Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

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Cellule staminali: cura o abbaglio?

La politica è oggi tutta rivolta su se stessa ma certamente, in altri momenti, non si lascerebbe sfuggire un argomento che continua a far crescere un’onda emozionale nel nostro Paese: la cura di bambini con malattie devastanti attraverso l’uso di cellule staminali. Anche se diversi personaggi pubblici si sono lasciati trascinare in una discussione dove, davvero, bisognerebbe adottare il metodo platonico delle “lunghe e “benevoli” discussioni dove l’invidia non detta nè la domanda nè la risposta”. L’argomento è davvero complesso anche per chi è “del mestiere”, anche se chi oggi è chiamato a mettere ordine in queste faccende appartiene sostanzialmente al potere legislativo. Ma quali sono in sostanza le risposte alle domande più comuni del cittadino medio che si possono ragionevolmente avanzare? Una buona sintesi è contenuta in una buona inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera dove si è chiesto a tre specialisti di rispondere ai dubbi più presenti: Paolo Bianco, direttore del Laboratorio di Cellule Staminali al Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università La Sapienza di Roma; Bruno Dallapiccola, genetista, direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e coordinatore del progetto Orphanet Italia sulle malattie rare; Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (HSR-TIGET) di Milano.

Link all’articolo sul Corriere della Sera

Rapporto Bes 2013: il benessere equo e sostenibile in Italia

In linea con le esperienze più avanzate che stanno prendendo forma in tutto il mondo, nel dicembre 2010 Cnel e Istat si sono impegnati a mettere a disposizione della collettività uno strumento capace di individuare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi molteplici territori.
Per raggiungere questo risultato sono stati coinvolti non solo alcuni tra i maggiori esperti dei diversi aspetti che contribuiscono al benessere (salute, ambiente, lavoro, condizioni economiche, ecc.), ma anche la società italiana, attraverso spazi di confronto e deliberazione cui hanno partecipato migliaia di cittadini e incontri con le istituzioni, le parti sociali, il mondo dell’associazionismo. Il risultato è sintetizzato in questo volume, realizzato con un linguaggio accessibile anche ai non esperti, mentre tutte le informazioni statistiche e metodologiche elaborate nel corso del progetto sono disponibili sul sito www.misuredelbenessere.it. La solidità scientifica e la legittimazione democratica del percorso seguito consentono di dire che, da oggi, il nostro Paese è dotato di uno strumento tra i più avanzati al mondo per monitorare le condizioni economiche, sociali e ambientali in cui viviamo, informare i cittadini e indirizzare le decisioni politiche. La riflessione su quali siano le dimensioni del benessere e su come misurarle è, infatti, una riflessione su quali siano i fenomeni che è necessario prendere in considerazione per migliorare il nostro Paese, su come definire obiettivi di breve e lungo periodo e su come valutare i risultati dell’azione pubblica. In questo senso, gli indicatori del Bes aspirano a divenire una sorta di “Costituzione statistica”, cioè un riferimento costante e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso che la medesima società vorrebbe realizzare.
A partire da tale quadro condiviso, molte sarebbero le attività che politica, parti sociali e istituti di ricerca potrebbero intraprendere. Il nostro auspicio è che il Rapporto sul Bes sia oggetto di campagne informative nell’ambito degli spazi dedicati all’informazione istituzionale e che venga dibattuto nelle più alte sedi istituzionali, tra cui il Parlamento appena costituito e le sue commissioni parlamentari. Così come avviene in alcuni paesi, le relazioni di accompagnamento alle nuove leggi potrebbero cercare di valutare l’impatto di queste ultime sui diversi domini del Bes.

