Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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PiemontEuropa Ecologia antifascista

Oggi, giovedì 21 aprile, alle ore 20.30 il movimento PiemontEuropaEcologia parteciperà alla consueta fiaccolata organizzata dalla città di Torino per commemorare il 25 aprile. Il corteo partirà da piazza Albarello e giungerà in piazza Castello, dove è previsto l`incontro con le autorità cittadine.
Dino Barrera, portavoce della lista PiemontEuropaEcologia, in corsa con la coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, spiega così il senso della propria partecipazione: «Ci tenevamo molto ad essere qui oggi - ha dichiarato - perché Torino non deve dimenticare gli uomini e le donne condannati, esiliati e confinati nel corso del ventennio fascista. Un`occasione alla quale PiemontEuropaEcologia non poteva mancare, anche considerando quanto il tema dei diritti sia centrale all`interno del nostro programma. (altro…)

Torino come New York?

Una città in cui si usa l’automobile per fare spostamenti tra casa e lavoro di circa 2 km, dove le luci dei supermercati sono sempre accese quasi fosse un set cinematografico, dove riscaldamenti e condizionatori sono usati con sempre meno criterio, dove qualsiasi apparecchio elettronico rimane acceso in stand-by per almeno una giornata lavorativa, dove nessuno piange dopo che i sacchetti di plastica sono stati messi fuorilegge dall’inizio dell’anno non è una città che può essere riconvertita ad un consumo più sostenibile senza così tanti sacrifici? E siamo proprio sicuri che il nostro stile di vita occidentale sarebbe inequivocabilmente compromesso se ci comportassimo come a New York dove il 77% degli abitanti non possiede un’automobile?

Torino 2011: il piano T ambientale

Lester Brown, in suo famoso libro, parlava di PIANO B per l’ambiente. Per Torino ci sarebbe bisogno, a questo punto, di un PIANO T che incalzasse i futuri amministratori a rendere esplicite le politiche da intraprendere per la nostra città: cosa vogliono fare, spiegare più chiaramente quali sono le soluzioni intraviste, aiutare i cittadini a leggere tra i documenti programmatici un pensiero che colleghi impegni, azioni risultati senza dividere gli uni dagli altri e prendendo i cinque anni del prossimo mandato come dimensione temporale a cui riferirsi. Nel nostro piccolo PIANO T siamo arrivati alla conclusione che non è più sufficiente inserire qua e là alcune strisce verdi, apporre alcuni post it ambientali tra le pagine dei programmi che all’ulltimo minuto verranno lanciati e sicuramente poco letti dai cittadini. (altro…)

L’Italia sospende il nucleare

Pur dettata dalla paura, la retromarcia del Governo sul nucleare segnala che sta cambiando il senso comune sull’energia nucleare e sull’ambiente in generale. La paura di perdere le elezioni e di far passare i referendum, certamente, sul cui altare l’energia nucleare vale meno delle beghe del Presidente del Consiglio in funzione giudiziaria e comunque con un emendamento abbastanza confuso, tale da poter essere modificato quando finirà la buriana. Ma il cambio di sensibilità esiste  ed è stato più forte delle paure, delle promesse sul governo del fare che aveva affascinato schiere di nuclearisti convinti. (altro…)

Politica ambientale: 11 punti per uscire dalla crisi (senza diventare poveri).

Tim Jackson, docente di sostenibilità all’Università del Surrey e membro della Sustainable Development Commission della Gran Bretagna, è convinto che è possibile una nuova economia ambientale che produca benessere e ci faccia uscire dalla crisi senza tornare alle caverne e diventare tutti fraticelli. Il tutto in 11 punti:

1) Individuazione di “tetti massimi” di utilizzo delle risorse ed emissioni, e conseguenti obiettivi di riduzione

Fondamentale fissare dei “tetti” massimi per l’utilizzo delle risorse e per le emissioni prodotte, stabilendo obiettivi di riduzione. Tali “tetti”che derivano dall’analisi dei limiti ecologici, devono essere considerati in base al principio di equità per cui c’è chi dovrà inevitabilmente ridurre e quindi “scendere” e chi, invece, potrà “salire” per raggiungere il “tetto” indicato.

