Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Browsing the archives for the Sezioni category.

Soppressione ATO

 
Ritornando sulla ventilata soppressione delle Autorità d’ambito del sistema idrico integrato, dopo le considerazioni economiche annoto qualche punto più generale.
La nuova proposta mira a riportare le competenze di programmazione e controllo all’interno di uno (o più) Enti quali Comuni, Province o Regioni. Dal punto di vista anche geografico, ciò rappresenta la negazione di uno dei cardini della Legge Galli che affermava, con piena ragione, la necessità di trattare il sistema delle acque come bacini omogenei territoriali: tagliare quindi amministrativamente il punto in cui sgorga l’acqua da quello in cui viene consumata risulta un non senso. I confini amministrativi degli Enti infatti non hanno nulla a che vedere con il confine dei territori degli ambiti, che tiene conto del sistema idrografico naturale e delle infrastrutture del servizio. Per fare un esempio a noi vicino basti considerare l’attuale ATO Astigiano-monferrato che ricade come territorio su 3 Province e quindi verrebbe sostanzialmente smembrato sia nell’ipotesi comunale che in quella provinciale.
Attualmente l’esempio del nostro ATO torinese prevede che ci sia una Conferenza dell’Autorità che è organo sovrano e deliberante. All’interno di questa assemblea sono rappresentati territori omogenei con in più rappresentanti delle Comunità Montane, territorio di significativa importanza nel nostro caso. Questi rappresentanti sono in definitiva componenti degli stessi Comuni, la cui sovranità non viene quindi espropriata e cancellata, ma deve essere esercitata in forma associata, con un’ottica d’insieme e senza necessità di schieramento politico. Nel sistema la rappresentanza è prevista per grandezza e data la presenza di una città metropolitana (15%), esiste la partecipazione della Provincia di Torino (25%) che contrasta ogni possibile interesse particolare delle aree più rappresentate e detiene inoltre la Presidenza dell’ATO stessa. La Provincia, in questo sistema, svolge già una funzione forte di governo che a mio avviso è del peso giusto. Nel caso invece di ritorno di competenza ai Comuni è utile segnalare che il confine amministrativo degli stessi impedisce nei fatti ogni scelta infrastrutturale e di gestione indipendente da detti confini, unico modo (salvo le solite eccezioni) che sia in grado di fornire lo stesso servizio a tutti gli utenti. Ma soprattutto, con una tale scelta, riportiamo gran parte dei costi del servizio nella fiscalità locale perché è indubitabile che nei piccoli comuni l’introito tariffario non potrà mai coprire tutti i costi di gestione, di investimento e di ammortamento delle opere del servizio idrico per cui o si riportano tali costi nella fiscalità generale, o si assisterà al ritorno degli investimenti che discenderanno dallo Stato o dalle Regioni con tutti i problemi che questo comporta. La stessa capacità deliberativa prevede nell’ATO torinese, per questioni rilevanti, l’ottenimento di maggioranze qualificate di almeno i 2/3 dell’assemblea, contestualmente ad un certo numero di rappresentanti. Questa modalità che garantisce in maniera inequivocabile una maggiore rappresentanza nelle decisioni, nella nostra esperienza non si è rivelata di alcun intralcio, ottenendosi normalmente dei risultati unanimi, frutto della corretta rappresentazione nelle decisioni dell’opinione di tutti. Riportare in altra sede almeno con la stessa ampiezza democratica questo meccanismo, e cioè far passare le deliberazioni nei consigli comunali, provinciali o regionali, fa sorgere qualche dubbio, viste anche le possibili paralisi che possono verificarsi in queste Assemblee dati i complicati meccanismi di funzionamento, che ricalcano, chi più chi meno, quelli delle Assemblee parlamentari la cui fragilità è sotto gli occhi di tutti. La stessa rappresentazione geografica verrebbe sacrificata a favore di una rappresentazione di schieramento politico, il gioco insomma di rappresentanti territoriali di maggioranza ed opposizione. Ragionando sulla stessa funzione di programmazione e controllo, esiste inoltre il pericolo che l’attività dei gestori sia impedita o lasciata paradossalmente troppo libera, diventando queste le vere sedi di organizzazione, tariffazione del governo dell’acqua.

