Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Cosa vorrei dal nuovo sindaco di Torino

Che cosa vorremmo che facesse il nuovo Sindaco di Torino? Sicuramente meno chiacchiere di quelle che sentiamo in giro e più cose serie sul versante delle innovazioni e delle occasioni che un sistema sviluppato come quello che esiste sotto al Mole potrebbe cogliere. Come ad esempio è successo a Milano dove hanno creato il Centro Internazionale sulla fotonica per l’energia per studiare tecnologie al servizio del fotovoltaico attraverso una sinergia tra la Regione Lombardia, la Fondazione Politecnico di Milano e Pirelli. E dire che anche a Torino esiste un Politecnico di eccellenza, una azienda sicuramente interessata a sviluppare sistemi che rendano disponibile energia come Fiat. La sfida è anche più importante di quella preannunciata per realizzare sistemi fotovoltaici ad elevata efficienza e costi ridotti. Tenendo conto di ciò che si sta sviluppando nei centri di ricerca europei in cui si sta mettendo a punto una metodologia in grado di sfruttare laser ad infrarosso che convoglierebbero fotoni ad alta energia su pannelli speciali fotovoltaici con una resa di circa l’80% di sfruttamento – contro il 40% attuale -  generati da stazioni orbitanti. Un “mercato” apertissimo e dagli sviluppi più che promettenti in cui chi arriva prima dal punto di vista scientifico e tecnologico avrebbe in mano le chiavi per disporre di una fonte energetica pulita ed inesauribile da poter distribuire in ogni parte del globo. Da qui ad immaginare uno sviluppo tecnologico  che impiegherebbe manodopera senza necessità di delocalizzazione il passo è breve. Queste sono le cose che dovremmo chiedere di far sviluppare sul nostro territorio che ne avrebbe le capacità scientifiche e industriali. Questi sono gli impegni che chiediamo siano nei programmi politici di chi dovrà guidare la nostra città, sicuramente fattibili come dimostrato a non più di 150 km di distanza. Finiamola con le chiacchiere e concentriamoci sulle cose serie. Per cortesia

Francia. Il Partito Socialista e Europe Ecologie ragionano insieme. Quando in Italia?

In Italia e in Francia la sinistra è all’opposizione. Ma le analogie finiscono qui. Perchè mentre in Italia la corsa per costruire “qualcosa” che sia in grado di vincere sembra più la continua ricerca di ragioni per escludere qualcuno, in Francia il maggior partito di opposizione, il Partito Socialista, lancia attraverso uno de suoi esponenti di spicco, Pierre Moscovici, le basi per un progetto di programma comune con Europe Ecologie. Per capire le profonde differenze con la nostra opposizione rissosa e un po‘ inconcludente, basta riprendere l’intervista comparsa oggi su Le Monde e raffrontarla con le dichiarazioni dell’ultimo mese sui giornali italiani. Innanzitutto è fondamentale parlare di un vero e proprio programma, superando i “semplici accordi di apparato”. Secondo Moscovici, infatti,  non ci si può accontentare di avere un programma che lasci delle zone fluide e siglare dei semplici accordi, ma bisogna “battezzare una alternativa a sakozy, con un funzionamento comune che sia differente da quello della vecchia sinsitra plurale. Bisogna che i diversi alleati abbiano la propria libertà. E che la base di programma sia più forte ed approfondita. Se si lasciano dei punti liberi di fluttuare si creeranno delle frustrazioni e delle discordanze a livello di governo”. I socialisti francesi hanno inoltre chiaro il percorso, le convergenze ed i problemi di questa costruzione. “Dapprima bisogna parlare delle convergenze, che sono solide. Il socialismo ecologico. Il partito socialista ha intrapreso la propria conversione ecologica, anche se esistono delle sfumature diverse tra l’ecologismo difeso dai Verdi e da Europe Ecologie. Noi siamo favorevoli alla produzione ed al consumo ed all’uso dell’utile fiscale per orientare l’economia. Si può inoltre citare lo stesso obbiettivo sulla costruzione europea e la difesa delle libertà contro le politiche “sicuritarie”.  E senza nascondere le divergenze che attengono soprattutto la crescita. “Noi non siamo per la decrescita” – dice Moscovici – “Esistono anche divergenze sui trasporti e sull’energia. Ma sull’essenziale noi possiamo riunirci. Noi non miriamo al partito unico, ma abbiamo la responsabilità comune di mandare a casa Sarcozy”. Un buon inizio di cui avremmo bisogno anche a casa nostra