2) Una riforma fiscale per la sostenibilità

Interiorizzare le esternalità prodotte dalle attività economiche è un principio ormai accettato da almeno vent’anni. Dobbiamo però attivare una completa riforma fiscale ecologica, che sposti la pressione dagli elementi economici positivi (come il reddito) a quelli ecologici negativi (come l’inquinamento), tassandoli.

3) Sostegno per la transizione ecologica nei paesi in via di sviluppo

E’ evidente che per le nazioni più povere va fatto spazio alla crescita di cui hanno vitale bisogno. Tuttavia l’espansione di queste nazioni deve comportare anche l’esigenza di assicurare, da subito, che il loro sviluppo sia sostenibile e rimanga entro i limiti ecologici del pianeta e devono esserci supporti finanziari per questo.

4) Correggere il modello economico e sviluppare una macroeconomia ecologica

Un’economia fondata sull’infinita espansione dei consumi materialistici, basati a loro volta sull’indebitamento, è insostenibile dal punto di vista ecologico, problematica da quello sociale e instabile da quello economico. Per cambiare le cose occorre quindi sviluppare una nuova macroeconomia della sostenibilità. Abbiamo bisogno di un motore economico la cui stabilità non dipenda dalla continua crescita dei consumi ma dal mantenimento di buone condizioni ambientali e sociali.

5) Aumentare la prudenza finanziaria e fiscale

Negli ultimi vent’anni la crescita economica si è basata sui consumi materiali basati sull’indebitamento e per sostenerli siamo giunti a destabilizzare la macroeconomia, contribuendo all’attuale crisi globale economico-finanziaria. E’ indispensabile attivare una riforma della regolamentazione dei mercati finanziari nazionali e internazionali. E’ importante anche applicare la cosiddetta “Tobin tax”, concepita dal premio Nobel per l’economia James Tobin, da utilizzare per limitare la mobilità del capitale in generale o per finanziare lo sviluppo dei paesi emergenti (ridistribuendo le entrate fiscali sotto forma di aiuti)

6) Rivedere la contabilità nazionale

Bisogna costruire nuovi indicatori di benessere capaci di affiancare o sostituire il PIL (Prodotto Interno Lordo). Ne sono stati prodotti diversi, ora è necessario applicarli e in questo campo il WWF è molto attivo con l’iniziativa Beyond GDP (il GDP è l’acronimo inglese del PIL e sta per Gross Domestic Product) insieme alla Commissione Europea, al Parlamento Europeo, al Club di Roma e all’OCSE. I tempi sono ormai maturi per sviluppare una contabilità nazionale in grado di dare una misura più adeguata della performance economica.

7) Politiche sull’orario di lavoro

E’ necessario intervenire sulle politiche degli orari di lavoro per dare vita a un’economia sostenibile e favorire un miglior equilibrio tra vita e lavoro

8) Affrontare le ingiustizie

Le disparità di reddito hanno effetti negativi sia sulla salute individuale sia sul benessere sociale. E’ necessario affrontare queste iniquità permettendo così di ridurre i costi sociali, migliorare la qualità della vita e cambiare la dinamica dei consumi.

9) Misurare le capacità e la felicità umana

E’ necessaria una valutazione sistematica delle capacità di essere felici che hanno le persone nei diversi segmenti demografici.

10) Rafforzare il capitale sociale

E’ importante creare comunità sociali resilienti e resistenti, più che mai necessarie di fronte agli shock economici. La forza della comunità può fare la differenza tra disastro e trionfo rispetto ai tracolli economici. Sono necessarie politiche per aumentare il capitale sociale e rafforzare le comunità.

11) Smantellare la cultura del consumismo

Il consumismo in parte si è sviluppato come mezzo per proteggere la crescita economica basata sui consumi e la cultura consumistica è trasmessa da istituzioni, media, norme sociali e da una pletora di segnali, velati o meno, che incoraggiano la gente a esprimersi, cercare un’identità e trovare il significato della propria vita attraverso beni materiali. Dipanare la cultura del consumismo e cambiare la sua logica sociale richiederà uno sforzo consistente e metodico, quanto quello che in passato ci ha permesso di consolidare questo modello. È importante notare però che non si tratterà solo di una serie di rinunce: si dovranno offrire alle persone anche alternative realistiche allo stile di vita consumistico, incrementando la loro capacità di essere felici in modi meno materialistici.

