Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Assange, l’Ecuador, gli Usa, la Gran Bretagna, Garzon e le banane

Perché Assange ha scelto l’Ecuador? Come mai il Foreign Office inglese sta gettando la spugna? Che legame esiste tra il giudice spagnolo Garzon, Assange, Lagarde? E perché Lula, Morales e Chavez hanno deciso di aiutare l’Ecuador facendo irritare gli Stati Uniti? Cosa lega Wikileaks e le banane? Se questa ricostruzione è vera potrebbe avere la forza della nitroglicerina…

Fermare il declino. Fermiamo il delirio liberista

“Fermare il declino” è il titolo del manifesto di quello che si candida ad essere un nuovo partito liberale-liberista-libertarian, promosso da alcuni liberisti noti al grande pubblico come Oscar Giannino e Michele Boldrin. Al manifesto hanno aderito anche diversi esponenti del partito di Fini e della fondazione di Luca Cordero di Montezemolo. Su Keynes blog una puntuale confutazione e critica del manifesto liberista…

In conclusione, il manifesto “Fermare il declino” potrebbe tradursi in “accelerare la caduta” o “ripetere gli stessi errori”. I suoi estensori appaiono in definitiva animati da una sorta di visione “delirante” della crisi, in quanto staccata dalla realtà dei fatti e spesso autocontraddittoria. Ma, al di là della buona fede di costoro, il ridimensionamento del settore pubblico ha ben altri e più smaliziati sponsor.

I democratici americani guardano al futuro

Per dire come funziona un grande partito che guarda al futuro, basterebbe scattare una fotografia a quello democratico americano. Obama – democratico -, che si sta giocando una difficile campagna in tempi di recessione economica e in un ambiente sociale con forti tinte fondamentaliste, ha dato il suo consenso all’inserimento del matrimonio omosessuale al programma del partito che verrà approvato alla convention di settembre. Il discorso più importante alla stessa convention, verrà pronunciato da un sindaco ( San Antonio – Texas) di 37 anni e ispanico. E insieme al sempre amato Bill Clinton, parlerà Elizabeth Warren, una che spende il suo tempo difendendo i diritti dei cittadini di fronte al sistema bancario. Guardare al futuro, insomma, senza troppa paura.

Ripensare gli ospedali per diminuire i costi del welfare

Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, fa’ quel che può e si accinge a varare una miniriforma contente medicinali monouso, regole con maggiore tracciabilità sull’attività privata dei medici, multe a chi vende sigarette ai minori, lotta alla medicina difensiva e altro che si vedrà. Il Ministro sa però bene che norme di questo genere potranno raschiare un po’ meglio il barile ma null’altro. D’altra parte in un governo “tecnico” e ormai avviato a scadenza naturale, non si può sperare in molto di più. Tutto ciò, comunque, non permetterà una inversione significativa sulla spesa sanitaria che solamente una vera e propria innovazione potrà sanare. E innovazione anche in questo caso non significa fare in maniera più veloce o diversa le cose, ma fare altre cose. Di ricette veloci non ne ha nessuno, ma è chiaro che esistono nodi che devono essere sciolti. Uno dovrà essere quello dell’organizzazione dei nostri luoghi di cura, ancora fermi ad una concezione veramente novecentesca che la medicina più avanzata sta abbandonando. E ripensare le nostre strutture, soprattutto quelle ospedaliere, significa ragionare per intensità di cure, differenziando gli spazi stessi e i momenti di cura. L’ospedale moderno, infatti, è un ambiente ad alta intensità di cura, dove ad un primo momento tecnologicamente e assistenzialmente impegnativo ne subentra un altro dove, in un normale decorso, diminuiscono le necessità della persona. In diversi Paesi si sta adottando un sistema praticamente separato anche dal punto di vista fisico, con articolazioni degli ospedali diversi. Oggi si guardano più le giornate di degenza in uno stesso letto o Reparto per calcolare il risparmio – quando non la necessità di spendere meno trattando casi meno complessi -. Il futuro sarà una corretta valutazione delle necessità delle persone ricoverate, trovando in ogni momento della cura il più corretto impiego dei mezzi umani e strumentali a disposizione in spazi diversi. Oggi continueremo a pagare il lavoro delle diverse professionalità sanitarie in maniera poco intelligente ed appropriata, sottraendo, ad esempio, il lavoro vero di un chirurgo facendogli compilare per diverse ore carta inutile che non abbatterà gli errori o i costi. Sì, avete capito bene: per diverse ore al giorno paghiamo lo stipendio di un chirurgo per un lavoro da impiegato amministrativo. E’ chiaro che così non ne verremo fuori…

