Da qualche mese in Francia si discute dell’introduzione della fiscalità ecologica all’interno della legge finanziaria del 2014. Nello specifico si è arrivati alla proposizione di un testo a firma del Presidente della Commissione sulle Sviluppo Sostenibile che include ipotesi riguardanti i carburanti maggiormente inquinanti, il consumo di carbone, derivati dallo scisto e via discorrendo. Il documento auspica che la nuova fiscalità ecologica, caratterizzata da stabilità, chiarezza e previdibilità, permetta il finanziamento della cosiddetta “transizione ecologica” e di modificare i comportamenti dei diversi agenti economici attraverso una serie di strumenti economici. La messa in opera di questo strumentario fiscale prevede una tempistica che supera l’attuale quinquennio legislativo e impegni in maniera costante la Francia al di là degli eventuali cambi di maggioranze al governo. Tale chiarezza d’intenti è energicamente affermata dall’attuale Ministro per l’Ecologia Delphine Batho che ha affermato “la volontà di mettere in piedi una fiscalità ecologica che incentivi la transizione ecologica e non aumenti la pressione fiscale”
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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Nasce ECOGREEN, per ora un non-partito ma un’iniziativa “liquida” che parte dall’ambiente ma non finisce nell’ambientalismo. Prima della presentazione pubblica, che avverrà il 28 giugno prossimo al Maxxi di Roma, Roberto della Seta ex senatore del Pd si incarica di darci qualche coordinata dalle pagine del Manifesto di oggi, e spiegando quella che lui definisce “un’impresa politica” fatta di cinque parole chiave: crisi, green, glocal, patria, ottimismo. ”Noi” – spiega Della Seta “abbiamo capito che c’è una domanda di rappresentanza a cui non rispondono nè la politica tradizionale nè i verdi italiani, che non sono stati in grado di svolgere il ruolo che i verdi in Europa svolgono”, per cui la conseguenza è appunto la nascita di una nuova aggregazione al momento fondata da personalità provenienti prevalentemente dal mondo ambientalista, ma oggi fuori dal Parlamento. Auguri!
Una malattia divenuta tristemente un fenomeno sociale, dunque un’emergenza che non può essere relegata nel privato di chi ne è vittima, perché il cancro è una patologia che riguarda l’intera collettività sia sul piano della prevenzione che della cura.
Una malattia che troppo spesso ne genera un’altra: la solitudine di chi deve affrontare questa realtà delicata e complessa che scompensa gli equilibri relazionali, che apre scenari dove non è sempre facile trovare soluzioni, risposte.
Mille nuovi casi al giorno nel 2012, 4 milioni di persone (famigliari e caregiver) che si prendono cura dei malati, con il 33% di disabilità e inabilità complessivamente riconosciute dall’INPS e con il 4% della popolazione che ha avuto una diagnosi di tumore: questo è il cancro. Con un impatto socio-economico, in termini di spese sanitarie e perdita di produttività, pari allo 0,6 % del PIL, con un costo complessivo che supera 8 miliardi di Euro (pari a circa 25.800 euro l’anno per paziente).
I Rapporti dell’Osservatorio offrono uno spaccato realistico sul fenomeno di questa patologia. Attraverso un lavoro di documentazione che mette insieme i molteplici aspetti del problema da quello sanitario a quello socio- assistenziale, da quello previdenziale a quello economico, da quello della ricerca a quello del volontariato. Sono infatti questi aspetti alla base delle rivendicazioni presso le istituzioni locali, regionali, ministeriali e parlamentari che di fronte al fenomeno devono essere in grado di offrire strumenti di supporto e risposte per assicurare il più universale dei diritti: quello umano.
Il Ministero della Sanità ha pubblicato il 29 maggio le due audizioni (Massicci e Bevere) che descrivono la situazione delle Regioni che sono sottoposte al cosiddetto “Piano di rientro” del Sistema Sanitario Regionale tra cui figura il Piemonte insieme a Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia. nella sostanza vengono illustrati gli andamenti dei Piani, la descrizione dell’erogazione dei Livelli di assistenza, lo stato degli adempimenti di competenza e un quadro riassuntivo degli aspetti positivi e dei punti di attenzione
Dalla lettura del prospetto si evidenzia come la maggior parte degli indicatori di assistenza ospedaliera, ivi comprese le misure di appropriatezza ed efficienza prese in considerazione, presenti valori compresi all’interno degli intervalli di riferimento. Costituisce eccezione la dotazione totale di posti letto, in modesta diminuzione a partire dal 2009, e pari a 4,2 posti letto per 1.000 residenti al 1° gennaio 2013, superiori ai valori di riferimento riportato dall’articolo 15, comma 13, lettera c) del D.L. 95-2012, sia per l’assistenza per acuzie che per post-acuzie.