(altro…)

Contro il declino

Segnalo un bel testo che sto ultimando di leggere di P. Greco e S. Termini intitolato “Contro il declino” (una modesta proposta per il rilancio della competitività economica e dello sviluppo culturale dell’Italia) – Codice editore, 2007. Ritrovo in questo testo molte personali convinzioni tra cui la necessità di modificare la specializzazione produttiva del nostro Paese producendo quote crescenti di beni ad alto valore di conoscenza aggiunto. Importante anche la sottolineatura sul valore strategico della scienza e della tecnologia, oltre la strada di uno sviluppo sostenibile fondato sulla ricerca e la volontà di entrare, anche in maniera critica, nella società della conoscenza. Le implicazioni ambientali sono molteplici ed anche, a tratti, chiaramente espresse, quali ad esempio sul settore dell’energia che è calzante i questo tipo di dibattito. Da segnalare anche l’accento che viene posto sul ruolo dell’Autorità Pubblica nei confronti della Ricerca & Sviluppo. Soprattutto in questo ultimo settore trovo conferme importanti sul ruolo che anche amministrazioni di livello inferiore potrebbero svolgere con una politica oculata di destinazione di fondi e di impegno delle risorse umane mirati e senza dispersione. Non ultimo pregio è il fatto che il libro è redatto da due autori sicuramente di formazione scientifica, ma non immediatamente coinvolti in ruoli di governo sulle questioni trattate. Mi riprometto successivamente di tornarci sopra.

(altro…)

La forza degli interessi 2

Ricevo uno stimolante commento postato dal “Conte” recuperabile nei commenti del post precedente.
Il Conte ha sicuramente ragione richiamando altre parti del problema che non voglio eludere. Il problema dell’informazione è centrale ma di non semplice risoluzione. Credo che giustamente i giornali o i media in generale non debbano essere semplici casse di risonanza della politica, ma quanti di noi sanno della furiosa discussione in atto a livello di contratti di fiume sull’uso dell’acqua da parte dell’agricoltura o della difficoltà di introdurre sistemi di misurazione delle prese d’acqua nei fiumi? Chi sa che attraverso certi provvedimenti come l’autorizzazione integrata ambientale stiamo risparmiando l’immissione nell’ambiente di circa 1000 tonnellate di solventi? Che il piano regolatore sul teleriscaldamento sta portando a sistema un risparmio energetico e di emissione che non ha eguali certamente in Italia? Che stornando i fondi per sagre di dubbia utilità ed investendoli in riduzione degli abbonamenti per i lavoratori calano in modo significativo le emissioni ed il numero di auto circolanti? Prendendomi anch’io le responsabilità del caso, se posso rincaro la dose: non è che parlando di cose di difficile comprensione e di scarso risultato si voglia coprire la discussione su quei provvedimenti che darebbero invece risultati importanti, ma che politicamente non attirerebbero sicuramente voti? Comunque, visto che in ballo ci sono anch’io, prendo per buona la sollecitazione del Conte sulla necessità di un’informazione chiara, continua ed univoca, sia a livello di giornali deputati che in questa sede. La discussione anche attraverso il blog serve a capire come migliorare le cose, eliminando le barriere tra chi è chiamato a decidere e chi deve subire le decisioni. Nella mia idea potrebbe anche servire a migliorare “la confezione” degli stessi provvedimenti, forse informandoci tutti meglio reciprocamente.

(altro…)

La forza degli interessi

Perché le politiche ambientali, più di altre, trovano sempre ampi settori di contrapposizione? Tra i vari motivi vorrei sottolinearne uno di particolare forza: la distribuzione dei costi e dei benefici associata a queste ha spesso caratteristiche particolari per cui i benefici sono molto dispersi, mentre i costi sono concentrati.
Mi spiego. Se una politica vuole essere efficiente il suo risultato deve prevedere benefici superiori ai costi totali. A loro volta se questi costi e benefici fossero distribuiti in parti eguali, tutti ne trarrebbero un vantaggio e dunque verrebbe accettata. Nella realtà è difficile che si verifichi ciò e sembra che per la matrice ambientale questo risulti quasi impossibile.
Risulta esperienza comune che i miglioramenti dell’ambiente recano benefici a moltissime persone, mentre i costi, obbiettivamente subito visibili, ricadono per lo più su un gruppo ristretto, ad esempio sulle imprese come anche su alcuni tipi di consumatori.
Il problema centrale è quindi di natura distributiva. Teniamo conto che la natura del problema può ingenerare danni o esternalità supplementari, come avviene in altri campi come quello ad esempio sanitario. Potrebbe semplicemente verificarsi il caso mistero che forze economiche organizzate possano esercitare azioni di lobbing “investendo” risorse in quantità direttamente proporzionale ai costi che si vorrebbero evitare. Ciò può provocare almeno due fattori negativi: il blocco di politiche ambientali maggiormente rispondenti al criterio dell’efficienza e la sottrazione di risorse ad attività in grado di aumentare il benessere sociale.
Sia chiaro che la corretta rappresentazione degli interessi in campo è legittima e positiva. Il problema rimane il corretto governo di tutti gli interessi e la costruzione di criteri di valutazione dell’interesse generale, che per inciso a livello secco di economia è il cosiddetto benessere sociale.
Ancora una volta risulta difficile lasciare alle sole forze del mercato la risoluzione del problema. Solamente lo sviluppo dell’azione pubblica, e non il suo ridimensionamento, può comporre tali problemi di natura distributiva.

