposte socialdemocratiche, di classe. Bisogna immaginare una trasformazione del sistema di produzione e di consumo, che non è la vecchia rivoluzione, e neppure l’idea della redistribuzione».
Pensa che l’elettorato italiano sia così sensibile alla questione ecologica?
«Non lo so, ma il punto è che tu devi avere una posizione chiara, devi dire la verità alla gente sul riscaldamento globale, non puoi solo rincorrere gli elettori».
Come valuta questa nuova formazione, Sinistra e libertà?
«Non credo molto in un nuovo rassemblement a sinistra. Il nostro movimento, Europe ecologie, è più trasversale, arriva fino al centro, non mi pare che riunirsi a sinistra sia un tema dell’oggi».
E il Pd?
«Lo vedo dentro la crisi delle socialdemocrazie europee, nonostante la sua pretesa diversità. C’è un impianto tradizionale che è superato, e che in fondo è lo stesso delle sinistre radicali, con tutte le sfumature del caso. Se devi andare avanti con questo modello di produzione e di consumo, la destra è più forte. A noi tocca dire che così non si può più andare avanti: è difficile, perché la gente è spaventata, ma tocca a noi dimostrare che cambiando si può vivere meglio ». (leggi l’intervista sul sito de l’Unità)
Il tutto è partito dall’opposizione locale alla costruzione di un aeroporto a nord di Nantes, per cui era stata organizzata una settimana della resistenza da diverse associazioni prevalentemente ecologiste e di sinistra. Accanto a forme di manifestazione più tradizionali, la maggiore partecipazione, soprattutto giovanile, si è avuta al “campo di azione climatica”, nuova forma di confronto politico già inaugurato in Gran Bretagna nel 2006 e che è stata replicata in Germania, Stati uniti, Danimarca, Belgio ecc. In sostanza questa forma di lotta prevede di mettere in pratica il modo di vita ecologico raccomandato dai manifestanti, che in prima persona ne vogliono dimostrare la fattibilità. L’idea sottostante è semplice: non si può cambiare la società se non si cambia individualmente. Il “campo” ha dimostrato la possibilità di una vita sobria a basso impatto ecologico: energia eolica, pannelli solari e generatori ad olio vegetale assicuravano una quasi completa autonomia energetica; l’acqua era fornita da un vicino agricoltore; i bagni erano congegnati in maniera tale da produrre un compost riutilizzabile in agricoltura e via discorrendo.
Ma soprattutto si è trattato di sperimentare una nuova modalità di organizzazione e di decisione comune. “Le persone possono organizzarsi in modalità non gerarchiche, senza che ci sia un dirigente che le costringa o che mostri loro come fare. La cooperazione basata su accordi volontari tra le persone è più inventiva, più efficace e soprattutto più giusta per affrontare le sfide ecologiche e sociali attuali” come viene descritto nel loro sito internet.
Le decisioni nel campo vengono prese attraverso il consenso dell’assemblea generale quotidiana. Non esiste un portavoce, nessun eletto, non votazioni; ma attraverso discussioni che devono raggiungere il consenso sui temi dibattuti. Il consenso significa che le persone che non sono d’accordo con le decisioni prese, sono invitate ad esprimere la ragione del loro dissenso e la decisione può essere modificata in modo da trovare una terza via conveniente per tutti.
Attraverso il voto, spiegano i partecipanti, il 50% delle persone sono contente ed il 50% insoddisfatte. L’interesse della decisione attraverso il consenso è quella di raccogliere l’adesione piena delle persone e dunque avere una implicazione ed una appropriazione della decisione di tutti, perché tutti hanno contribuito. E’ democrazia, ma non rappresentativa. Alcune procedure particolari aiutano la discussione. Un linguaggio dei segni permette di esprimere la propria opinione senza parlare (per esempio mani agitate in aria significano approvazione).
Alcuni volontari hanno il ruolo di facilitatori della discussione con il compito anche di assicurarsi che non rimangano degli esclusi. Questo sistema permette una vera qualità d’ascolto tra le persone con posizioni opposte: non c’è più un rapporto di forza, ma d’intelligenza.
“Non è per il fatto che noi siamo delusi dalla pratica politica che bisogna lasciare la pratica politica a coloro che ci hanno deluso” concludono i partecipanti al campo.
Certo – chiude l’articolista di Le Monde -, ma i democratici classici e sinceri hanno tutto l’interesse a comprendere ciò che i democratici Eco-autonomi hanno loro da dirgli. Intanto, ben venga che essi vogliano ridare vita ad un sistema politico che una larga parte del popolo considera sempre più come un guscio vuoto ed illegittimo.
Su Le Monde, il sociologo e filosofo Edgar Morin lancia un appello alla civiltà perché sappia rinnovarsi e dare più importanza all’amore, alla solidarietà e alla poesia. Secondo Morin solo l’ecologia politica potrà riuscire in una simile impresa
Fonte presseurop.eu
Oggi è stato commemorato nella Sala Rossa del Consiglio Comunale di Torino Giorgio Cardetti, mancato un anno esatto orsono. Giorgio Cardetti fu Sindaco socialista di Torino dopo il decennio di Diego Novelli e per molti la sua elezione rappresentò un momento di rottura e di cambiamento nel panorama torinese dopo l’esperienza, che pure vide la partecipazione dei socialisti, delle giunte rosse. Rispetto ad un anno fa, si è respirata un’atmosfera sicuramente più ragionata e più lontana dalle polemiche, forse più consona proprio all’ex Sindaco di Torino. I toni dei discorsi di Beppe Garesio, Daniele Cantore, Marziano Marzano, Eugenio Beconcini, per citare solo i suoi compagni di fede politica anche se oggi divisi, sono stati infatti pacati ed hanno aperto diverse pagine sulla conoscenza dell’uomo. Lateralmente, infatti, oggi sembrano molto più attuali alcuni aspetti della sua vita che forse andrebbero riscoperti in questi tempi un po’ grezzi. Il Cardetti che non usa il suo prestigio e che torna al suo lavoro di giornalista alla RAI (che in verità lo emarginò); che viene perfino mandato malignamente ad intervistare il suo successore con la sua giunta alla proclamazione; che per passione si rimette al lavoro nel nuovo Partito Socialista, non più corazzata ma scialuppa ben più piccola, forse andrebbe recuperato e rivisto alla stessa maniera del Sindaco dei grandi progetti e dell’inizio della trasformazione della città, della passione civile e sociale. Appuntamenti che andrebbero ripetuti ed approfonditi, come speriamo possa avvenire se proseguirà l’idea, su cui c’è l’impegno dell’attuale Sindaco Sergio Chiamparino, di intitolare una borsa di studio per studenti nel settore della comunicazione e giornalismo da aprte della Città di Torino.
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