Alcuni tratti comuni sono comunque rintracciabili nelle campagne elettorali dei due favoriti: l’attenzione alle riforme economiche fondate sullo sviluppo delle energie rinnovabili e gli investimenti prioritari su educazione e sanità oltre all’accento sullo sviluppo della cultura come motore della ripresa sembrano far maggiore presa nel nord Europa rispetto ad una campagna di proposte liberiste cavalcata dalla destra in entrambi i casi legata strettamente ad una estrema xenofoba e razzista. D’altra parte proprio lo sganciamento della sinistra riformista dalle ali radicali sembra essere gradito dagli elettori tedeschi e danesi che non si lasciano peraltro distrarre nè dall’omossessualità del sindaco di Berlino (ditelo a D’Alema che magari ci ripensa) nè dal fatto che la Thorning-Schmidt sia moglie del direttore del Forum Economico Mondiale in Svizzera e indossi abiti costosi che le hanno fatto guadagnare il nomignolo di Gucci Helle. In Germania si attende anche il test dei Verdi che dopo il boom di qualche mese fa, sono dati in calo e il polso della crisi che sta attraversando la CDU di Angela Merkel che ha perso in pratica le ultime sei elezioni regionali.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Questa faccenda della casta e dell’anticasta sta diventando un trabocchetto. Le caste esistono eccome, ma rimane singolare l’approccio che vediamo tutti i giorni nella nostra vita quotidiana al problema. La sensazione che traggo immerso nella mia professione è che, molto spesso, chi si indigna per soprusi e privilegi, se fosse messo in condizioni di aver gli stessi strumenti li userebbe senza grandi ripensamenti. Perchè le caste in Italia sono tante e spesso il tiro al piccione che viene fatto verso i politici tenta solo di spostare il bersaglio da sé stessi. Dirigenti pubblici, avvocati, giornalisti, medici, uomini di spettacolo e di sport condividono la stessa natura di parlamentari e governanti e infettano il normale vivere civile allo stesso modo. Forse è davvero una questione di approcci, perchè se ognuno di noi limitasse il privilegio, grande o piccolo, che l’appartenenza alle mille caste riesce a far fruttare, si prosciugherebbe l’humus che continua a nutrire il privilegio stesso. (altro…)
Piemonte al Centro inizia la sua attività con un evento pubblico che si terrà Giovedì 22 Settembre presso l’Hotel Ambasciatori in C. Vittorio Emanuele II 104 a partire dalle ore 18.00. Coordinato dall’europarlamentare Gianluca Susta, l’evento vedrà gli interventi del Sen. Nicola Rossi che ha presentato gli emendamenti alla finanziaria ed elaborato la “contromanovra” di Italia Futura; del Prof. Luca Ricolfi sociologo ed editorialista politico, di Carlo Calenda collaboratore di Luca di Montezemolo e presente nel board di Italia Futura. Piemonte al Centro, associazione politica facente parte della rete di Verso Nord ispirata da Massimo Cacciari e in stretta colaborazione con Italia Futura, si inserisce quindi nel dibattito politico-economico con proposte ancorate alla dimensione europea, ineludibile come continuamente segnalato dagli osservatori politici di diversa scuola e tendenza politica e mantenendosi particolarmente vigile alle ripercussioni sul nostro territorio delle diverse soluzioni dibattute. Porterà il suo saluto Piero Fassino, Sindaco della Città di Torino.
Firma l’appello dei Medici, Veterinari e Dirigenti del SSN
I provvedimenti martellanti che stanno colpendo i medici dirigenti e convenzionati, i veterinari e i dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale stanno oltrepassando ogni limite.
Non è più tollerabile che chi quotidianamente garantisce milioni di prestazioni sanitarie negli ospedali e nei servizi territoriali venga sempre più penalizzato professionalmente ed economicamente e costretto a lavorare in una sanità pubblica sempre più impoverita da devastanti sottofinanziamenti, sprechi e malaffare.