Scarica il Rapporto bes in pdf

Cota non vuole presentare i conti a Balduzzi. Parola di Bresso

La giunta Cota diserterà l’incontro di domani con il Ministro della Salute sulla situazione dei conti in Piemonte. Parola di Mercedes Bresso ripresa da Facebook circa 3 ore orsono, con l’aggiunta del commento: “Io non temevo nessun confronto. Ribadisco: i numeri non mentono”. Se così sarà, certamente la notizia ha una sua gravità, soprattutto per il mancato confronto di dati e idee sul come uscire da una situazione pericolosa. Che ci fossero poche idee in campo, credo fosse chiaro da diversi giorni sfogliando la stampa quotidiana. Una certa difficoltà al confronto la si poteva anche presumere dal sottrarsi assessorile alla presentazione in Commissione regionale delle ipotesi per uscire da questa complicata situazione. La speranza è che la Giunta Regionale ed il suo Presidente ripensino all’eventualità di non confrontarsi con il Ministero della Salute perchè ciò costituirebbe una mancanza di rispetto grave non solo verso i pazienti ma anche verso tutti i lavoratori della sanità che continuano ad attendere parole davvero chiare sull’idea di sanità che il Piemonte ha scelto di offrire e come verrà impegnato in maniera precisa l’80% del bilancio regionale. Confrontarsi con il Ministero significa anche mettere le carte in tavole di fronte a tutti i cittadini italiani che hanno diritto di sapere cosa succede in una delle aree del Paese da cui ci si aspetta un contributo importante per la ripresa.  Attendiamo, se non buone, almeno le notizie.

Finanziare la politica: una proposta

Una proposta sensata sul finanziamento pubblico dei partiti ci arriva da Gianluca Galletto intervistato da Lettera 43. Derivata dal sistema della città di New York, l’idea è un mix tra finanziamento pubblico e privato che garantisce uguale opportunità a tutti senza lasciare che la politica rimanga un privilegio dei ricchi ma, anzi, un vero strumento per allargare la partecipazione dei cittadini nei processi democratici. In sostanza il candidato – non il partito – può chiedere o meno il finanziamento pubblico per la campagna elettorale, con un vantaggio se sceglie quest’ultimo. Per ogni dollaro – o euro nel nostro caso – dato da un sostenitore, la città – o lo Stato – offre al candidato un contributo di 6 $ con un tetto di donazione individuale di 175 $. Il limite serve a non permettere la raccolta di singoli “portatori di interessi” che potrebbero condizionare in manera pesante il sistema. Ad esempio se si raccolgono 1000 $, la città non ne aggiunge 6000, ma 1050 perchè viene rispettato il limite dei 175 $. Il tutto viene combinato con un tetto di spesa di 3 milioni e mezzo. Il controllo di tutto il processo è a cura di una commissione elettorale bipartisan, il board of elections, che commina sanzioni molto severe, non esclusa la decadenza dall’incarico elettivo. Tale sistema ha come obiettivo di incnetivare la raccolta attraverso piccole donazioni da molti soggetti piuttosto che grandi finanziamenti da chi è portatore di interessi particolari. Galletto, che è stato un coordinatore di una organizzazione per la raccolta fondi della campagna di Obama, racconta come tale sistema abbia portato alla costruzione di diversi eventi con vendita soprattutto di biglietti di partecipazione a 150 dollari e meno a cifre maggiori che eccedevano il limite imposto. Una sorta di responsabilizzazione dei candidati stessi che hanno dovuto raccogliere soldi in giro creando un rapporto candidato-elettore finanziatore diretto. Da adattare e pensarci seriamente, sempre che la nuova legge elettorale – sempre che venga fatta – veda nuovamente protagonisti i cittadini nello scegliere nella cabina elettorale chi li rappresenterà.

