Uno dei punti cruciali che questa crisi sta mettendo a nudo è il nostro tasso di europeismo. Stefano Folli, editorialista del Sole, coglie lucidamente questo punto che va svolto e portato alle estreme conseguenze. Soprattutto nel caso l’attuale Governo dovesse crollare, la nuova maggioranza non si misurerà tanto sulle appartenenze alla destra o alla sinistra, ma su quanto crederà all’europa, alle sue istituzioni e alla possibilità “politica” dell’Unione Europea. E questo sarà un discrimine che attraverserà tutti gli schieramenti, in cui gli euroscettici sono equamente rappresentati e costituiranno un evidente freno. Le riforme da fare non potranno infatti essere il semplice risultato di una richiesta delle istituzioni europee, ma dovranno essere condivise e soprattutto gestite e rese utili per il nostro Paese anche a livello di forza politica nelle sedi decisionali, siano esse la Banca Centrale Europea che lo stesso Parlamento e Commissione europea. Esiste quindi una vera necessità di dichiararsi subito europeisti convinti, quali noi di Piemonte al Centro siamo, e di essere un motore di aggregazione degli europeisti ovunque essi siano – più o meno! -. Nessuna riforma che ci porti a tornare protagonisti nell’attuale cornice della globalizzazione, potrà infatti avere la polvere da sparo bagnata di chi non sente nel profondo l’opportunità che la costruzione di una nuova europa rappresenta per il nostro Paese. Anche questo è comprendere come cambia la politica e il perchè rinchiuderci nelle gabbie chiamate destra e sinistra non ci porterà da nessuna parte. E noi, con Gianluca Susta, crediamo all’Europa.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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(…) Se invece si mette più internet in un mondo dominato da malavita, evasori fiscali e prepotenti di ogni genere, in un mondo nel quale si spende sempre meno denaro e attenzione per l’educazione, si pensa che l’unica soddisfazione sia nel consumo, si rischia di aumentare e non diminuire la disuguaglianza. Quindi internet è una meravigliosa macchina delle opportunità. Ma per coglierle occorre attenzione per una cultura profonda, una politica sincera, un’economia intelligente. Per una progettazione pensata. Pensieri ingenui, forse, ma non troppo (…) Leggi l’articolo completo di Luca De Biase
Finalmente la Regione Piemonte, nella persona dell’Assessore William Casoni, ha varato un programma di scambi culturali, economici ed artistici tra la nostra Regione e il Bashkortostan, repubblica dell’ex Federazione russa. Ora le aziende in crisi del Piemonte potranno usufruire di alternative valide ai mercati della California, del Brasile, della Cina e giovarsi di utili scambi culturali per affacciarsi su realtà in cui l’innovazione tecnologica, culturale e artistica potranno far progredire il know how della nostra vecchia Europa per dare lezioni di politica economica ed industriale agli spocchiosi francesi e tedeschi che pretendono di governare l’economa del Vecchio Continente. Ci congratuliano con il governo regionale piemontese per aver battuto sul tempo tutti i nostri concorrenti nazionali ed internazionali andando a guardare lì dove nessuno avrebbe pensato di trovare il futuro. Ne sentivamo la mancanza in questo momento in cui è necessario concentrare le forze del nostro territorio sulle cose serie. (via Lo Spiffero)
L’Italia è entrata in una fase di emergenza, in cui sono in gioco i risparmi degli italiani, i posti di lavoro, la tenuta del paese e la sua permanenza nella zona Euro. Da maggioranza e opposizione non arrivano però risposte adeguate.
Lunedì Luca di Montezemolo, in una lettera pubblicata su Repubblica, ha elencato cinque punti che “se attuati simultaneamente e accompagnati da un grande piano di rilancio dell’immagine internazionale dell’Italia, rappresenterebbero un valido argine alla speculazione, ridarebbero una prospettiva di crescita al paese e opererebbero nella direzione di una maggiore equità sociale”: (altro…)
La mossa è fortemente appetitosa: mollare Berlusconi, ultimamente non troppo amato dalla base leghista, rifacendosi una verginità politica proprio sulle pensioni, permettendo così dilimitare i danni alle prossime elezioni. Una Lega che in questo modo cercherebbe di far dimenticare l’opaca prova di governo che non ha guarito l’Italia, che ha impoverito i cittadini, che non ha fatto passi avanti sostanziali sul “monstre” del federalismo. Insomma, camicie verdi di lotta che tentano di rianimarsi tornando all’antico incassando una cambiale alle spalle del Pdl. Ma Berlusconi non è certamente uno sprovveduto e ci aspettiamo che cali sul tavolo verde un altro dei suoi assi. Senza escludere che l’opposizione Udc non corra in soccorso e il Partito Democratico non ricada nell’antica tentazione di far moine, appunto, alla Lega.
