Butto lì una notiziola che ben concentra quello che penso di quest’ultimo periodo e della Festa del 1° maggio. A New York un chirurgo italiano ha impiantato una trachea artificiale in una bambina di 2 anni che era nata senza tale organo. Bene, ma che c’entra? Immaginatevi a questo punto un paese diverso. Dove la Festa del lavoro sia un momento in cui si ragiona proprio sull’eccellenza del lavoro e sul perchè quest’ultimo manchi. Perchè la costruzione bioingegneristica di un organo così complesso nasce dalle idee e dal lavoro di moltissime persone: lavoro buono che porterà altro lavoro buono e remunerativo. Lavoro complicato, che se lo sai fare non esisterà nessun “cinese” che te lo porterà via. Se poi il la Festa del Lavoro si svolge in uno dei periodi più difficili per un Paese come il nostro, la riflessione si allarga e diventa più marcatamente “politica”. Non quella politica che continuiamo a farci macerare dai “media”, che domanda risposte alle “grandi intese”, al prossimo segretario del tal partito, al colore della pelle dei ministri e via discorrendo. Politica nel senso che le persone iniziano a domandarsi: come è possibile che in un certo momento, in un determinato luogo, un tal chirurgo abbia compiuto questa cosa strana che ha il sapore del miracolo? Cioè le persone nelle varie forme di associazione che ritengono più utili, si pongono una domanda concreta su un problema concreto che è stato risolto. In sostanza: in che modo è stato possibile che accadesse tutto ciò? Come è possibile farlo accadere anche a casa nostra? Nessuno è così frescone da non capire che esiste una filiera di azioni e reazioni tra la scelta ad esempio di un segretario di partito e un intervento chirurgico di eccellenza. Ma la il popolino normale di cui faccio parte pensa che forse questo “distacco” lamentato tra politica e cittadini sia soprattutto dato dall’incapacità di fare domande giuste e concrete – le risposte, come diceva un noto giallista, sono semplici-. Io immagino un insieme di persone che in un circolo di partito o nella sala di un’associazione inizia a discutere, ad esempio il 1° maggio, di come sia stato possibile impiantare una trachea artificiale in una bambina di 2 anni. Perchè, nella stessa storia, esistono snodi che “più politici non si può”. Ad esempio come un’agenzia come la Food and Drug Administration, nota per una certa tignosità sulle autorizzazioni, abbia bruciato i tempi ed abbia permesso in tempi veloci e garantendo la massima sicurezza possibile, una tale innovazione. Senza scadere nei tranelli alla “Di Bella” di casa nostra. E abbia permesso che un medico “straniero”, per i parametri americani, extracomunitario, raggiungesse questo risultato in una struttura statunitense. E le domande potrebbero a questo punto essere altre mille. Ecco la “politica” che vorei che si discutesse tra le persone “normali”: cosa è necessario mettere in campo anche nella nostra piccola realtà per raggiungere questi risultati? Personalmente mi domanderò queste cose scegliendo, questo 1° maggio, di timbrare come ogni giorno il cartellino nell’ospedale dove lavoro e cercando le risposte necessarie in una corsia sconosciuta assieme alle persone che lì sono domani ancora ricoverate. Anche se potevo evitarlo…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Se un fantasma si sta aggirando nelle aule dei palazzi romani della politica, non è certamente quello della legge elettorale o delle mancate promesse sull’elezione del Presidente della Repubblica (e comunque lunga vita a Re Giorgio!). Il fantasma vero che si materializzerà tra poco tempo, è quello di raccogliere una decina di miliardi di euro per rimettere in carreggiata la macchina italiana. Tutto quello a cui stiamo assistendo è verosimilmente un siparietto che nasconde questa piccola ma cruda verità. Le stesse rassicurazioni di Grilli sul buon andamento dei conti statali, non potranno esimere il Governo prossimo venturo, di qualunque nuance sarà, nel trovare in qualche maniera questa cifra. E sarà davvero complicato, sia per chi sosterrà che per chi si opporrà al prossimo esecutivo, spiegare il come e perchè di questo tornante. Quindi la speranza rimane quella che questo “fumus” politicista venga presto diradato per far posto ad una seria discussione e condivisione su ciò che davvero sarà necessario fare e come farlo.