Per quanto riguarda la situazione relativa all’erogazione di assistenza territoriale, l’ultimo aggiornamento disponibile degli indicatori evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio inferiore all’atteso, come da valore definito adeguato dal Comitato LEA, oltre ad una dotazione insufficiente di posti letto presso strutture di tipo hospice.
Cosa succede in Piemonte? In sostanza l’ultima puntata non vede ancora l’attuazione di tutto ciò che il Ministero continua a richiedere, tenendo ancora sulla corda l’Amministrazione regionale subalpina che non risulta ancora “virtuosa” nella sistemazione delle carenze segnalate da diverso tempo e tale da non permettere ancora la chiusura del Piano di rientro stesso. Il documento nello specifico segnala:
Un bel discorso di Ed Miliband, leader del Partito Laburista inglese, tenuto in occasione dell’incontro annuale di Google nel Regno Unito, dove si spiega perchè una così grane azienda non debba eludere il fisco. (Qui il testo completo tradotto da Europa)
Per la nostra società è importante che arrivino i messaggi giusti dall’alto. È impossibile che io sia l’unica persona qui dentro a essere delusa che una grande azienda come Google si riduca a sostenere che, pur impiegando migliaia di persone in Gran Bretagna, pur guadagnando migliaia di sterline in Gran Bretagna, debba pagare solo l’un per cento di quei guadagni in tasse. Quando Google fa del bene per il mondo, vi applaudo. Ma quando Eric Schmidt dice che il suo approccio al problema delle tasse è semplice capitalismo, non sono d’accordo. È un peccato che Eric Schimdt non sia qui a farselo dire di persona. Quando Google fa i salti mortali per non pagare le tasse, io dico che fa male. E non solo io. È cristallino, basta leggere i vostri principi fondatori.
Pubblicato il report dell’ ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori ), ente nazionale di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di monitoraggio della Riforma del mercato del lavoro varata con la Legge n. 92/2012. Il documento analizzanla dinamica degli avviamenti dei contratti di lavoro ed è basato sui dati del Sistema informativo sulle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La sintesi indica:
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Nel quarto trimestre del 2012 il quadro economico generale si è appesantito ulteriormente: il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% su base tendenziale. Il livello dell’occupazione ha raggiunto il suo minimo dall’inizio della crisi economica. L’aggravarsi della congiuntura è alla base della diminuzione del numero di occupati registrata nel IV trimestre del 2012 (-99 mila), la più elevata dal 2009. I primi mesi del 2013 confermano l’ulteriore diminuzione del tasso di occupazione (56,3% nel mese di marzo) e l’aumento del tasso di disoccupazione (11,5% nel mese di marzo).
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Sulla base dei dati destagionalizzati riferiti alle Comunicazioni Obbligatorie (CO), nel quarto trimestre 2012 si è sostanzialmente arrestata la forte riduzione delle nuove assunzioni registrata nella parte centrale dell’anno: in termini congiunturali, la variazione rispetto al terzo trimestre è stata pari a -0,4%. Tale dato è la sintesi di una ripresa delle assunzioni mediante contratti a tempo determinato (+3,7% sul terzo trimestre, pari a 1.642.015 avviamenti) e di una riduzione dei contratti di collaborazione (-9,2% su base congiunturale) e soprattutto di quelli riferiti al lavoro intermittente (-22,1%).
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L’aumento dei contratti a tempo determinato appare legato all’incertezza del periodo congiunturale. Rispetto all’inizio del 2012, la quota di avviamenti realizzati attraverso contratti a tempo determinato è salita dal 62,1% al 66,8%. L’aumento ha riguardato soprattutto contratti di durata compresa tra 4 e 12 mesi, ma anche quelli di durata superiore a 12 mesi mostrano una crescita; al contrario, sono diminuiti quelli a durata massima trimestrale.
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Dopo l’aumento registrato nel terzo trimestre, negli ultimi tre mesi del 2012 le attivazioni a tempo indeterminato sono diminuite del 5,7% su base congiunturale, in linea con l’andamento congiunturale fortemente negativo.
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La dinamica degli avviamenti con contratto di apprendistato ha subito gli effetti della fine della fase transitoria del Testo Unico sull’apprendistato. L’incertezza derivante dal passaggio definitivo al nuovo regime, avvenuto nell’aprile del 2012, ha rallentato fino al terzo trimestre la diffusione di questi contratti. Una volta stipulati gli accordi collettivi che hanno consentito il pieno dispiegarsi della nuova disciplina, a partire dal mese di agosto le assunzioni con contratto di apprendistato hanno ripreso un andamento crescente verso livelli simili a quelli del periodo precedente la caduta. Nel quarto trimestre, la variazione congiunturale è stata pari a +5,2%.