Piemonte: cinghiali radioattivi e ammalati a spasso

Mentre Roma si accartoccia su se stessa con le note difficoltà nel trovare una maggioranza di Governo, in Piemonte sembra sceso un velo mediaticamente nebbioso su problemi che il centrodestra governante sta disattendendo, quando non li complica. Oggi, cinghiali radioattivi e tagli di posti letto negli ospedali ci indicano come i problemi ambientali e del welfare rimangano sempre in testa nei “cahiers de doléances” che non trovano grandi risposte nell’attuale dibattito politico. I fatti sono semplici: tracce di Cesio 137 oltre i limiti tollerabili in caso di disastro nucleare sono stati rinvenuti in controlli su cinghiali nel vercellese e presentazione in Commissione Sanità regionale della riduzione da 18 mila a 16.300 di posti letto della rete ospedaliera piemontese. Nel primo caso, escludendo incidenti nucleari non conosciuti, rimane sospetta l’area di rilevamento coincidente con la zona di Trino vercellese dove è in corso lo smantellamento della centrale Enrico Fermi che ha concluso la sua attività nel marzo 1987. Le rilevazioni sono state comunicate dallo stesso Ministero della Salute. Certamente la notizia rappresenta uno stimolo all’approfondimento del contesto ambientale in cui vivono queste specie che rappresentano delle vere e proprie “sentinelle” sulla stato di inquinamento dei territori. Una prima riunione di coordinamento degli accertamenti è già stata indetta per l’8 marzo e servirà a comprendere cosa stia effettivamente accadendo ed escludere altre cause, da residui di Cernobyl a traffici illeciti di materiale nucleare sul nostro territorio. E una brutta sorpresa si sta preparando ai pazienti piemontesi con un taglio lineare dei posti letto proposto in Commissione regionale secondo gli standard prescritti dal governo tecnico che  prevede la discesa a 3 posti letto disponibili per le malattie acute e 0.7 nei non acuti ogni mille abitanti. Ottimizzazione, quindi, che nasconde un vero e proprio razionamento con riflessi immediatamente comprensibili soprattutto per tutti coloro che non troveranno strutture pubbliche in grado di fornire una risposta sanitaria adeguata.
Sistema sanitario pubblico e diritto alla salute sotto attacco in nome di un razionamento di marca economica davvero cieco e indifferente alla salvaguardia di un sistema che è fra gli indici di civiltà di un Paese.

Nella sbornia quindi di grandi manovre nazionali, continuano a non essere adeguatamente  governati problemi ambientali e di welfare molto più vicini ai cittadini e che rappresentano la vera agenda politica nazionale.

Apertura studi medici h24: un mito forse inutile

In tutti programmi elettorali (da destra a sinistra) una delle poche cose condivise appare essere l’apertura “sette giorni su sette per 24 ore” degli studi di medicina generale. Ma siamo sicuri che sia la risposta giusta per i nuovi bisogni di salute?

Una bella analisi di Roberto Polillo da leggere su quotidianosanità.it (altro…)

Balduzzi si accorge dopo un anno della sanità del piemonte

La campagna elettorale “sveglia” il Ministro Balduzzi che si ricorda della sanità del Piemonte e convoca un tavolo tecnico per stabilire di chi sia la responsabilità del deficit del capitolo sanitario. L’invito è rivolto ai precedenti presidenti della regione Ghigo, Bresso e Cota e potrebbe tenersi immediatamente dopo le elezioni, forse già il 27 febbraio stesso. “Un’operazione verità” – secondo Balduzzi, “ che deve precedere qualsiasi altra decisione ed è doverosa considerato che da tempo assisto ad un balletto di cifre sul quale è tempo di fare chiarezza”. Viene davero da chiedersi come mai Balduzzi, candidato nelle liste montiane, non si sia accorto di nulla durante il suo anno al Ministero e non abbia attivato per tempo tutte le possibilità che il dicastero offre per porre rimedio a questa situazione. La situazione infatti è nota da tempo e non può passare inosservata la battuta dell’attuale Assessore alla sanità della Regione Piemonte, l’Ing. Monferino, che ha dichiarato come, nei fatti, si assista ad un fallimento “tecnico” del governo regionale, su cui l’impegno sanitario grava per circa l’80% del bilancio. Forse proprio la parola “tecnico” potrebbe aver fatto sussultare il candidato del partito degli aristo-tecnici su un bilancio che un assessore “tecnico” – che non pare voglia cedere alla pubblicazione dei propri conflitti di interesse – non ha saputo mettere in carreggiata, sostituendo il taglio dei dipendenti con l’istituzione di una sovrastruttura al momento attuale giudicabile come inutile, con a capo Direttori Generali di aziende sanitarie mancati. Già, tutto tecnico, ma tecnicamente l’aristo-tecnico Balduzzi poteva pensarci prima a rimettere le cose a posto…

Banca Dati Elettorale del CISE

Un utile strumento per confrontare i dati in questi ultimi giorni prima delle elezioni: è online la Banca Dati Elettorale del CISE ( Centro Italiano Studi elettorali) che rende accessibili i dati delle elezioni di questi ultimi anni. Attraverso questo nuovo strumento –  ancora in versione sperimentale – è possibile un rapido raffronto e l’esame dei dati provenienti dal Ministero dell’Interno. Le elezioni coperte sono le seguenti:

  • Politiche: 2008, 2006, 2001, 1996 (livello di dettaglio comunale);
  • Europee: 2009, 2004, 1999 (livello di dettaglio provinciale);
  • Regionali: 2010, 2005, 2000, 1995 (solo le regioni a statuto ordinario; livello di dettaglio comunale, salvo alcuni casi a livello solo provinciale);
  • Comunali: dal 1989 al 2007 (solo per i comuni superiori ai 15.000 abitanti).

Sono possibili raffronti in serie temporali, geografiche e di coalizione, potendo comprendere anche scostamenti tra elezioni locali amministrative e generali in una stessa area geografica ristretta. Uno strumento ancora in versione, diciamo così, beta, ma sicuramente una base di dati affidabile e da cui partire per analisi ponderate prima e dopo i prossimi appuntamenti elettorali.

L’Italia precipita in basso nella classifica sanitaria

L’Italia è ancora al vertice nell’eccellenza sanitaria mondiale? Sembra davvero di no. Secondo i dati dell’Euro Health Consumer (Health Consumer Powerhouse 2012) – resi noti  da Quotidianosanità.it – sulla base di 42 indicatori di performance di 34 stati europei, il nostro sistema sanitario nazionale si è classificata:
10° nel sottogruppo “diritti del malato e informazione” (dopo Croazia, Estonia,Lituania ecc.) ,
11° per la voce “risultati” (dopo Islanda, Rep.Ceca, Slovenia ecc.);
21° per “accessibilità e tempi di attesa”(dopo Romania, Grecia, Cipro ecc.) ;
22° per l’area “farmaceutica”(dopo Slovenia, Irlanda, Rep.Ceca ecc.) ;
26° per “prevenzione, equità di Sistema”(dopo Portogallo, Malta, Slovacchia ecc.) .
Su tutte le voci globalmente esaminate risultiamo occupare il 21° posto.
Ancora peggiore, secondo il rapporto Ocse-UE “Health at a Glance Europe 2012“, la nostra posizione per ciò che riguarda le risorse impegnate a favore della prevenzione sanitaria: 0.5% della spesa sanitaria globale contro una media europea del 2.9%, toccando il fondo della classifica insieme a Cipro.
Critica anche la percentuale destinata al mantenimento del Sistema Sanitario. Secondo i dati della Organization for Economic Co-operation and Development- (Oecd Health Data 2012), il nostro Paese investe il 9,3 % del Pil (meno di Olanda 12%, Francia e Germania 11,6%,Gran Bretagna e Spagna 9,6%) di cui il 76,6% è “spesa pubblica”.
La spesa pro-capite italiana è di 2.964 $ (contro Olanda: 5.056, Germania :4.338, Francia: 3.974, Irlanda: 3.710, Gran Bretagna: 3.433, Spagna: 3.060).
Sono quindi davvero lontane le performances dei primi anni 2000, quando il Sistema Sanitario Nazionale italiano risultava al 2° posto al mondo per capacità di risposta assistenziale universale in rapporto alle risorse investite secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il tutto nel silenzio della campagna elettorale sui temi sanitari e sulle responsabilità di questa caduta che potrà essere ancora per poco ammortizzata dall’impegno e dalla competenza degli operatori sanitari italiani.

Lo Stato non si fida e non finanzia la città della salute

La notizia è seria: la Conferenza Stato-Regioni non avrebbe assegnato nemmeno un centesimo per l’edilizia sanitaria del Piemonte. Nelle regioni del Nord Italia come Val d’Aosta, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Torscana, Umbria gli investimenti programmati sarebbero di 1,46 miliardi. In sostanza, se confermato il dato, le Città della Salute di Torino e Novara subirebbero uno stop definitivo nei fatti facendo saltare il famoso master plan con Molinette 2 e via discorrendo. I tecnici del Governo Monti non si sarebbero, quindi, fidati dell’amministrazione regionale piemontese e dei risultati sul risparmio economico sventolati negli ultimi mesi.