Già prima dell’attuale manovra i medici e i dirigenti del SSN hanno subito per quattro anni il congelamento del contratto, delle convenzioni e delle retribuzioni con una consistente perdita economica, il mancato riconoscimento delle spese di produzione dei medici convenzionati, aumentati carichi burocratici nonché il blocco del turn over della dipendenza e diverse altre penalizzazioni.
Si sarebbe voluto perfino rimettere in discussione il riscatto degli anni di laurea e di specializzazione, con l’aggravante di genere del servizio militare. Per i medici si sarebbe trattato di dover rinunciare dai sei ai dodici anni ai fini del raggiungimento della pensione!
Ma con la manovra in discussione in Parlamento:
- si vorrebbe anche congelare il TFR dai 6 mesi ai 2 anni;
- sopprimere o accorpare con la domenica le feste del 25 aprile, 1 maggio e del 2 giugno;
- si minaccia di non pagare la tredicesima;
- si aprono prospettive di mobilità selvaggia e ulteriori vessazioni.
Infine gravissima sarebbe la scelta di cancellare il contributo di solidarietà lasciandolo però per chi lavora nei servizi pubblici. Si tratterebbe di una iniqua discriminazione ed un accanimento inqualificabili, in particolare per i medici e i dirigenti del SSN considerati ancora una volta un bancomat da utilizzare per non colpire chi ha di più nel privato, i grandi patrimoni e gli evasori.
Rivolgiamo un appello al Presidente della Repubblica, al Governo e al Parlamento, ai quali consegneremo le firme raccolte, affinché la manovra venga modificata con le correzioni da noi richieste e affinché venga fermata la campagna persecutoria e punitiva nei confronti dei medici e dei dirigenti del Ssn.
Se osserviamo meglio cosa sta accadendo nel nostro Paese, salta immediatamente all’occhio un vizio di fondo che ci accompagna da diversi anni: siamo il Paese dei “contentini”. Non solo la pratica politica, ma lo stesso tessuto della nostra vita sociale è ricavato dalla possibilità che la “corporazione” a cui apparteniamo, qualunque essa sia – imprenditoriale, professionale, di pubblica amministrazione, di lavoro dipendente – possa ottenere qualche vantaggio in più rispetto a quella vicina. Non esistono politiche pubbliche dotate di una visione generale, ma tutto un sistema di privilegi particolari, limitazioni, esenzioni o possibilità di elusioni che ogni fascia sociale cerca di ottenere per sè e di non estendere ad altri: la lotta, insomma, per avere una parte del dolce possibilmente più grande di quella del vicino. (altro…)
Molti Paesi europei, nonostante il terribile momento finanziario, stanno immettendo più risorse in sanità ma, ovunque, l’aumento degli investimenti risulta del tutto insufficiente a soddisfare l’aumento stabile nei bisogni e nella domanda. L’Italia ha conseguito, negli ultimi decenni, importanti risultati in campo sanitario, come confermato dal notevole aumento dell’aspettativa di vita e dalla diminuzione progressiva della mortalità. Tuttavia esistono forti motivi di insoddisfazione testimoniati da:
- crescita delle disuguaglianze nelle condizioni di salute dei cittadini, sia geografiche che economico-sociali;
- enorme disequità nei servizi sanitari erogati, nell’accesso, nei risultati e frequente percezione di scarsa qualità dei servizi sanitari da parte dei cittadini, soprattutto in alcune Regioni;
- sprechi nell’uso delle risorse e rischi per la sostenibilità del sistema;
- incapacità nel prevenire il prevenibile. (altro…)
Un medico, di norma inizia a lavorare in ospedale verso i 30 anni – molto spesso anche più avanti. Questo perchè la sua formazione normalmente dura 10-11 anni da quando esce dalla scuola media superiore, a cui si aggiunge un anno di leva (almeno noi per cui la leva era obbligatoria). Tenendo conto delle nuove norme che graziosamente il Governo sta emanando, andrà a finire che ad esempio chi lavora nella branca chirurgica dovrà stare in sala operatoria almeno fino a 70 circa, età in cui come è noto la freschezza del gesto chirurgico è sublime. Ma anche chi lavora nelle rianimazioni, nei pronto soccorso, nelle ambulanze potrà dimostrare a questo punto la propria arte e la propria capacità fisica e psicologica fino a tarda età. Grazie a Dio potremo anche contare sul fatto che l’anno di leva e il tempo della formazione non entreranno più nel conteggio pensionistico. Per rendere meno amara la consapevolezza che chi ci governa non sa nulla del nostro lavoro, dobbiamo riconoscere che altri aspetti ci vengono incontro. Innanzitutto il posticipo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), per proseguire con il blocco degli stipendi già in atto e quello del turn over, grazie a cui chi va in pensione non viene sostituito da nessuno. E continuando nei ringraziamenti si possono sottolineare i tagli feroci che il sistema sanitario tutto sta subendo con impoverimento di uomini e mezzi, la sempre maggiore precarizzazione dei gioveni medici – e non solo -. Insomma, le scuole di Medicina dovranno inculcare un nuovo obbiettivo, una nuova “missione” dell’arte medica che non è più il prendersi cura delle persone in stato di malattia, ma quello di esercitare la propria arte come puro esercizio di masochismo.