La verità sulle prossime elezioni del Presidente della Repubblica, potrebbe stare nel mezzo. Suggestiva di una diversa lettura su cosa stia avvenendo è l’intervista di Rosy Bindi oggi da Lilly Gruber. Il ragionamento è in fondo più semplice di quello che appare. In sostanza: se alle prime 3 votazioni passa Marini, pace. La nostra Costituzione vuole che i primi scrutinii abbiano almeno i 3/4 dei voti, come espressione della volontà di massima convergenza, di massima unità. Se però alla 3 votazione non si raggiunge l’elezione di un nome condiviso dalla grande maggioranza del Parlamento, ognuno per sè e Dio per tutti. Quindi se non emerge un nome di “unità nazionale”, potrebbe verificarsi il rientro di nomi che esprimono solo una maggioranza “di parte”, non escluso quello di Romano Prodi. E quindi, se M5s mantiene fisso il nome di Rodotà, non è detto che il giurista non possa farcela. E se i parlamentari con “sensibilità” renziana “impallinano” Marini il gioco è fatto. Insomma, la vecchia e cara Prima Repubblica. Che bisogna rispolverare per capirci qualcosa anche oggi…
Il ruolo del Presidente della Repubblica è una fondamentale garanzia costituzionale e, proprio in quanto tale, è sempre più importante in un contesto politico incerto.
Questa fase storica è, per la nostra Repubblica, particolarmente complessa, perché il paese attraversa una trasformazione importantissima, densa di difficoltà e di opportunità. A deciderne la direzione saranno le scelte che verranno operate nei prossimi mesi e il prossimo Presidente della Repubblica avrà in questo un’importanza determinante.
Gli italiani si chiedono chi potrà svolgere con adeguata sensibilità questa importante funzione.
Tra i molti candidati citati in questi giorni, noi cittadini del mondo delle professioni, della cultura, dell’associazionismo, dei movimenti, uomini e donne di diversa fede politica, sosteniamo Stefano Rodotà.
Da sempre attento al tema dei diritti della persona e della responsabilità, conosce a fondo il senso politico e sociale delle nuove tecnologie, riflette da tempo sulle loro conseguenze nel campo dei diritti e interpreta le opportunità che offrono per un rinnovamento e uno sviluppo della democrazia. Ma non solo.
In perfetta coerenza con tutto questo, negli ultimi anni si è preoccupato di sottolineare un tema essenziale: quello della giustizia sociale e della gestione pubblica dei beni comuni. Rodotà dimostra una straordinaria consapevolezza intorno al fatto che in un momento di gravissima crisi diventano prioritari i diritti alla sopravvivenza. Per questo ha insistito sulla istituzione di un reddito di cittadinanza per tutti.
Rodotà è un laico che rispetta ogni confessione religiosa. Sempre attento alla differenza del pensiero femminile e ai contributi da esso generati, è uomo del dialogo che rifiuta la violenza come strumento per la risoluzione delle controversie.
Noi riteniamo che Stefano Rodotà incarni fedelmente i valori della nostra carta fondamentale.
E il nostro paese ha bisogno di una persona come lui, indipendente, di grande saggezza ed esperienza e con una visione moderna dei problemi, che sia garante della Costituzione italiana ed europea.