Manager e università per la politica?

Due cosette interessanti all’epoca dei “tecnici” in questo scorcio di fine legislatura. La prima è che possediamo il più vetusto “parco” di professori universitari. In media in Germania o negli Usa i docenti delle diverse accademie sono in almeno la metà dei casi al di sotto dei 40 anni mentre nel nostro Paese raggiungono con fatica il 16%. La seconda è che almeno un eletto su 4 delle patrie amministrazioni da molti anni sarebbero dei manager. Se la prima parte del discorso può farci ben comprendere come continuiamo a formare i nostri ragazzi in maniera abbastanza “sbilanciata” guardandoci alle spalle invece che avanti, la seconda mi fa sorgere il dubbio che l’infornata di tecnici o di “sergenti” d’industria (i capitani è chiaro che sono altrove) che nuove aggregazioni politiche stanno per disporre in campo, ci farà colare ancora più a picco rispetto  passato.

Porcellum estivo

Per chi non se ne fosse avveduto, stiamo assistendo ad una grandiosa melina sulla legge elettorale per non dover andare ad elezioni anticipate. Pd e Pdl non hanno nessun interesse né a mollare un sistema che garantisce una composizione sicura delle fila parlamentari, né a correre al voto presentando coalizioni che non sono ancora pronte nei fatti. Lo stesso Berlusconi sta lavorando alla formazione di una nuova offerta politica ed ha bisogno di tempo per metterla in carreggiata e tentare di riprendere quanti più voti possibile. Dall’altra parte, malgrado la vittoria sembra a portata di mano, Bersani non ha certamente ancora “coagulato” una maggioranza  in grado di portare fuori dalla tempesta senza particolari turbolenze. Oltre al fatto che l’avvicinarsi all’orizzonte di nuovi gruppi politici “centristi” – leggi i vari Giannino, Montezemolo o Passera – necessita un sistema in grado di smorzare la loro capacità di interdizione,  riconducendoli all’obbligo di cercare alleanze nelle diverse coalizioni, pena l’emarginazione politica. E cosa meglio del “porcellum”?

Perchè l’ideale del repubblicanesimo è necessario in questa crisi

Possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma forse il problema attuale democratico, economico e quant’altro, è una forte concentrazione del potere sia politico che economico nelle mani di pochi. Una sistema fondamentalmente di èlites che tende, anche in queste ore, a perpetuare se stesso: una nuova èlite che tenta di sostituirsi a quella precedente. Questa è forse la battaglia a cui stiamo assistendo in queste ore, e la parte “tecnica” sembra essere solo una variante delle vecchie consorterie o meglio ancora una delle squadre in campo, dato che i gruppi che si contendono la partita sono diversi e non solo due. Come se ne esce? Credo che abbia ragione chi sta cercando di rimettere in campo il problema del recupero dei fondamentali con cui è stata costruita la nostra Repubblica; fondamentali che vanno anche al di là della nascita anagrafica della nostra repubblica del ’46. Uno di questi è sicuramente quello della riaffermazione della Libertà come mancanza di dominio, che si è più che degradato, sostituito con quella della Libertà liberal/liberista che lavora per una società in cui gli individui, per essere liberi, devono essere svincolati da ogni interferenza, possibilmente con una Stato dai confini molto stretti che si occupi solamente di un paio di cosette lasciando il resto alla concorrenza selezionatrice. (altro…)

Nuovo round per Bresso su Cota?