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Dopo la diminuzione congiunturale registrata nella parte centrale del 2012, nell’ultimo trimestre le cessazioni sono aumentate dello 0,6%, coerentemente con la fase di congiuntura negativa. La diminuzione costante del numero di cessazioni richieste dal lavoratore è riconducibile alla flessione della mobilità volontaria del mercato del lavoro, mentre aumentano le cessazioni per volontà del datore di lavoro. Inoltre, nella seconda metà dell’anno cresce la quota di cessazioni per naturale scadenza del contratto, legate al minor ricorso a contratti a tempo determinato di breve durata.
Un principio giusto può essere affermato con strumenti ingiusti? La domanda nasce da una notizia fresca fresca che ci informa della possibilità di estensione dell’assistenza sanitaria integrativa dei parlamentari a partner dello stesso sesso. Il diavolo è però nei dettagli: perchè chi legifera anche sul Sistema Sanitario Nazionale deve avere un’assistenza sanitaria integrativa pagata dai contribuenti? Perchè in sostanza chi decide quali ticket e quali prezzi deve pagare il cittadino medio viene di fatto esentato dagli stessi? Proprio a pochi giorni, poi, in cui uno studio presentato dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali conclude che il costo dei ticket sanitari incide sulle famiglie italiane più dell’Imu e provoca una diminuzione dannosa delle prestazioni specialistiche. Due pesi e due misure, insomma. Oltre al fatto che ciò che vale per i parlamentari, non vale ad esempio per il trattamento dei rapporti tra due conviventi dello stesso sesso quando uno è ospedalizzato e in pericolo di vita, essendo esclusa ogni possibilità di intervento e di informazione per il partner. Il problema è però che non si capisce perchè il trattamento sanitario del legislatore possa avere percorsi diversi rispetto ai normali cittadini. Un principio giusto (la parità di fronte alla legge dei cittadini omosessuali) applicato ad uno strumento sbagliato (la possibilità di una mutua integrativa privata) non porta certamente ad un miglioramento delle condizioni economiche e di cittadinanza delle persone che vivono nel nostro Paese; anzi possono rappresentare un momento di regressione attraverso cui giusti principi possono essere depotenziati se applicati a misure ingiuste.
I ticket sanitari hanno un impatto sulle famiglie maggiore dell’Imu o dell’Iva, producono una diminuzione delle prestazioni specialistiche e provocano una diminuzione del gettito nelle casse dello Stato. Queste le conclusioni del Presidente dell’Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) Giovanni Bissoni derivanti dai dati presentati da uno studio condotto dalla stessa Agenas e presentato il 9 maggio scorso. Per maggiore memoria, i dati si riferiscono al superticket introdotto nel 2011 dalla finanziaria firmata dal Ministro Tremonti e che avrebbero dovuto compensare un mancato finanziamento al Sistema Sanitario Nazionale di 830 milioni, mentre la stima del gettito ottenuto è di soli 244 milioni. Ma gli effetti negativi prodotti non si fermano al solo versante finanziario, registrandosi ad esempio una flessione del 17.1 % di prestazioni specialistiche da parte di cittadini esenti, non attribuibili certamente ad una maggiore appropriatezza delle prestazioni, tenendo anche conto solamente del profilo epidemiologico della popolazione. Riduzione delle prestazioni che danneggia doppiamente il Ssn che realizza entrate molto al di sotto delle stime iniziali ma con costi fissi inalterati. La maggiore flessione riguarda in maniera più marcata gli esami di laboratorio. Per farla breve – e dare un numero significativo – gli effetti del superticket tremontiano si aggirerebbero in media a circa 400 € a famiglia. Come altre volte, quindi, bisogna porre maggiore attenzione alle spese nemmeno tanto nascoste che una tassazione sprovveduta produce e smettere di considerare prioritari falsi obbiettivi politici come quelli dell’Imu.
Un’apparente contraddizione affligge oggi la sanità pubblica, intesa come disciplina o campo d’azione: mentre si accumulano prove sulla dimensione “sociale” della salute, il suo ruolo diviene progressivamente marginale e non sempre compreso.
Lang e Rayner suggeriscono sul BMJ[1] che questa incongruenza sussista in quanto la sanità pubblica ha a che fare con la struttura della società e può quindi minacciare interessi costituiti. Inoltre, si assiste anche in sanità a uno slittamento progressivo verso l’atomizzazione e le scelte individuali – verso quel fenomeno sociologico che si può definire, parafrasando Bauman, come la “solitudine del consumatore”.
Un interessante articolo di Enrico Materia e Giovanni Baglio su Saluteinternazionale.info