(altro…)

Chi ha paura di Al Gore?

A noi piace il fatto che Al Gore ed il gruppo di scienziati dell’IPCC vincano il Nobel per la pace: è sicuramente un momento di rottura, un gesto moderno.
E come c’era da attendersi è partito l’assalto di qualcuno contro l’assegnazione di questo riconoscimento. Le forme sono note: dalle imprecisioni sullo scioglimento delle nevi del Kilimangiaro fino all’affogamento degli orsi polari. Passando attraverso l’interesse (in dollari) personale e la presunta necessità di spiegare di quante cose le persone dovranno privarsi per salvare la Terra. Perché tanta attenzione? Per almeno due motivi. Non è semplice accettare l’idea che la pace si conquista con la difesa dell’ambiente. Non sarebbe ammissibile dichiarare insostenibile l’attuale modello economico. Soprattutto se tutto ciò trova voce potente da chi è stato Vicepresidente degli USA e dovrebbe garantire il sistema invece di criticarlo. Immaginate cosa significhi comprendere che i cambiamenti climatici attraverso le desertificazione di enormi aree porterà a migrazioni di massa, scoprire che il controllo delle risorse idriche o l’approvvigionamento di fonti energetiche crea tensioni e conflitti forse più delle dispute ideologiche.
Pensate se venisse compreso un semplice contenuto del film di Gore, dove viene messo a nudo il mancato adeguamento tecnologico dei costruttori di automobili americani che producono auto con valori di emissioni di scarico molto alti, mentre i costruttori giapponesi si sono imposti limiti molto più bassi e stanno ricevendo il gradimento (e molti milioni di dollari) del mercato automobilistico.
Dimostrare che un diverso modello economico dove l’ambiente non è più una noiosa esternalità ma diventa il motore potente di una nuovo riassetto economico, dove si ricomincia a parlare di sviluppo senza confonderlo con la crescita indiscriminata dell’uso delle risorse ambientali è difficile da mandare giù da chi vuol far pagare alla comunità l’inquinamento che produce allo scopo di aumentare il proprio benessere individuale.
Senza dimenticare che la maggior conoscenza dei meccanismi ambientali e dei suoi determinanti portata avanti dal gruppo di scienziati premiati insieme a Gore, ci vincola per il futuro a discutere non sul semplice terreno ideologico o per sentito dire, ma su dati accurati: parlare dell’ambiente senza conoscerne i fatti può condurre ad esiti imprevedibili, fallaci ed in cui ogni opinione ed il suo contrario sono ritenute vere.
Se quindi siamo disposti a ricevere uno stimolo da questo Nobel, personalmente raccoglierei l’esigenza di lasciare libera la nostra passione per questi temi senza reticenze, depurando l’idea di parlarne solo per sentito dire e soprattutto cogliendo l’opportunità di confrontarsi a viso aperto anche su questioni ostiche quali quelle degli strumenti economici.
Non abbiamo paura degli eventuali errori sullo scioglimento delle nevi del Kilimangiaro, ma non ci presteremo allo spauracchio, tecnologicamente e sociologicamente infondato, di dover barattare la salvezza del pianeta con la necessità di tornare all’età della pietra.

(altro…)

Ragionare in rete

Ragionare in rete. Non all’interno, ma come una rete. Non solo: è il concetto di open source che ci affascina con le sue potenzialità. Verificare, neofiti e con poche forze, se l’idea è esportabile. E’ possibile costruire il concetto di amministrazione pubblica open source? Affrontare un problema e risolverlo cercando di unire competenze anche al di fuori dei luoghi deputati?
Il filo rosso in realtà è verde. Per ragione e per passione, è l’ambiente. In maniera forse un po’ irrituale.
Una politica ambientale avviata “qui ed ora”, a partire dalle condizioni storicamente affermate e prevalenti.
“Ciò che siamo chiamati a fare è cominciare ad agire dal punto e dal momento in cui ci troviamo” scriveva Toulmin, ovvero utilizzare in modo critico e selettivo le idee disponibili nella nostra realtà locale e la nostra esperienza riletta secondo quelle idee.
Soprattutto capire gli aspetti di fattibilità economica e sociale delle richieste ambientali, così come gli ostacoli che si frappongono alle soluzioni corrette. Perché è proprio di fronte a queste difficoltà che molte istanze ambientali vacillano e si infrangono.