Chirurgia politica: ubi pus ibi evacua

Non ho nessuna preclusione verso coloro che hanno condotto la politica italiana nella cosiddetta “prima repubblica”. Non sono nemmeno un fan di rottamatori di ultima generazione. Ma se il media per eccellenza, la TV, ci manda in una sera tutti insieme Paolo Cirino Pomicino, Gianni De Michelis, Maurizio Sacconi, Matteo Renzi e via discorrendo, capirete lo sconforto. Sconforto perchè alla fine è proprio la Tv che si assume oggi il compito di formare le pubbliche coscienze, di indirizzare verso il nuovo, che ci porterà fuori dalla crisi, gran parte dei nostri cittadini. Siamo all’interno di una crisi davvero generale di cui, a mio modesto avviso, il deterioramento delle nostre risorse più preziose per la vita – tipo aria, acqua, fuoco – stanno subendo cambiamenti che si rifletteranno già sui nostri figli e noi continuiamo a credere che questi personaggi ci porteranno fuori dal degrado con nuove idee e nuovi modi di prendere decisioni politiche. Anche per questo è necessario oggi metterci la faccia e perseguire con tenacia un lavoro di pulizia dentro e fuori la politica che non ammette più tentennamenti o impegni da tempo estivo. esiste una massima in chirurgia che credo debba essere applicata senza cedimenti oggi, subito: ubi pus ibi evacua (dove c’è pus è necessario incidere e spurgare). E bisogna farlo subito, con coraggio.

Torino 2011. Unire le esperienze dell’ecologia

In queste elezioni amministrative è venuta l’ora di tentare di unire tutti gli ecologisti in un’unica formazione che si presenti con una lista unica. Pur rispettando la decisione dei Verdi di non presentarsi a livello nazionale, a Torino si sente il bisogno di presentare una nuova esperienza di serio ambientalismo per dare a tutti la possibilità di scegliere l’ecologia politica contro una facile antipolitica senza sbocchi sensati e per ridare speranza a tutti gli amici che in questi anni si sono rifugiati nell’astensione e nel non voto. (altro…)

Elezioni Torino 2011: ambiente e trasporto pubblico locale

Ambiente vuol dire anche trasporto pubblico locale (TPL). Perchè un autobus pieno, anche se di vecchia generazione, inquina meno di un autobus vuoto di ultimo modello. Ma oggi il TPLP è in crisi, anche se i numeri su cui potrebbe contare sono importanti: infatti crescono i lavoratori pendolari e sempre più persone colpite dalla crisi si affiderebbero volentieri ad un abbonamento mensile o annuale al posto del mantenimento di un’automobile. Molto si può fare in questo senso e non solo rendendo i pullman puliti e veloci, ma proprio competendo sui costi, sulle possibilità economiche dei cittadini. (altro…)

L’industria tedesca non teme l’economia verde

Chi si aspettava una fuga di massa dalla nuova Germania verde probabilmente resterà deluso. Nella regione dove il prossimo capo del Governo regonale sarà un signore che è stato uno dei soci fondatori dei “grunen” tedeschi, non si assiste a dichiarazioni disperate da parte delle grandi industrie che lì risiedono, nè a smantellamenti repentini delle produzioni con traslochi balcanici o cinesi. Daimler e Bosch, per citarne due conosciute anche da noi, appaiono rilassate e per nulla intimorite dalla svolta ambientalista del prossimo governo regionale di Winfried Kretschmann. Perchè? (altro…)

Il rapporto di Legambiente Comuni Rinnovabili 2011

Nel 94% dei Comuni italiani sono installati impianti da fonti rinnovabili. Sono, infatti, 7.661 i municipi che ospitano almeno un impianto da rinnovabile, rilevati nel Rapporto Comuni Rinnovabili 2011 di Legambiente. Erano 6.993 lo scorso anno e 5.580 nel 2009. La crescita è impressionante e riguarda ognuna delle fonti pulite. Sono 7.273 i Comuni del solare, 374 quelli dell’eolico, 946 quelli del mini idroelettrico, 290 i comuni della geotermia e 1.033 quelli che utilizzano biomasse e biogas.Aumenta quindi significativamente il contributo energetico delle rinnovabili che nel 2010 ha coperto il 22% dei consumi elettrici complessivi, grazie a 200 mila impianti distribuiti nel territorio, che già oggi rendono rinnovabili al 100% un numero sempre maggiore di Comuni.

Scarica qui il Rapporto di Legambiente