Se come supremo garante del nostro assetto costituzionale avremo una figura adeguata ai tempi, gli italiani potranno avere maggior fiducia nel sistema, sapranno che le pulsioni autoritarie potranno essere fermate, la logica dell’”uomo solo al comando” potrà essere vinta. -
Nell’impasse generale qualcosa si muove soprattutto riguardo uno dei veri nodi di questa “strana” legislatura. Stefano Esposito (Pd) ha promosso insieme a Francesco Verducci e Gianluca Susta, un disegno di legge per l’abrogazione dell’attuale “Porcellum” ed il ritorno veloce al precedente sistema, il “Mattarellum” che prevede un sistema maggioritario misto per l’elezione dei Parlamentari assegnando il 75% dei seggi attraverso collegi uninominali (e il restante 25% con liste proporzionali). Ed è proprio la necessità di “fare presto” che ha convinto i proponenti a rompere gli indugi e riproporre quello che in fondo moltissimi italiani auspicano. Nelle stesse parole di Esposito “ovviamento non è il migliore sistema in assoluto, ma è sicuramente la cosa più rapida che si possa fare”. “I recenti risultati elettorali che ci hanno condotti in una situazione di ingovernabilità” – continua Esposito – ”confermano come l’attuale legge basata su liste bloccate e due diversi premi di maggioranza a Camera e Senato è una ‘porcheria’ che non può più in alcun modo essere difesa: una legge costruita appositamente per impedire una vittoria elettorale netta ha reso possibile l’affermarsi di un paralizzante tripolarismo. Se davvero tutte le forze politiche sono convinte, senza riserve mentali, che la vera priorità della XVII legislatura (indipendentemente dalla sua durata) sia la riforma elettorale, allora non serve inventarsi tavoli di lavoro coinvolgendo gli sherpa dei vari partiti in estenuanti quanto inconcludenti negoziazioni.
Emergency, l’organizzazione fondata da Gino Strada, “sbarca” in Italia. Sembra un controsenso, ma non lo è: come in uno stato di guerra, l’organizzazione stima l’esistenza di almeno 9 milioni di persone nel nostro Paese che non hanno pieno accesso alle cure. Eppure, anche oggi, sentiamo lodare il nostro sistema di cure come tra i più qualificati nel mondo. Ma Gino Strada, con ragione a mio modesto avviso, crede che nel nostro Paese non si sia realizzato il dettato della Costituzione, che garantisce cure gratuite agli indigenti, e non solo. Gli esempi sono stringenti e ben conosciuti da noi tutti. Una protesi dentaria, molto più importante per la salute ad esempio di un anziano di quanto si pensi, non costa nulla presso i nostri ambulatori pubblici. Con la piccola avvertenza che saranno comunque necessari almeno 700 € che vengono computate come contributo per acquisto di materiali, ticket. Emergency raccoglie la sfida e pensa che, togliendo il profitto, si possa fornire una prestazione in proprio con cifre non superiori ai 300 €. Oppure si può iniziare ad operare anche un semplice orientamento all’interno delle nostre strutture sanitarie al momento non così fruibili. Perchè oggi all’interno degli ambulatori di Emergency già presenti in Italia – come Marghera o Palermo – almeno il 20 % delle persone curate sono cittadini italiani.
Per saperne di più cerca all’interno del sito di Emergency il “Programma Italia” e contribuisci con un SMS al numero 45505
“Perchè le rivoluzioni fanno così: a volte iniziano dove meno te l’aspetti”. E Riccardo Luna ha davvero ragione quando nel suo ultimo libro, “Cambiamo tutto”, racconta di una scuola di Brindisi, dove sbarcavano i barconi tanto per intenderci. E del suo preside che ha proposto ai proprio corpo docente di scrivere in prima persona i libri di testo facendo risparmiare alle famiglie un bel po’ di soldi da reinvestire nell’acquisto di tablet attraverso cui continuare la didattica, anche a favore degli studenti che ci mettono più fatica «perché non andiamo tutti alla stessa velocità, qualcuno ci mette un po’ di più e non va lasciato indietro», dice il preside Giuliano. Studenti che, alla prova dei fatti dei test ministeriali di italiano e matematica, hanno ottenuto una valutazione di circa dieci punti superiore alla media nazionale. Insomma un storia che potete leggere in estratto qui sul “Post” insieme ad altre storie nel libro di Riccardo Luna: “ Cambiamo tutto!”