Nuovi cialtroni crescono

Maurizio Bianconi vicepresidente dei deputati PDL

La Lega si prepara alle elezioni 2010

Chissà se è una svista o un messaggio subliminale quello che compare sul sito nazionale della Lega Nord. Infatti è comparso un bottone-link che offre informazioni sulla modulistica per le elezioni del…2010! Cliccando appare in realtà la scritta elezioni amministrative 2011, ma, seguace di Freud, mi prendo la libertà di pensare che la svista possa essere calcolata. Una specie di messaggio ai navigatori in divisa verde: siate pronti, che il prossimo autunno ci sarà da lavorare. E certo chi detiene il Ministero degli Interni sarà sicuramente ben informato su cosa succede dalle parti di Roma ladrona e sui necessari passaggi da compiere per la presentazione delle diverse liste. Speriamo meglio di quanto è stato fatto in Piemonte nelle ultime elezioni, quelle del 2009.

Prepararsi. Conversazioni con Jacques Attali

Ognuno si rende ben conto inconsciamente che il rientro non sarà facile, per non dire altro. Basta prendere sul serio qualche notizia che  ha fatto l’attualità di questa settimana: in Francia il numero di posti di lavoro distrutti è stato il più elevato dagli anni ’30 e delle onde di violenza percorrono le banlieues; In Europa la recessione si consolida con i piani di rigore; negli Usa una annunciata ricaduta della crescita lascia intendere che la crisi è lontana dal termine; gli incendi in Russia e le inondazioni in Pakistan ci ricordano la forza della natura alla quale l’uomo aggiunge i propri squilibri.

D’altra parte quali le buone notizie? In Europa padroni trionfanti annunciano profitti record e versano nelle proprie tasche bonus mai visti; In Asia e in altre parti sfoggiano delle crescite insolenti.

Alcuni, tra i più potenti, come dire i più ricchi, comprendono le minacce risultati da tali disequilibri e agiscono: la decisione di qualche miliardario americano, tipo Bill Gates e Warren Buffet, di impiegare almeno la metà dei propri patrimoni ad azioni di sviluppo mostrano, meglio di tutti i G20, la presa di cosscienza della necessità di una sincera azione mondiale e il discredito nel quale sono caduti i governi; se un tale movimento si estenderà a macchia d’olio, avrà un impatto considerevole e farà nascere una sorta di plutocrazia planetaria, innesco di un governo mondiale a carattere censuario. (altro…)

Nuove destre e falsi centri

Su questa faccenda di Gianfranco Fini e di Futuro e Libertà credo che i commentatori politici più accreditati stiano prendendo l’ennesimo granchio. Non credo infatti che Fini stia inseguendo velleità di neocentrismo: da politico esperto qual è sà bene che è da almeno quindici anni che ci tentano e regolarmente vengono legnati dagli elettori. Credo invece che il tentativo sia più simile a quello avvenuto in Francia, dove una seconda destra legata ai temi della legalità ed anti plebiscitaria (qui Berlusconi, lì l’ombra lunga di De Gaulle) ridisegna la cornice politica. In sostanza vedo poco Fini che corteggia Rutelli o Cesa. Semmai il contrario. Con la possibilità tutt’altro che teorica che una nuova destra del genere svuoti la pancia del partito del predellino berlusconiano, come anche peschi postideologicamente anche in qualche sacca di centrosinistra ormai stufa dell’inadeguatezza dell’azione del Partito Democratico.