In Europa è sotto gli occhi di tutti il fatto che i diversi Governi hanno reagito in maniera diversa alla crisi economica puntando, a mio modo di vedere, su strumenti anche sociali. Gran Bretagna, Germania ed altri hanno ottenuto ad esempio una disoccupazione giovanile molto inferiore a quella del nostro Paese continuando ad investire sul cosiddetto “capitale umano”; tutelano meglio il lavoratore tutelando in sostanza meglio il lavoro ad esempio finanziando il lavoro e non la disoccupazione. Certo il panorama d’oltralpe non è tutto rose e fiori ma certamente se la passano meglio di noi. Romano Benini ci indica un’interessante lettura dell’origine di queste politiche scegliendo la strada dell’incontro tra il socialismo riformista e il liberalismo che si sono riconosciute all’interno della famiglia europea del progressismo. (altro…)
Domani mattina la gran parte delle persone di questo Paese si alzerà presto e andrà a tentare, con il proprio lavoro, di rimettere nei fatti a posto i conti, produrre PIL e via discorrendo. Domani mattina, però, dopo aver visto le facce della Merkel e di Sarkozy sarò personalmente – diciamo così – un po’ seccato di tentare di aggiustare i conti di questo Paese con lavoro, straordinari non pagati, mancanza di risorse, servizi alle fasce più deboli ancora più deboli pensando che il Presidente del Consiglio sia la stessa persona che ci ha portato ormai oltre al dissesto dello Stato ovvero alla presa in giro internazionale. Questo proprio non ce lo meritiamo…
Come riportato dal sito “Lo Spiffero”, Torino sarebbe stata inserita tra le 19 città che si giocheranno il prestigioso riconoscimento della Commissione Europea per le politiche ambientali. Al di là delle polemiche che ciclicamente ritornano sull’argomento è chiaro che l’assegnazione alla nostra città resta una chimera, se non altro per i risultati che purtroppo si registrano. Non sarebbe certamente elegante indagare sui perchè in passato una serie di veti incrociati non hanno permesso l’ottenimento di risultati migliori, soprattutto è tempo di guardare avanti e di impostare una visione futura che ci permetta di uscire dall’impasse. E proprio guardando al domani sarebbe corretto iniziare a far propria, da parte delle amministrazioni dell’area metropolitana, l’idea che il miglioramento della qualità ambientale non è il risultato di una singola o di un pacchetto limitato di misure, ma di una politica trasversale che permei praticamente tutte le attività amministrative con mano ferma e senza paura di scontentare le diverse corporazioni che a turno minacciano di togliere il consenso politico-elettorale a chi al momento governa l’amministrazione. Parlo di corporazioni perchè in fondo esistono molti più motivi di comprensione e di adesione da parte delle persone rispetto a corporazioni che tentano di risvegliare l’interesse generale su se stesse attraverso la proposizione di veti, e non soltanto in campo ambientale. (altro…)
(di Raoul Minetti via Italia Futura)
Quanto costa alla nostra economia questa sistematica incertezza nell’azione di politica economica del governo, in un momento di crisi come quello attuale? Si tende generalmente a pensare che i danni maggiori all’economia possano derivare da scelte di politica economica errate, sottovalutando così le gravi conseguenze economiche che ha l’incertezza stessa. Di recente, tuttavia, economisti e analisti individuano sempre più nell’incertezza sulle azioni di politica economica una determinante fondamentale di tassi modesti di crescita, di livelli alti di disoccupazione, di scarsi investimenti e consumi, nonché dell’instabilità dei mercati azionari. (…)
(continua a leggere su Italia Futura)