Dorino Piras

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Dilma Rousseff è la prima presidente donna del Brasile

Il testo di Fabio Granata

Fabio Granata di Futuro e Libertà sta innervosendo la coalizione al governo ed auspica una nuova fase. Preludio?

(…) Se Fini ha ragione, e ha certamente ragione, a dire che l’Italia è ferma e in profondo declino e che il Governo non è più all’altezza della situazione, dopo Perugia è doveroso e inevitabile immaginare di aprire una fase nuova, nella quale sarà inevitabile e coerente con le nostre posizioni, ritirare la nostra delegazione dal Governo, assicurando soltanto l’appoggio esterno all’esecutivo, al solo fine di affrontare le emergenze reali del paese e le parti condivise del programma. (…)

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Una buona proposta per le primarie

Se avessi qualche voce in capitolo nelle diverse strutture di partito, certamente riprenderei con forza la proposta che Civati ha lanciato tramite il suo blog per le prossime primarie che si svolgeranno nelle città coinvolte dal prossimo voto amministrativo:

la proposta è semplice, utilissima e, forse, necessaria: perché non associare alle primarie  un servizio di exit poll per chiedere agli elettori del centrosinistra di Milano che cosa desiderano, si aspettano e, in alcuni casi, pretendono dalla coalizione che si candiderà alle Comunali del prossimo anno? Non è un sondaggio, ma qualcosa di più simile a un carotaggio, con dignità statistica, per riuscire ad affrontare la prossima scadenza elettorale con la partecipazione di tutti e non solo di pochi. Per creare un milieu che tutti poi sappiano interpretare. Per dare voce a chi non ha altra occasione per esprimersi. Per dare ancora maggiore dignità politica a un appuntamento che abbiamo fortemente voluto e che deve aprire a una stagione di unità e compattezza di tutti. Perché le primarie servono sempre, ma così servono anche di più.

L’Assessore volante da Novara a Shanghai.

Secondo IlSole24Ore Giuseppe Antonio Policaro (Pdl), Assessore al Lavoro della Provincia di Novara, è riuscito ad incontrare il Sindaco di Milano Moratti e il Presidente della Provincia di Milano Podestà a…Shangai per perorare la causa della partecipazione di Novara nel prossimo Expò di Milano. Il povero assessore ha dovuto farsi 9500 Km per raggiungere un risultato storico secondo il Presidente della Provincia di Novara Sozzani che ha dichiarato:«La presenza di Policaro a Shanghai  consente a Novara di sedere da subito al tavolo di lavoro in vista di Milano Expo 2015». Non vorrei fare l’ambientalista retrò, ma magari sarebbero bastati 50 km. di treno per ottenere lo stesso risultato. Per non dire altro.

Un nuovo sindaco non è un cavaliere bianco.

Questa storia della scelta del canidato sindaco per le prossime elezioni amministrative a Torino sta diventando come una delle storie che mio figlio compone per compito in prima media. In sostanza esiste un villaggio in preda ad un sortilegio dopo la morte di un re buono e i cittadini mandano piccioni viaggiatori per reclutare un cavaliere bianco che li liberi dall’incantesimo e riesca a farli vivere felici e contenti. Ma è solo un problema di cavalieri bianchi ed immacolati? Leggendo bene la fiaba è necessario che il cavaliere conosca almeno una formula magica e sia sufficientemente astuto per liberare il villaggio, perchè la sua semplice presenza non basta. Quindi sarebbe meglio se prima di scegliere il cavaliere bianco si stesse a sentire con quale abile astuzia o formula magica il villaggio sarà liberato. Tradotto in linguaggio più prossimo a noi potrebbe essere utile capire quali idee siano necessarie per liberare il nostro villaggio e quindi trovare successivamente il cavaliere bianco più adatto che possa per fattezze ed abilità mettere in pratica queste idee. La sola presenza del nostro eroe, in tempi moderni e complicati, non garantisce un futuro di pace, prosperità e giustizia. O almeno noi appartieniamo a quel clan della favola che se volesse un semplice cavaliere bianco, avrebbe votato dall’altra parte.