30 maggio 1814: nasce Bakunin

Nuove maggioranze nel PD?

Agli osservatori delle vicende del PD, non potrà certo sfuggire il prossimo appuntamento di Cortona dove si riunirà la componente di Area Democratica che fa riferimento a Franceschini-Veltroni. Nella stessa riunione pare saranno presenti anche Ignazio Marino con i propri sostenitori. Probabilmente un dialogo tra le due minoranze del PD che potrebbero iniziare una saldatura su diversi temi a partire dal contrasto al dialogo con Fini di D’Alema, al rilancio del metodo delle primarie fino alla discussione sul bipolarismo. Due opposizioni interne che si avvicinano e che nel Lazio hanno mandato a casa il Segretario regionale, Alessandro Mazzoli. Prove di nuove maggioranze?

Olof Palme. Intervista a Monica Quirico

Dopo la biografia di Aldo Garzia, Monica Quirico con il suo volume “Tra utopia e realtà: Olof Palme e il socialismo democratico” – Editori Riuniti, ci porta un altro tassello molto importante nella conoscenza delle idee del premier svedese. Purtroppo poco conosciuto in Italia, se non per la tragica circostanza del suo assassinio, Olof Palme andrebbe certamente “rivisitato” dalla politica contemporanea anche solo per due convinzioni a mio avviso molto moderne: che la sicurezza sociale e la crescita economica si stimolino a vicenda, e che la questione della giustizia debba assumere una dimensione internazionale, anzichè essere una prerogativa dei paesi ricchi.

Qui sotto è possibile ascoltare l’intervista della curatrice a Radio Radicale

Insieme per Bresso: lotta alle diseguaglianze di salute come priorità

Esiste una ragione molto semplice per promuovere questo obbiettivo come priorità nell’agenda delle politiche sanitarie e sociali: le diseguaglianze di salute sono la dimostrazione che esiste una riserva di salute che il nostro sistema sanitario può – e deve- recuperare. Il fatto stesso che esistano gradi diversi di salute con cause “esterne” all’individuo quali le condizioni ambientali, di reddito, la salubrità del lavoro, l’accesso alle prestazioni sanitarie e via discorrendo, deve orientare la nostra azione nel guadagnare tutta la salute possibile.

Una precondizione è che soltanto un sistema sanitario con caratteristiche di equità ed incentrato su un asse pubblico può guadagnare questa riserva di salute. Come d’altro canto comprendere e intervenire sulla genesi di questi disequilibri può portare consistenti miglioramenti e rafforzare un sistema sanitario pubblico.

L’azione sulle diseguaglianze di salute si inserisce inoltre efficacemente nelle diverse categorie che determinano la salute di una popolazione. Prendendo anche solo i quattro determinanti più riconosciuti ed importanti (l’impronta genetica, l’assistenza sanitaria, i cmportamenti individuali e le condizioni sociali) questo tipo di obbiettivo interessa immediatamente e simultaneamente ognuno di questi aspetti.

Sembra inutile, infine, accennare al fatto che questo tipo di diseguaglianze non può che essere considerato ingiusto, in particolare per il ruolo che spetta alla salute umana in termini di diritti umani: la salute o il suo recupero rappresentano nello stesso tempo un bisogno ed una risorsa di base, necessari a raggiungere tutti gli obbiettivi vitali e a promuovere la libertà degliindividui nella società.

Se quindi questo tema non risulta nuovo nelle politiche dei piani sanitari, il nostro impegno non può che essere quello di farne uno dei temi centrali della salute in Piemonte, superando immediatamente almeno tre cause:

  • lo scollamento tra la ricerca medico-epidemiologica, quella sociale statistico-demografica e quella economica;
  • la povertà di fonti informative di utilizzo comune che stimolino iniziativ integrate di ricerca scientifica;
  • la scarsa integrazione tra fonti di finanziamento della ricerca nei diversi campi.