Quando un establishment non riesce a dare un motivo di fiducia alle nuove generazioni, scoppia tutto. E da noi la rivolta sarà dei giovani professionisti, del ceto medio impoverito, di tutti quelli che stanno fuori dalle caste. Primavera italiana? L’espressione potrebbe davvero ricordare le drammatiche esperienze che si stanno vivendo in molti Paesi dell’altra sponda dell’antico mare nostrum? Le somiglianze non sono di ordine politico o istituzionale. Per quanto l’immagine della nostra politica sia giunta a livelli di indecenza impensabili fino a qualche anno fa, non siamo nelle mani né dei Mubarak né dei Ben Ali e ancor meno degli Assad. Alla peggio siamo stati fedeli alleati dei Gheddafi. Il parallelo può risultare istruttivo sotto altri profili. Occorre però partire da un’analisi non molto diffusa degli avvenimenti che stanno sconvolgendo gli equilibri sociali e politici dei Paesi islamici. Gli stereotipi della rivolta “islamica”, così come quelli su occulti complotti ai vertici del potere, risultano del tutto inadeguati a giudicare la novità del fenomeno.
Il Ministro e Leader della Lega Nord Umberto Bossi che sfugge ai giornalisti da un’uscita secondaria. Calderoli che esce a tutta birra da Arcore. questo è il termometro finale del cambio dei provvdimenti da inserire nella manovra finanziaria dove Silvio Berlusconi vince un prezioso round agendo sulle pensioni che, solamente ieri, erano state “blindate” appunto dalla Lega Nord al grido “giù le mani dalle pensioni”! Anche Tremonti pare abbia gradito il cambio di passo potendosi alla fine ascrivere come uno dei vincitori del braccio di ferro portando a casa il blocco dell’Iva. Un Bossi quindi “fuggiasco” ed un Berlusconi che ha rialzato la testa di fronte all’alleato ottenendo anche l’inizio della soppressione delle Province attraverso l’iter costituzionale e la soppressione del prelievo sui redditi oltre i 90 mila €. (altro…)
Nello spazio dei caratteri di un sms, sedici firme che guidano le più importanti aziende francesi hanno pubblicato una lettera che comparirà su “Nouvel Observateur” esponendo un concetto semplice: noi ce siamo ricchi dobbiamo pagare più tasse. Dopo Warren Buffett negli Usa e Luca Cordero di Montezemolo in splendido isolamento in Italia, non ci sono volute molte parole e discussioni accademiche per rendere comprensibile il fatto che se l’economia è in tempesta, lo sforzo maggiore deve essere compiuto da chi ha beneficiato maggiormente dei suoi servizi in tempi di vacche grasse. Semplice ed immediato. E da noi?
“Noi, presidenti o amministratori delegati, uomini o donne del mondo degli affari, finanzieri, professionisti o cittadini ricchi, vogliamo l’instaurazione di un” contributo eccezionale “che coinvolgerà i contribuenti francesi più favoriti. (altro…)