(altro…)

chi sono

Io, Dorino
 
provengo da una famiglia operaia e sono nato nel 1963, sposato con Cristina e papà di Pietro, arrivato nel 1999.
  Entro a contatto con la politica organizzata partecipando al movimento del ’77 e ottengo la maturità classica al Liceo “Massimo d’Azeglio” di Torino.
  Obiettore di coscienza presso la Comunità Montana “Valle Ossola” a Domodossola, mi laureo in Medicina e Chirurgia ed inizio la professione medica facendomi le ossa presso il Servizio per le Tossicodipendenze  di Domodossola e come medico di famiglia a Torino.
  Lavoro quindi per circa due anni presso la Rianimazione dell’Ospedale “Maria Vittoria” di Torino, per poi approdare finalmente alla mia specialità, diventando Assistente di Urologia presso lo stesso Ospedale.
  L’esperienza ospedaliera mi permette di maturare un diverso aspetto della politica, intrecciando l’impegno professionale con la scelta dell’attività sindacale, fino a ricoprire ruoli di responsabile aziendale nella CGIL Medici e quindi nell’Anaao-Assomed. Vengo quindi eletto dai colleghi medici nel Consiglio dei Sanitari, fiducia riconfermatami anche dopo il mio trasferimento nel 2000 presso l’ASL 5 (Chieri-Carmagnola-Moncalieri) dove divento Responsabile della Struttura Semplice di Andrologia e Dirigente Medico di Urologia.
  Sono quindi chiamato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Torino a far parte della Commissione ordinistica “Qualità ed appropriatezza delle cure”.
 
Oltre a pubblicazioni scientifiche nelle materie di competenza professionale, ho man mano focalizzato il mio impegno politico approfondendo i legami tra salute ed ambiente oltre ai diversi aspetti delle diseguaglianze sociali nella salute, pubblicando diversi contributi e il volume “Diseguaglianze di salute a Torino, una storia poco conosciuta” edito da Medicina Democratica.
  Nel luglio 2004 sono stato chiamato dal Presidente Antonio Saitta a ricoprire  la responsabilità di Assessore della Provincia di Torino con delega alle Risorse Idriche, Qualità dell’Aria, Energia, Difesa del Suolo ed inquinamento elettromagnetico.
  Malgrado tutto continuo a tifare per il Cagliari e, a volte, a pensare ed a parlare in sardo con chi posso.

(altro…)

La policy del sito

L A    P O L I C Y    D E L    S I T O

Dorinopiras.it si riserva di rimuovere senza preavviso e a suo insindacabile giudizio commenti che siano illeciti, diffamatori e/o calunniosi, volgari, lesivi della privacy altrui, razzisti, classisti o comunque reprensibili; che contengano promozioni relative a religioni o sette, movimenti terroristici o estremistici e contenuti ispirati da fanatismo, razzismo, odio o irriverenza; che possano arrecare danno, in qualsivoglia modo, a minori d’età; che forniscano informazioni riservate, confidenziali anche apprese in forza di un rapporto di lavoro o di un patto di riservatezza; che contengano dati personali o numeri telefonici propri e di terzi; che siano lesivi di brevetti, marchi, segreti, diritti di autore o altri diritti di proprietà industriale e/o intellettuale di terzi soggetti; che abbiano contenuti di natura pubblicitaria e più in generale che utilizzino i messaggi a scopo commerciale (promozione, sponsorizzazione e vendita di prodotti e servizi); che comunichino utilizzando messaggi in codice; che utilizzino un linguaggio scurrile o blasfemo.

I contenuti dei singoli commenti del blog rappresentano il punto di vista dell’autore. I commenti che riportano un indirizzo di posta elettronica palesemente fittizio saranno rimossi.

Dorinopiras.it si riserva di rilevare e conservare i dati identificativi, la data, l’ora e indirizzo IP del computer da cui vengono pubblicati i commenti al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti.

I contenuti dei singoli post del blog rappresentano il punto di vista dell’autore.

Questo blog viene aggiornato senza alcuna periodicità, la frequenza dei post non è prestabilita e non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale o una testata giornalistica ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.

L’utilizzo dei testi e delle immagini contenuti in questo blog è soggetto alla normativa italiana sul diritto d’autore. È possibile pubblicare e redistribuire testi e immagini citandone la fonte.

_ __ ____ ________ ________________

(altro…)