Si riaffaccia la questione della legittimità della vittoria di Roberto Cota su Mercedes Bresso alle ultime elezioni regionali. Come già riportato da “Lo Spiffero” sono state depositate le motivazioni, da parte del giudice Alberto Oggè, della sentenza d’appello che ha condannato il Consigliere Giovine. Nella sostanza le motivazioni della sentenza potrebbero corroborare la tesi della Presidente Bresso che sono state sostenute davanti al Consiglio di Stato, che proprio in questi giorni dovrebbe esprimersi sul ricorso. La questione non è banale e potrebbe ancora ribaltare l’esito delle ultime elezioni facendo decadere l’attuale Governo della Regione Piemonte dopo l’ancora successivo passaggio attraverso il Tar di Torino. I passaggi della Magistratura non si commentano, ma certamente l’idea che almeno politicamente sia stata compiuta una vera ingiustizia nei confronti di Mercedes Bresso e degli elettori che l’hanno sostenuta rimane, a mio avviso, salda, al di là dell’attivo supporto che personalmente ho dato – e continuo a confermare – alla lista della Presidente Bresso.

La siringa sanitaria

C’è questa faccenda dei tagli alla sanità, su cui si sente di tutto e di più. In realtà nessuno ha ancora visto bene “le carte” e tutti parlano di tagli senza sapere bene in cosa consisteranno. Chi lavora in sanità sa bene che è un problema molto complesso e che l’economia sanitaria, come quella ambientale, è un argomento conosciuto pochissimo e che si avvicina alla composizione della formazione della nazionale di calcio. Ma in tutte le discussioni, televisive o meno, manca davvero la voce di chi ci lavora in sanità; oltre al fatto che medici ed infermieri sono ormai del tutto estromessi dal governo sanitario in mano ad una pletora di amministrativi non secondo nemmeno a chi vive di politica. Ma le cose più curiose si registrano su fatti come le famose siringhe che costerebbero 1 € a Sucate di sopra e 10 € a Vigata. Di recente ne ho sentita una simpatica da un economista sanitario su cui varrebbe la pena di riflettere, per incominciare. Oltre al fatto che i cosiddetti costi “standard” non funzionerebbero per diversi motivi, la cosa che mi ha colpito è il motivo per cui la siringa di Sucate costerebbe molto meno di quella di Vigata: semplicemente perchè la Regione di Sucate paga la ditta fornitrice entro 90 giorni, mentre quella di Vigata lo paga in circa 6 mesi – sempre che lo paghi. Inoltre se i due ospedali si mettessero in testa di comprare un semplice apparecchio per fare un elettrocardiogramma, i costi potrebbero differire semplicemente a seconda della garanzia che lo strumento avrà: se lo assicuro per un mese lo pagherò 1, mentre se lo garantisco per un anno con immediata sostituzione se presenta anomalie, potrei pagarlo 10. Le “cose” che si usano in sanità hanno sicuramente un costo molto alto, dato dalla loro natura e dalle applicazioni che si fanno, ma il problema immediato non è dato dalla “natura” del bene appartenente alla sanità, ma da semplici leggi di mercato che valgono per tutti i settori. Basterebbe davvero poco per iniziare, lasciando a casa demagogie e populismi idioti professati da chi non conosce la materia su cui pontifica. E comunque io avrei fatto entrare durante la partita con la Spagna Diamanti…

Anonimo PD: cose che si pensano ma che pochi dicono.

 Un agile pamphlet certamente da leggere e meditare. Non importa chi sia l’autore – anche se qualche idea sale immediatmaente alla coscienza – perchè potrebbe essere chiunque di coloro che hanno attraversato i campi della sinistra ed ora riflettono sul che fare senza più alcun paraocchi ideologico e con la libertà di potersi smarcare da etichette antiquate. L’Anonimo racconta cose che, effettivamente, molti di noi pensano ma che non hanno  ancora il coraggio di porre a base di un’aggregazione che sappia sfidare senza sciatte deferenze lo stato in cui versa il campo che, una volta, si saarebbe chiamato “progressista”.