Il mondo non guarda l’Italia

Solo per dire che di tutta questa faccenda del Premier e delle sue “pruderie”, all’estero non se ne occupa nessuno. Ho avuto l’occasione di stare qualche giorno in Francia e di guardare di sfuggita i giornali francesi e le televisioni estere: devo dire che l’Italia non se la fila nessuno. A differenza di quello che scrivono i giornali nostrani fuori dal patrio suolo le faccende italiane non hanno meritato nessun risalto, mentre il mondo sembra più preoccupato di altre cose: in Francia ancora ieri ho visto con i miei occhi un lungo e civile corteo di lavoratori a Nizza che chiedeva maggiore equità sulle pensioni – l’innalzamento dell’età pensionabile non è proprio tarata sui 62 anni, ma nella realtà delle cose un bel po’ più in là -; nei paesi anglosassoni in genere c’è la questione del terrorismo internazionale e delle prossime elezioni di mid term negli Usa, con raffronti sulle politiche di Barack Obama e di Cameron che sta iniziando una propria rivoluzione nel Regno Unito. Oltre alla Cina che sta spopolando. Cose che, insomma, interessano la gente.

Luca Cordero di Montezemolo e la perequazione sociale

Se qualcuno volesse risolvere il problema delle sperequazioni sociali per andare verso una più equa redistribuzione dei redditi, penso non possa fare molto affidamento sulla carta Luca Cordero di Montezemolo. Sembra infatti che l’ex Presidente della Fiat sia arrivato secondo nella classifica dei manager più pagati nel nostro Paese con 5,1 milioni € annuali, cioè sotto Tronchetti Provera (5,66 milioni €) e comunque sopra Marchionne, che si deve accontentare del quarto posto con 4,78 milioni €. Come risorsa di un eventuale coalizione di centrosinistra, credo non abbia come prima preoccupazione quella di dotare la gran massa dei lavoratori italiani di maggiori risorse nel portafoglio a spese di un calmieramento dei redditi di chi decide le politiche industriali del nostro Paese. Poco male, ma sarà giusto tenerne conto al momento opportuno.

Deaglio ha ragione a dire che Marchionne ha ragione?

Mario Deaglio oggi su “La Stampa” ha ragione a dire che Marchionne ha ragione?

Marchionne non è certo un diplomatico e ha detto, con la chiarezza un po’ rude che caratterizza i nove decimi dell’umanità, cose assolutamente vere e sgradevoli che gli italiani in cuor loro già sanno ma spesso preferirebbero non sentire: che l’Italia è diventata un Paese inefficiente e non competitivo, che l’organizzazione del lavoro permette in certi casi l’assenteismo di massa, che le fabbriche italiane della Fiat non contribuiscono neppure per un euro all’utile del gruppo.

Quanti Pronto Soccorso chiuderanno in Piemonte?

Sapete di cosa si parla nei luoghi di lavoro? Se pensate che tutti i giorni nelle mense aziendali si parli dell’ultimo ricorso al Tar o delle terre dell’ex Presidente del Consiglio regionale Gariglio o del tapiro verde donato in Consiglio Regionale a Mercedes Bresso, beh, negli ospedali non sembra esserci traccia di queste campali battaglie o informazioni giornalistiche. Parlando almeno del mio luogo di lavoro, sembra che l’argomento più gettonato sia la prossima riorganizzazione dei presidi di cura. Come pure del blocco del turn over, delle pensioni, dell’impossibilità prossima ventura di ottenere nuovi strumenti di diagnosi e cura. Passando per alcune domande come ad esempio quali Pronto Soccorso verranno salvati nella nostra ASL. Non è un mistero che ad esempio in uno degli ospedali della mia Azienda ospedaliera stia facendosi strada l’idea che il Pronto Soccorso possa restare aperto fino alle 8 di sera per poi chiudere e riaprire la mattina dopo. E poi 3 pronto soccorso nel giro di 10 km sono effettivamente uno spreco, come chioserebbe il nostro Presidente della Regione! Ma quest potrebbero essere chiacchiere di quattro amici al bar: aspettiamo con fiducia che dopo più di 6 mesi di nuovo governo regionale qualcuno ci racconti finalmente cosa avverrà della nostra sanità.

Gli immigrati costano meno di quanto producono

Sembrerebbe che in Italia gli immigrati versino quasi 11 miliardi di contributi previdenziali l’anno e ricevano in spese pubbliche dello Stato circa 10 miliardi di €. La fonte, ripresa dalla Reuters, è quella di quei bolscevichi della Caritas che si spingono a dichiarare che: “alla luce degli effetti della crisi bisogna chiedersi se gli immigrati (…) siano il problema o non piuttosto un contributo per la sua soluzione. Venendo essi a mancare, o a cessare di crescere, nei settori produttivi considerati non appetibili dagli italiani (…) il Paese sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro”.