La cura della nostra salute costa circa l’80% del bilancio delle nostre casse regionali. Questo semplice fatto rende conto dell’attenzione che i tagliatori di spesa a tutti i livelli prestano al “forziere” sanità cercando di trovare lì il propellente liquido per far fronte alle attuali crisi. Finora la scure è calata con modalità di semplice comprensione anche ai non esperti: tagliare dappertutto di una X percentuale in maniera “lineare”, cioè sia a livello di ospedali che di regioni, servizi, personale, strumentario e via discorrendo. Insomma abbiamo fretta, i soldi sono in gran quantità spesi per la salute, bisogna cercare di non scontentare più di tanto nessuno e quindi sembrerebbe davvero equo tagliare una certa porzione in maniera uguale a tutti. Ma davvero questo metodo ci porterà ad una nuova salute finanziaria? Pare di no leggendo un “working paper” a cura dei ricercatori dell’ALTEMS (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari) dove un confronto delle performances economico-finanziarie tra le principali aziende ospedaliere del Lazio con alcune aziende nazionali, fa emergere alcune idee interessanti. Come ad esempio il livello di produttività e di efficienza delle singole strutture è molto differente e le singole aziende non producono tutte le stesse cose. E così tagliare di una stessa percentuale le risorse può condurre al collasso quelle che non funzionano bene ma non avvantaggiano certamente quelle che sono state precedentemente virtuose. Non solo, ma questo criterio in realtà produce più danni di quelli che vorrebbe sanare. Bisogna quindi certamente abbandonare ogni pregiudizio ideologico e interrogare in maniera veramente scientifica i dati, le informazioni che pure sono a disposizione per pensare in maniera assennata dove e come mettere le risorse a disposizione. Ma soprattutto colpisce la chiosa della presentazione: “In un tale contesto due opzioni sono possibili: (1) perseguire ottusamente il miraggio di un sistema totalmente pubblico ma “snello”, oppure, forse più pragmaticamente, (2) investire su quello che realmente funziona meglio sviluppando nell’amministrazione Regionale la funzione di “committenza” e conseguendo, attraverso gli strumenti già noti (autorizzazione stringente, accreditamento all’eccellenza, accordi contrattuali rigorosi, tariffario “competitivo”), una vera e propria rivoluzione, salvando la sanità pubblica della Regione.”
Oggi in Gran Bretagna entrano in vigore numerose misure che incideranno, in maniera pesante, sul welfare state britannico. Nella patria di Beveridge, la coalizione costituita da Conservatori e Liberaldemocratici, ha deciso di intervenire sul sistema di tassazione e di distribuzione dei sussidi sociali attravrso una serie di misure definite più semplici e più giuste, impedendo che diverse persone possano approfittare di risorse che devono essere messe a disposizione dei più poveri. Tra tutte le misure, certamente curiosa è la cosiddetta “Bedroom tax”, attraverso la quale vengono talgiati i sussidi alle famiglie che hanno una stamza in più rispetto a quelle che vengono definite le loro reali necessità. In sostanza si parla di circa 600 mila famiglie che, si calcola, perderanno circa il 14% dell’assegno settimanale, percentuale che sale al 25% se le stanze considerate eccedenti sono due. Il razionale di questa misura si ritroverebbe nella necessità di liberare le case più grandi per le famiglie numerose, anche se a conti fatti sembra perseguirsi un risparmio reale di almeno 465 milioni di sterline all’anno. L’opposizione laburista sostiene che una stanza in più di quelle stimate è necessaria soprattutto per le famiglie con persone disabili e che la quasi totalit delle famiglie interessate non ha in realtà altro posto in cui vivere. L’obiezione è particolarmente pertinente considerando una stima che individua in due terzi dei nuclei interessati la presenza di un familiare disabile.